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Turismo delle radici: un'opportunità per far crescere il comparto in Sicilia

Turismo delle radici: un'opportunità per far crescere il comparto in Sicilia

Turismo delle radici: un’opportunità per far crescere il comparto in Sicilia

PALERMO - Superare la frammentarietà, mettere in rete, fare sistema, innovare l’offerta, puntare su promozione e accessibilità. Sono le espressioni che più sentiremmo in un brainstorming immaginario, parlando di turismo in Sicilia e di soluzioni per fare crescere un comparto economico che continua a rimanere sotto le sue potenzialità, malgrado segnali incoraggianti.

Gli ultimi dati parlano di 14 milioni 700 mila pernottamenti (o presenze) nel 2022 con un aumento del 51,7% rispetto al 2021. Il 43,5% del totale sono stranieri. In crescita del 56% gli arrivi nelle strutture ricettive e anche il numero dei giorni di permanenza nell’Isola. Ma non ci si può accontentare di questi numeri se pensiamo alle presenze che riescono ad avere altre regioni, anche più piccole e con meno diversificazioni sulle offerte di carattere culturale e territoriale. Il Veneto nel 2022 ha registrato 65 milioni 900 mila presenze, oltre 60 milioni l’Emilia Romagna. Al Sud meglio della Sicilia, anche se con numeri meno distanti dai nostri, hanno fatto la Campania con 19 milioni e la Puglia con 16 milioni.

Ma come far crescere questi numeri, con una Sicilia che dovrebbe puntare già a partire dal 2023 a raggiungere quantomeno i 29 milioni di pernottamenti? Una grande opportunità di riscatto potrebbe venire dal Turismo delle radici, un segmento su cui c’è molta attenzione da parte del ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale che cinque anni fa ha istituito un tavolo tecnico, di cui fanno parte adesso 250 soggetti pubblici e privati. Ci sono 20 milioni di euro messi a disposizione dal Pnrr per un progetto dedicato che tra l’altro istituisce il “2024 anno delle Radici italiane nel mondo”.

Il Turismo delle radici ruota intorno a un’offerta strutturata che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti, stimati in circa 80 milioni di persone. Nel 1997 l’Enit inseriva nella categoria “Turista delle radici” 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro Paese. Nel 2018 questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%) e il flusso economico in entrata generato è stato di circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente). Se pensiamo che i flussi maggiori di emigranti verso l’estero sono partiti dal Sud, potrebbero essere, almeno potenzialmente, proprio le regioni meridionali a trarre maggiori benefici dal Turismo delle radici.

Ci crede l’assessore regionale al Turismo della Sicilia Elvira Amata: “Ci sono moltissimi siciliani fuori e attraverso loro possiamo incrementare i flussi turistici ma allo stesso tempo farli rientrare, perché possono essere valore aggiunto in vari settori. Stiamo lavorando per capire come programmare, con quali strumenti e come utilizzare al meglio questa nuova opportunità, d’intesa con gli operatori e i territori”.

Ci sono già esperienze “di ritorno” con protagonisti piccoli borghi della Sicilia dove discendenti di emigrati sono tornati per visitarli, per riqualificare le case dei propri avi per viverci, intraprendendo un’attività o per trascorrervi le vacanze. A Sambuca di Sicilia Lorraine Bracco, attrice americana, è tornata per ristrutturare la casa dei nonni, comprando e sistemando anche il casolare vicino; a San Marco D’Alunzio il sindaco sta cercando all’estero medici di origine siciliana; nel siracusano alcuni sindaci organizzano da tempo iniziative mirate.

Filippo Grasso, professore di Analisi di mercato nel Corso di laurea di Scienze del turismo

A riassumere queste iniziative è Filippo Grasso, professore di Analisi di mercato nel Corso di laurea di Scienze del turismo e delegato del rettore dell’Università di Messina per le iniziative scientifiche nel settore. Autore di diverse pubblicazioni, il docente fa anche parte in rappresentanza di UniMe del Tavolo tecnico ministeriale del Turismo delle radici e l’assessore Amata ha chiesto la sua collaborazione per operare su questo segmento. “Il Turismo delle radici – spiega - è un’offerta specialistica con tutto un meccanismo che si mette in moto che ha implicanze antropologiche ed emotive. Il viaggiatore di ritorno viene per rivivere la storia dei suoi avi, deve essere accompagnato in questo percorso offrendogli esperienze e servizi. Questi anni sono stati di analisi, ci sono dei report e adesso si devono attivare strumenti operativi con qualificate professionalità, lavorare con i tour operator sui flussi. È importante il ruolo delle Pro loco per la ricostruzione dell’albero genealogico attraverso gli archivi parrocchiali e gli uffici comunali. Gli studenti stranieri delle nostre Università inoltre sono i nostri primi ambasciatori e un riferimento importante per individuare comunità italiane e attrarle nel circuito”.

Grasso fa anche parte del comitato scientifico di Rete destinazione Sud, che lavora dal 2014 per “riconnettere all’Italia - come dice il presidente Michelangelo Lurgi, anche lui componente del tavolo tecnico del Maeci – e i milioni di discendenti degli emigrati, dalla seconda alla quinta generazione, sparsi per il mondo”.

