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L’inflazione in Sicilia continua a salire

L’inflazione in Sicilia continua a salire

L’inflazione in Sicilia continua a salire

PALERMO - L’inflazione continua a salire, inesorabilmente. In Sicilia, ormai, ha superato le due cifre. Per il mese di settembre, i dati Istat relativi alle regioni e ai capoluoghi e comuni con più di 150 mila abitanti, rielaborati dall’Unione Nazionale Consumatori, calcolano una inflazione del 10,4%.

La Sicilia è seconda, per appena un decimo percentuale, soltanto al Trentino Alto Adige. I numeri percentuali, in cifre, corrispondono ad un rincaro annuo, per la famiglia media siciliana, di 1.944 euro in media, ben più di uno stipendio. In termini di aumento di spesa, la Sicilia si pone all’ottavo posto tra le regioni italiane, ma l’alta percentuale lascia presagire un veloce recupero su chi la precede; la media nazionale, infatti, si pone all’8,9%, ben al di sotto delle cifre registrate sull’Isola. Regione più virtuosa, la Valle d’Aosta, con il 7,4% di inflazione, e poi il Molise, con il 7,7%, che registra anche il minor rincaro a famiglia, fermandosi a 1.410 euro.

Anche le singole città non sono in condizioni migliori: l’inflazione più alta d’Italia è stata registrata proprio a Catania, con l’11% di aumento e in dodicesima posizione come spesa, con 2.184 euro l’anno in più a famiglia. Anche Palermo non è da meno: con una inflazione pari a 10,8%, la seconda più alta d’Italia, ex aequo con Bolzano, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva equivalente, in media, a 2.144 euro su base annua.

La città più costosa d’Italia è invece Bolzano, che presenta in percentuale gli stessi numeri di Palermo, ma un rincaro di 2.870. Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi è del 10,4%, la terza maggiore inflazione, ex aequo con Ravenna, determina un incremento di spesa annuo pari a 2.722 euro per una famiglia media.

Sul gradino più basso del podio Ravenna, prima per il Centro, dove il +10,4% genera una spesa supplementare pari a 2.513 euro annui per una famiglia tipo. La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 7,7% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1.410 euro. Segue Catanzaro (+7,6%, +1.419 euro) e Reggio Calabria (+7,8%, +1.457 euro).

“Una Caporetto per le famiglie! - afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori - Una catastrofe annunciata. Da un anno chiediamo di rimuovere le cause principali dell’inflazione, ossia i prezzi impazziti di luce e gas che oramai tutte le imprese hanno traslato sui prezzi finali destinati ai consumatori, ma nulla è stato fatto, dal tetto del gas al disaccoppiamento tra prezzo della luce e gas”.

Secondo l’Unc, quindi, la questione va affrontata immediatamente dal nuovo governo, a partire dal rinvio della fine del mercato del gas, prevista tra meno di 3 mesi, per il 1° gennaio 2023. “Sarebbe uno tsunami per le famiglie non farlo - aggiunge Dona -. Oggi l’Istat ci dice che mentre la luce del mercato tutelato rincara del 57,3% su settembre 2021, quella del libero decolla del 136,7%, oltre il doppio, 2,39 volte in più”.

Ancora, urge la ripetizione del bonus di 200 euro del governo Draghi per i redditi sotto i 35 mila euro, bonus che va triplicato e portato a 600 euro, così da coprire almeno quasi tutte le maggiori spese per mangiare e bere.

Secondo i calcoli dell’Unc, infatti, l’inflazione media a +8,9% si traduce, in termini di aumento del costo della vita, in una spesa aggiuntiva pari a 2.953 euro su base annua per una coppia con due figli, 1.211 per abitazione, elettricità e combustibili, 932 per il solo carrello della spesa. Per una coppia con 1 figlio, la mazzata annua è pari a 2.736 euro. In media per una famiglia il rincaro è di 2.334 euro, 685 per il solo carrello della spesa. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una sberla pari a 3.318 euro, 1.107 euro solo per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona.

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