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Formazione in Sicilia, programma Gol in ritardo

Formazione in Sicilia, programma Gol in ritardo

Formazione in Sicilia, programma Gol in ritardo

PALERMO - Il programma nazionale Gol, “Garanzia di occupabilità dei lavori”, il mastodontico progetto pensato per i disoccupati e tutte quelle persone in transizione occupazionale (percettori di Rdc, Naspi e Cigs), non sembra riuscire a trovare una strada in Sicilia. E il ritardo si accumula. L’orizzonte temporale del programma era 2021/2025, eppure, ad oggi, ancora poco o niente è stato fatto in Sicilia.Una vera perdita di tempo, per un progetto che dovrebbe ridefinire gli strumenti di presa in carico dei disoccupati con politiche attive, a partire dalla profilazione della persona, per poter costruire dei percorsi personalizzati di riqualificazione delle competenze e di accompagnamento al lavoro.

Sono tanti i soggetti autorizzati all’erogazione dei servizi per il lavoro in Sicilia che hanno manifestato interesse allo svolgimento delle attività, ben 170 soggetti, che lavorano su 238 sedi, e che sono in attesa da tempo di sapere cosa fare e come muoversi per poter offrire i servizi necessari. Per il 2022, alla Regione siciliana erano stati assegnati quasi 95 milioni di euro, per un totale di 64.680 beneficiari, si cui 17.248 coinvolti in attività di formazione; di questi, 6.468 con formazione dedicata al rafforzamento delle competenze digitali. Ad oggi, è ancora in sospeso, il primo passaggio, fondamentale, la profilazione qualitativa da parte degli organi accreditati e dai centri per l’impiego. Questa fase, infatti, doveva essere conclusa entro la fine dello scorso anno, quindi prorogata alla fine di gennaio 2023, ma ad oggi non è ancora stata completata.

Si tratta di un momento topico per l’avvio delle attività: la profilazione non è altro che un colloquio durante il quale si vanno a valutare le esperienze lavorative dell’utente, la propria condizione di vita e familiare, le proprie aspirazioni e capacità, alla fine del quale verrà stipulato il patto di servizio personalizzato, con l’individuazione del percorso specifico pensato per il beneficiario, per rafforzarne le competenze presenti o fornirne di nuove, nell’ottica di un rientro nel mondo del lavoro al meglio delle proprie possibilità.

I percorsi sono cinque: il primo è il reinserimento lavorativo, per i beneficiari più vicini al mercato del lavoro, per i quali sono previsti servizi di orientamento e intermediazione per l’accompagnamento al lavoro anche in forma autonoma; oppure, è possibile l’aggiornamento (upskilling), per beneficiari meno vicini al mercato del lavoro, ma comunque con competenze spendibili, interventi formativi prevalentemente di breve durata e dal contenuto professionalizzante. La linea 3 è rivolta, invece, alla riqualificazione (reskilling), per beneficiari distanti dal mercato del lavoro e con competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti, formazione professionalizzante più approfondita, generalmente caratterizzata da un innalzamento del livello di qualificazione/Eqf rispetto al livello di istruzione.Ancora, il percorso 4, lavoro e inclusione, nei casi di bisogni complessi, cioè in presenza di ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa. In questi frangenti, oltre ai servizi precedenti, si prevede l’attivazione della rete dei servizi territoriali (a seconda dei casi, educativi, sociali, socio-sanitari, di conciliazione) come già avviene per il Reddito di cittadinanza.

Quindi, il percorso 5, la ricollocazione collettiva, che valuta le chances occupazionali sulla base della specifica situazione aziendale di crisi, della professionalità dei lavoratori coinvolti e del contesto territoriale di riferimento per individuare soluzioni idonee all’insieme dei lavoratori stessi.

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