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Il Pistacchio di Raffadali è solo l’ultimo dei prodotti siciliani entrati nel registro Igp

Il Pistacchio di Raffadali è solo l’ultimo dei prodotti siciliani entrati nel registro Igp

Il Pistacchio di Raffadali è solo l’ultimo dei prodotti siciliani entrati nel registro Igp

PALERMO - Tante le eccellenze dell’agroalimentare siciliano: da oriente ad occidente, in tutta l’Isola sono presenti prodotti che hanno meritato riconoscimenti ufficiali per la propria bontà e genuinità, così legata alla storia e alla cultura del territorio. Si tratta di ben 35 prodotti, che possono fregiarsi del titolo di Igp, indicazione geografica protetta, sigla che viene attribuita a quei prodotti alimentari per i quali le specifiche qualità, la reputazione o un’altra caratterista sono strettamene dipendenti dalle abilità di produzione, trasformazione, e elaborazione sviluppate in un’area geografica determinata. Per ottenere la Igp, quindi, almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area secondo rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo indipendente.

E dall’assessorato regionale all’Agricoltura, allo sviluppo rurale e alla pesca mediterranea, arrivano proclami di soddisfazione e ottimismo per il futuro: “Non mancheranno adesso le opportunità per intercettare ed esplorare nuovi mercati e puntare quindi su una maggiore valorizzazione del brand Sicilia. Il Governo Musumeci continua a sottolineare l’importanza dell’agroalimentare quale fattore di sviluppo, promozione e valorizzazione del territorio”.

In generale, la Sicilia è regione di eccellenza per le produzioni tipiche e di qualità annoverando i più svariati prodotti agroalimentari a marchio comunitario. È la regione con la maggiore superficie coltivata a vite del Paese: con circa il 17% di quella nazionale. Nel 2016 la superficie investita a uva da vino è stata pari a 106.000 ettari. Sono solo alcuni dei dati del primo report sulle filiere agroalimentari siciliane presentato dal Consorzio per la ricerca applicata in agricoltura dell’assessorato regionale (Coreras).

Si tratta di un’analisi delle tendenze produttive agroalimentari in Sicilia di particolare interesse per le imprese, per i decisori pubblici e per tutti gli operatori del settore. Anche il marchio Dop conta parecchi prodotti sull’isola, e ne certifica la peculiarità qualitativa legata al territorio in cui sono prodotti. L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche, ambientali), sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, maestria produttiva) che combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto unico e inimitabile, al di fuori di una determinata zona produttiva.

Tra i prodotti più conosciuti, le arance di Ribera, il cappero delle isole Eolie e di Pantelleria, il cioccolato di Modica, il pistacchio verde di Bronte e di Raffadali, il pomodoro pachino di Ragusa e Siracusa e la ciliegia dell’Etna. Tra i formaggi, il pecorino siciliano, prodotto praticamente in tutte le province isolane, il formaggio piacentini di Enna, il Ragusano, e la Vastedda della valle del Belice, e ancora la provola dei Nebrodi.

Tra i prodotti più antichi della produzione siciliana, sono stati riconosciuti il sale marino di Trapani e l’olio d’oliva, prodotto in tutto il territorio e conosciuto il tutto il mondo, e più specificatamente l’olio valdemone di Messina, e l’olio delle valle trapanesi, l’olio del Monte Etna e dei Monti Iblei, oltre all’oliva nocellara del Belice. Ovviamente, non può mancare l’uva da tavola di Canicattì, quella di Mazzarrone, e l’ancora più iconico ficodindia dell’Etna e quello di San Cono, e il famosissimo limone di Siracusa, dell’Etna e Interdonato di Messina. L’ultimo riconoscimento è stato quello del pistacchio di Raffadali che è entrato all’interno del registro Dop e Igp.

Michele Giuliano

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