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Internazionalizzazione, una esigenza di pochi

Internazionalizzazione, una esigenza di pochi

Internazionalizzazione, una esigenza di pochi

CATANIA - Nelle scorse settimane il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale ha pubblicato il report “Export una guida per ripartire. Strumenti e servizi pubblici a portata di Pmi”. Una pubblicazione corposa, che indica regione per regione quali enti supportano le piccole e medie imprese italiane per avviare processi d'internazionalizzazione e su quali misure fare affidamento.

Nel report sono indicate – infatti - oltre 25 misure o opportunità per sostenere le pmi italiane nell'export, sia per quante vendono già all'estero, sia per quante non lo fanno ancora.

Tra le iniziative in corso d'opera sono presenti, tra le altre: il finanziamento per l'assunzione di un temporary export manager, risorsa professionale che affianca “temporaneamente” l’azienda per favorire il raggiungimento di obiettivi di profitto all’estero attraverso una pianificazione puntuale di tutto il processo di export (dall’analisi del prodotto, all’individuazione del mercato in cui espandersi fino alla redazione di un vero e proprio piano di business); programmi di formazione digitale per le pmi; dazio zero che è piano di formazione in materia doganale. Patto per l'export mette anche a disposizione canali di vendita online dove grazie ad accordi stretti da Ice, le aziende italiane hanno accesso agevolato ad Amazon, Alibaba, Zalando, Food2Cina o WeChat.

All'interno del report sono indicati - per ogni regione - gli enti preposti al sostegno dell’attività di esportazione delle pmi, come Piano Export Sud II (iniziativa finanziata con risorse del Programma Operativo Nazionale Imprese e Competitività 2014-2020) tramite cui l’ICE Agenzia sviluppa Progetti di promozione dell’export a favore di imprese (e loro forme aggregate) nelle regioni: Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Abruzzo, Molise, Sardegna.

Gli obiettivi sono: trasformare le aziende potenzialmente esportatrici in esportatori abituali e incrementare la quota export ascrivibile alle Regioni del Mezzogiorno sul totale nazionale. A livello regionale la Sicilia può contare, inoltre, sull’azione 3.4.1 del Po Fesr Sicilia 2014-2020, misura di progetti di promozione dell’export destinati a imprese e loro forme aggregate individuate su base territoriale o settoriale e sull’azione azione 3.4.1 del Po Fesr Sicilia 2014-2020 incentivi all’acquisto di servizi di supporto all’internazionalizzazione in favore delle pmi.

“Fino a marzo – ha spiegato Adriano Frinchi delegato dell’assessore alle Attività Produttive Mimmo Turano – le pmi locali avevano a disposizione le misure del Po-Fesr e un piano regionale d’internazionalizzazione dove attività turistiche partecipavano a manifestazioni internazionali di rilievo. Durante l’attuale mandato è in programma una riforma delle partecipazione, ovvero le nostre aziende non parteciperanno passivamente a delle fiere, ma dovranno restituire dei feedback sugli eventi. Le fiere verranno valutate dagli imprenditori e dalla Regione. E’ chiaro che la pandemia ha scompigliato un po’ tutti i piani – ha evidenziato Frinchi – ma resa chiara la necessità di alcuni interventi come la realizzazione di e-commerce. Le nostre aziende devono imparare inoltre a fare sistema, ragionare per distretti e fare rete per inserirsi in un mercato competitivo come quello internazionale. E’ difficile aggredire i mercati con le piccole botteghe”.

Pur essendo indicate all’interno del report redatto dal Ministero degli Affari Esteri, le Camere di Commercio hanno perso il ruolo di partner delle piccole e medie imprese nell’export a favore di ICE. Tuttavia propongono ancora delle iniziative nell’ambito. “Stando al nostro riscontro non tutte le pmi sentono l’esigenza di esportare – spiega il presidente della Camera di Commercio del Sud-Est Sicilia Pietro Agen -, l’attività ha seguito nell’artigianato d’eccellenza e l’agroalimentare di qualità. Oggi l’imprenditore può continuare a contare sulla CamCom, così come sul supporto della Regione, ma considero una ratio importante poi degenerata la possibilità di non poter più occuparci direttamente del sostegno all’internazionalizzazione (decreto legislativo n. 219 del 2016). Le aziende del nostro comprensorio che si affacciano ai mercati esteri non raggiungono numeri spettacolari – spiega Agen - ci sono dei colli di bottiglia che strozzano le opportunità. Per fare un esempio, è accaduto che un ordine di prova fatto da partner cinese ad un esportatore vinicolo siciliano, si sia rivelato pari alla produzione intera dell'azienda stessa. Ed inoltre, tendiamo a presentarci nei mercati esteri esaltando il nome dell’azienda e non del prodotto di qualità commerciato. Non potendo più andare all'estero con i nostri iscritti, chiamiamo dei buyer per investitori locali e organizziamo periodicamente una serie di momenti formativi finalizzati a sviluppare la conoscenza delle principali tematiche legate all'internazionalizzazione delle PMI, dei vari strumenti per l'export, delle dinamiche dei mercati internazionali e delle funzioni interne alle aziende motivate a sviluppare la propria attività su scala globale”.

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