Cresce il lavoro nero in Sicilia: oltre il 18% degli occupati è irregolare

Cresce il lavoro nero in Sicilia: oltre il 18% degli occupati è irregolare

Cresce il lavoro nero in Sicilia: oltre il 18% degli occupati è irregolare

Secondo l’ultimo rapporto Istat “Economia non osservata nei conti nazionali 2020-2023”, l’Italia ha registrato 217,5 miliardi di euro di economia non osservata, pari al 10,2% del Pil nazionale. Un incremento di 15 miliardi in un solo anno e un aumento del 5% dei lavoratori irregolari, stimati oggi in oltre 3 milioni di persone.

L’economia sommersa cresce più del Pil (+7,5% contro +7,2%) e comprende sia attività legali ma non dichiarate, sia economia illegale come traffici illeciti e contrabbando.

Lavoro nero in Italia: i settori più colpiti

Nel 2023, 197,6 miliardi di euro derivano da attività sommerse e 19,9 miliardi da attività illegali.
Le principali componenti sono:

  • sotto-dichiarazione dei redditi (108,2 miliardi);

  • lavoro irregolare (77,2 miliardi);

  • attività illegali (19,9 miliardi).

I settori più colpiti:

  • servizi alla persona (32,4%)

  • commercio, trasporti, ristorazione (18,8%)

  • costruzioni (16,5%)

  • agricoltura (14,9%)

Nel Mezzogiorno, i tassi di irregolarità superano il 16%, con picchi del 20% in agricoltura e turismo. Il Sud concentra quasi il 40% dei lavoratori irregolari italiani.

Il lavoro nero in Sicilia: un problema strutturale

In Sicilia, il lavoro nero rappresenta una vera emergenza sociale.
Il tasso di irregolarità stimato è del 18,6%, contro il 12,7% nazionale.
L’economia sommersa regionale vale oltre 9 miliardi di euro, pari all’11,3% del Pil dell’Isola.

Secondo Banca d’Italia, la Sicilia perde ogni anno 2,5 miliardi di euro di gettito fiscale tra tasse e contributi non versati.
I settori più coinvolti:

  • Agricoltura: 30% di irregolarità, circa 45mila lavoratori in nero;

  • Turismo e ristorazione: 27% di lavoratori stagionali senza contratto;

  • Servizi domestici: perdite previdenziali per 120 milioni l’anno.

Un tessuto economico fragile e poche ispezioni

Il reddito medio siciliano (16.500 euro) è inferiore del 25% rispetto alla media italiana. Il Pil pro capite è solo il 59% della media nazionale e il 28% dei giovani under 35 lavora in modo irregolare.

La Corte dei Conti denuncia la carenza di ispettori e di sistemi digitali di controllo, mentre le imprese irregolari risparmiano fino al 35% sul costo del lavoro, penalizzando la concorrenza leale.

Lucchesi (CGIL): “Serve un piano strutturale per contrastare il lavoro nero”

Per Francesco Lucchesi, componente della CGIL Sicilia, il lavoro sommerso è ormai una “emergenza strutturale”. “Nel primo semestre 2025, l’80% dei controlli ispettivi in Sicilia ha rilevato irregolarità. Su 288 lavoratori verificati, 213 erano in nero. È un dato allarmante”, spiega Lucchesi.

I settori più colpiti restano agricoltura, commercio, servizi alla persona e ristorazione. “Senza più ispettori del lavoro, il rischio percepito per chi evade è nullo”, denuncia il sindacalista. “Servono più controlli, ma anche incentivi alla regolarizzazione e percorsi di educazione civica e lavorativa”.

di Hermes Carbone

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