L’Italia ha bisogno di 23mila lavoratori non comunitari l’anno per il lavoro di cura e assistenza domestica, spesso appannaggio di manodopera straniera (il 70% di tutti gli occupati). Lo rivela una ricerca commissionata da Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos in vista dell’annunciata nuova programmazione triennale dei flussi "da cui il comparto domestico è rimasto escluso negli ultimi 12 anni".
Nel 2025 circa 1,4 milioni di persone avranno bisogno di colf e badanti
L’Italia continua a invecchiare e con il passare degli anni servirà sempre più personale per l’assistenza familiare. L’anno scorso le persone che hanno avuto necessità di personale straniero per l’assistenza familiare sono state circa 1.328.000, di queste 651mila hanno avuto bisogno di badanti e oltre 677.000 di colf e baby-sitter. Con l’incremento della popolazione anziana questa platea è destinata a crescere: arriverà a 1.402.000 nel 2025 (687mila necessiteranno di badanti e 715.000 di colf e altro).
"Al governo – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – chiediamo che questi numeri, che bene descrivono il fabbisogno familiare, e non quello delle imprese, possano trovare spazio nell’annunciata nuova programmazione triennale dei flussi, da cui il comparto domestico è rimasto escluso negli ultimi 12 anni. L’invecchiamento della popolazione dovrebbe, infatti, essere preso in considerazione nel sistema di programmazione dei flussi migratori in ingresso nel nostro Paese, al pari delle dinamiche economiche".
Secondo la ricerca realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos, il fabbisogno di manodopera straniera aggiuntiva oscillerebbe, per l’intero triennio 2023-2025, tra i 74.000 (ipotesi mediana) e gli 89.000 lavoratori (ipotesi massima, che tiene conto, tra l’altro, anche della fuoriuscita dal mercato dei lavoratori domestici stranieri che nel frattempo raggiungeranno l’età pensionabile), per una media di 25/30.000 nuovi inserimenti annui. Sottraendo la quota che verrebbe coperta da lavoratori stranieri comunitari, il fabbisogno di manodopera aggiuntiva non comunitaria si attesta tra circa 57.000 e 68.000 per l’intero triennio, per una media annua di 19-23.000 nuovi inserimenti dall’estero.
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