Nato come contratto di rete tra imprese della filiera turistica del Sud Italia, nel 2019 il progetto si trasforma in Rete destinazione Sud Srl, una società con 565 mila euro di capitali e un progetto che si allarga a livello nazionale. “La nostra mission – afferma Lurgi - resta comunque lo sviluppo e la crescita del Sud attraverso investimenti per incrementare le attività turistiche, ma non solo. C’è un progetto quinquennale che abbiamo lanciato, che per la prima annualità, è intitolato ‘2023 anno del Turismo di ritorno-Alla scoperta delle origini’. Vogliamo rilanciare l’immagine dell’Italia, promuovere i territori attraendo turismo e investimenti, favorendo l’export, gli incontri commerciali e creando collaborazioni stabili con i nostri connazionali. Alla Bmt di Napoli abbiamo presentato 500 eventi alcuni già avviati nel 2022 in collaborazione con Amministrazioni pubbliche, Fondazioni e associazioni che hanno già dato i primi riscontri in termini di presenze”.

La Rete destinazione Sud per supportare il progetto 2023/2028 ha costituito un Comitato promotore nazionale con oltre diecimila adesioni tra imprese, associazioni ed Enti pubblici e di cui fanno parte anche 750 Comuni. In Sicilia c’è un coordinamento di circa cinquanta sindaci con referente Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla.

L’intervista a Maurizio Giambalvo, coordinatore per la regione Sicilia del progetto Pnrr dedicato al Turismo delle radici

PALERMO - Maurizio Giambalvo è il coordinatore per la regione Sicilia del Progetto Pnrr Turismo delle radici, nominato, dopo un Bando e una selezione, dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Sono stati stanziati 20 milioni di euro dal Pnrr per il Turismo delle radici. A cosa serviranno?

“Il primo passo è il Bando delle idee ‘Turismo delle radici’ scaduto il 22 marzo cui il Maeci ha dedicato 4 milioni di euro e ogni Regione beneficerà di 200 mila euro che finanzieranno la costituzione di reti territoriali, una per regione, fatta da gruppi informali che una volta selezionati dovranno costituirsi in organizzazione del terzo settore. Vengono finanziate proposte progettuali finalizzate a sostenere la nascita di nuove figure professionali specializzate nella progettazione e promozione dei servizi relativi al turismo delle radici e a incentivare l’occupazione giovanile in aree ad elevato tasso di disoccupazione, in particolare i piccoli borghi e le zone rurali d’Italia, contrastando lo spopolamento di tali aree e favorendo forme di turismo ecosostenibile”.

Nel “Bando delle idee” quali requisiti saranno prioritari?

“Tra i requisiti più importanti sicuramente i profili e le competenze dei proponenti, nonché la congruità ed efficienza del piano dei costi rispetto alle attività e ai risultati attesi e rispetto al gruppo di lavoro impiegato. Molto importante sarà dimostrare di poter predisporre un’offerta capillare su tutto il territorio regionale, quindi in grado rispondere alle richieste che arrivano per ogni singolo comune e di attivare una serie di collaborazioni con soggetti partner, sia pubblici che privati, in grado di portare un valore aggiunto al prodotto proposto.

E le altre iniziative?

“È stato istituito il 2024 quale Anno delle Radici italiane nel mondo. Per quell’occasione si sta organizzando un calendario di eventi che coinvolgerà i territori, i quali potranno adoperarsi per accogliere i viaggiatori delle radici. Sarà questa una valida occasione per promuovere all’estero le diverse regioni italiane e tutte le loro risorse materiali e immateriali. Sarà comunque importante che nei territori si adotti un approccio orientato al tema del Turismo delle radici. In questo modo idee e risorse potranno essere efficacemente concentrate per attrarre e soddisfare la domanda di viaggi delle radici. I Comuni, per esempio, potrebbero sviluppare progetti per la digitalizzazione di archivi, attingendo a risorse sulla innovazione della Pubblica amministrazione, gli organizzatori di un evento culturale potrebbero inserire nella programmazione temi di interesse per i viaggiatori delle radici”.

Quale ruolo ha l’assessorato regionale al Turismo?

“Le Regioni, come del resto gli Enti locali, hanno un ruolo importante di facilitazione e supporto alla formazione dell’offerta regionale di qualità. Per esempio sarà fondamentale rendere accessibili, archivi, biblioteche, Musei dell’emigrazione, facilitare il trasporto pubblico anche nelle aree più isolate”.

Quali sono le criticità maggiori da superare?

“Occorre a mio avviso superare la frammentazione dell’offerta e adottare una prospettiva di collaborazione tra territori. Importante anche introdurre innovazioni nell’offerta sia in termini di capacità distributiva che di qualità dei servizi”.

Ci sono già dei numeri sull’impatto avuto finora dal Turismo delle radici o di quello che potrà avere?

“Una stima più precisa potrà essere fatta soltanto nel momento in cui l’offerta regionale prenderà forma e per offerta intendo Festival, iniziative culturali, Musei aperti, alloggi in convenzione che faranno parte del Passaporto delle radici, che sarà un dispositivo per garantire ai viaggiatori delle agevolazioni e benefici in quanto discendenti di italiani. Ci sono notizie empiriche di molti individui e gruppi che visitano il nostro Paese, ma abbiamo ancora difficoltà nella raccolta e analisi di dati affidabili, proprio per la frammentazione del sistema. Il mio auspicio è che le iniziative in corso contribuiscano a sistematizzare le nostre conoscenze in merito e dare il giusto riconoscimento a un fenomeno importantissimo in termini di sviluppo locale ed economico”.

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