Nel 2024 tantissimi eventi e sodalizi a tutti i livelli, dalle istituzioni centrali ai sindaci, per innescare un processo virtuoso finalizzato a spingere il turismo locale. Il tutto grazie anche ai due bandi finanziati con il progetto da 20 milioni di euro (di cui 9 già spesi) sul Turismo delle radici promosso dal ministero degli Affari esteri, in collaborazione con il ministero della Cultura, che sei anni fa ha istituito un tavolo tecnico di cui fanno parte oltre 250 soggetti pubblici e privati.
Il primo bando, del 2023, ha dato vita a 20 Italee regionali e il secondo ha assegnato, secondo una graduatoria, 5.000 euro ai Comuni al di sotto di 6.000 abitanti che hanno presentato una programmazione mirata di eventi.
Le Italee sono organismi del terzo settore e i finanziamenti sono finalizzati all’innesco di tali realtà, strutturate per fare attività economiche e alcune delle quali hanno cominciato già a fatturare per i servizi che offrono, come la ricerca genealogica.
L’impostazione dell’intero progetto prevede che anche dopo il Pnrr ci siano i presupposti perché si possa andare avanti senza il sostegno pubblico. Questo lavoro serve a creare attrattività, fare in modo che si possa dire che vale la pena riconnettersi con i luoghi di origine perché sono posti dove si può investire e comprare casa, oltre che andare in vacanza.
Il bando delle idee ha stimolato la curiosità, si è capito che è un segmento forte per il ripopolamento dei borghi e anche perché la tendenza è quella di mirare a un turismo di comunità, lento, fuori dalla massa.
Il turismo delle radici rappresenta un’opportunità economica significativa
Così come reso noto tramite i dati del position paper “La diaspora come ritorno a casa. Massimizzare l’impatto socio-economico per l’Italia e le sue comunità transfrontaliere dal turismo alla ricerca delle proprie origini”, presentato in occasione del Forum “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” nella Villa d’Este di Cernobbio, si stimano circa 80 milioni di discendenti italiani nel mondo, come effetto di due grandi ondate di emigrazione. Il turismo delle radici rappresenta quindi un’opportunità economica significativa per l’Italia, con un impatto potenziale di 65 miliardi di euro di spesa diretta e fino a 141 miliardi di euro se si considera il moltiplicatore economico del turismo. Brasile, Argentina e Stati Uniti d’America sono le principali fonti potenziali di turisti delle radici, Veneto, Campania e Sicilia sono le regioni che possono ottenere i maggiori benefici.
I siculi sparsi nel mondo una risorsa per la Sicilia
I siculo discendenti sparsi nel mondo rappresentano quindi una risorsa da riconnettere con l’Isola. Lo hanno capito i territori, piccoli e grandi, che hanno già progettato e avviato percorsi per incentivare i flussi. Lo hanno capito gli operatori economici del turismo: nel settore i numeri sono in crescita anche rispetto al 2019 ma siamo ancora ben lontani dal fatturato che il turismo genera in altre parti della Penisola. Con oltre 16 milioni e 462 mila presenze, la Sicilia ha chiuso il 2023 con un incremento del 10,8% rispetto all’anno precedente, superando persino i numeri pre-pandemici. Questo trend sembra essere confermato nei primi sei mese del 2024 e particolarmente significativo è stato il contributo dei turisti stranieri, aumentati del 24,8%.
Italea Sicilia sta muovendo ancora i primi passi
Italea Sicilia sta muovendo ancora i primi passi: si è cominciato solo a fine maggio, vi sono molte richieste di informazione che vengono fornite gratuitamente e c’è una domanda esistente che bisogna agganciare prima del viaggio, con offerte di servizio in modo che il pacchetto sia costruito coerentemente. Insomma, il potenziale c’è ma ancora rimane tale.
Eppure vi sono molti scenari che potrebbero presto evolversi in opportunità di sviluppo concrete. L’esperienza messinese del Consorzio Messina Tourism bureau, di cui fa parte anche l’Università della Città dello Stretto ha già prodotto diverse iniziative che coinvolgono gli amministratori locali. È nata, per esempio, la Rete metropolitana dei Comuni per il Turismo delle Radici, cui hanno aderito già 18 sindaci.
Come ha illustrato il vice presidente Filippo Grasso, professore di analisi di mercato nel Corso di laurea di Scienze del turismo all’Università di Messina, autore di diverse pubblicazioni scientifiche e componente del tavolo tecnico ministeriale del Turismo delle radici, si tratta di una struttura “unica in Sicilia. Il viaggiatore di ritorno viene per rivivere la storia dei suoi avi, deve essere accompagnato in questo percorso offrendo gli esperienze e servizi”.
Il sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, indicato dal Maeci, all’avvio della programmazione delle attività, come capofila per i sindaci siciliani, ha lavorato coinvolgendo molti territori in iniziative comuni. Questo progetto partirà concretamente il prossimo anno, come ha spiegato il primo cittadino, e i comuni che hanno aderito in Sicilia sono una sessantina. Attualmente, però, non è chiaro come l’attività verrà coordinata. “Nel mio comune – ha evidenziato Ferrarello – tra emigrati di prima, seconda, terza e quarta generazione residenti in Argentina, potremmo attirare 20 mila gangitani. In Sicilia i numeri ci sono e sono importanti. Tutto dipende da come il Governo nazionale e quello regionale gestiranno la realizzazione del piano”.
Si discute sul numero di turisti che potrebbero arrivare
Sul numero di turisti che potrebbero arrivare grazie a questi viaggi “di ritorno” si continua comunque a discutere. “Non ci sono numeri ufficiali ha sottolineato Maurizio Giambalvo, coordinatore per la Sicilia del progetto del Maeci – ma sicuramente la domanda è rilevante. Le Italee nei primi tre mesi di operatività dei siti hanno registrato oltre 3.000 richieste di informazioni e servizi”.
Lavorare per sviluppare un’offerta di qualità
Importante, però, è che nei territori si continui a lavorare per sviluppare un’offerta di qualità. E in tal senso si inserisce il Disegno di legge governativo 723/2024 per i siculo discendenti presentato all’Ars dal presidente della Regione Renato Schifani e dall’assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro Nuccia Albano. “È in discussione in V Commissione – ha spiegato Grasso – e vorremmo che venisse approvato entro il 31 dicembre nell’anno delle radici italiane. Avrebbe un valore simbolico e sarebbe un atto d’amore verso i siciliani all’estero”.
Un ddl per rafforzare i legami tra la Sicilia e i suoi discendenti
Il Ddl mira a rafforzare i legami tra l’Isola e i suoi discendenti sparsi nel mondo, preservando e valorizzando le radici culturali, storiche e familiari dei siciliani all’estero e incentivare nel contempo investimenti in attività economiche nel territorio della regione. Gli strumenti proposti per rafforzare queste azioni includono, tra gli altri, la costituzione di un organo consultivo, che svolgerà un ruolo chiave nella governance turistica regionale, assicurando che le politiche e le iniziative siano efficaci e rispondano alle esigenze dei siculo-discendenti, attraverso un piano triennale di interventi mirati.
C’è anche il progetto di parere del Comitato europeo delle Regioni “Promozione del turismo delle radici per una rivitalizzazione locale sostenibile”, presentato all’Anci. “Approvato in Commissione a giugno – ha concluso Grasso – se verrà adottato in sessione plenaria sarà una direttiva europea che darà indicazioni omogenee ai Paesi membri. Alcune tematiche poste negli anni Ottanta cadute poi nell’oblio ora tornano in auge: demografia storica, ricostruzione dell’albero genealogico delle famiglie, ricerca di competenze e professionalità. C’è molta attenzione, non tanto per i finanziamenti, perché arriveranno anche quelli, quanto perché c’è da una parte il lato affettivo e dall’altra la speranza di ripopolare i borghi con giovani e famiglie”.
Rafforzare i legami con le comunità all’estero e promuovere le tradizioni
PALERMO – Maurizio Giambalvo è il coordinatore per la regione Sicilia del Progetto Pnrr Turismo delle Radici, nominato, dopo un bando e una selezione, dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Con lui, a distanza di un anno, abbiamo fatto un bilancio sui meccanismi che si sono innescati nei territori per riconnettersi con gli italo-discendenti e siculo-discendenti in particolare, dopo le iniziative del Maeci.
Un progetto finanziato con 20 milioni di euro del Pnrr per il Turismo delle radici, cosa è stato fatto finora?
“Il progetto ha un alto contenuto di innovazione, perché agisce a diversi livelli e con strumenti differenti sia nel nostro Paese che nelle nazioni di residenza degli italo discendenti. È stata creata un’infrastruttura in grado di rispondere alla domanda di informazioni e servizi da parte degli italo discendenti. Già attivo da mesi è un sito web nazionale dedicato al turismo delle Radici (www.italea.com, nda) attraverso cui è possibile entrare in contatto con gruppi attivi in ogni regione. Il progetto offre opportunità di sviluppo e contatto tra domanda e offerta di servizi anche agli operatori del turismo e del commercio. Questi possono accreditarsi e offrire servizi in convenzione sul portale www.italeacard.com, che attualmente conta già centinaia di aziende registrate e al quale si sono iscritti come fruitori migliaia di italo discendenti. Contestualmente, sono stati emanati due bandi: uno rivolto ai comuni sotto i 6.000 abitanti e uno aperto a gruppi informali”.
Il bando delle idee che riscontri ha avuto?
“Sono nate 20 Italee regionali, organizzazioni Ets specializzate nella promozione del Turismo delle radici. Ogni Italea ha il compito di promuovere eventi culturali, affiancare le Amministrazioni locali, offrire servizi di ricerca genealogica e aiutare le migliaia di italo-discendenti che entrano in contatto con il progetto a riconnettersi con le proprie origini. Queste organizzazioni avranno un ruolo cruciale nella sostenibilità di lungo periodo del progetto, dal momento che sono state finanziate e si sono strutturate per operare anche oltre la durata del progetto Pnrr”.
Il 2024 è anno delle radici italiane: questa iniziativa è stata utilizzata al meglio per promuovere il segmento turistico?
“Abbiamo ancora davanti un trimestre molto importante, ma nel complesso direi di sì, perché si è riusciti in quello che a mio avviso era uno degli obiettivi più importanti ovvero aumentare la consapevolezza diffusa sull’importanza del tema. Per preparare i territori italiani al turismo delle radici, coinvolgere le Amministrazioni locali e stimolare progettualità coerenti, il Maeci ha lanciato alla fine del 2023 un bando che prevedeva un finanziamento di 5.000 euro per Comune per la realizzazione di attività culturali in favore degli italo-discendenti nel mondo da attuare in occasione del ‘2024 Anno delle radici italiane’ con un plafond di cinque milioni di euro. Al bando hanno partecipato oltre 800 comuni. Contestualmente, il ministero degli Esteri ha direttamente promosso o preso parte a eventi dedicati alle comunità italiane all’estero e al networking con gli operatori italiani. Dopo gli eventi realizzati in primavera in Canada e Brasile in autunno sarà la volta dell’Argentina, Australia e Stati Uniti. Tutte occasioni per rafforzare i legami con le comunità, creare opportunità di business, promuovere tradizioni italiane all’estero”.
La Sicilia rispetto alle altre regioni come si sta muovendo?
“Si è registrata un’accelerazione sia a livello di analisi ed elaborazione (con decine di convegni, workshop, mostre, ecc…) sia di progettualità diffuse nei territori. Oltre 60 Comuni siciliani hanno partecipato al bando del Maeci sviluppando reti di scopo, lanciando eventi, servizi di digitalizzazione e riprogettando sagre ed eventi locali con uno sguardo ai discendenti dei loro emigrati. Italea Sicilia (italeasicilia.com), oltre a supportare direttamente le attività di alcuni comuni, ha contribuito alla diffusione delle iniziative pubblicando un calendario degli eventi e ha già gestito oltre 500 richieste di italo-discendenti. La Rete siciliana dei Musei dell’emigrazione ha supportato molti Comuni. La Regione Sicilia ha accolto l’invito del ministero degli Esteri e parteciperà ad eventi di networking e promozione della sicilianità a New York in occasione del Columbus day. Grazie a un avviso pubblico dell’assessorato al Turismo, alla missione di New York parteciperanno 22 operatori turistici siciliani, su un complessivo di 50 (la delegazione di gran lunga più ampia)”.
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