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Lo ha annunciato il premier Mario Draghi, con l’obiettivo di riaprire tutto, in linea con gli altri Paesi europei che hanno avuto un andamento positivo della campagna vaccinale. Qds ha approfondito l’argomento con l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di “Malattie Infettive” del Policlinico “San Martino” di Genova.
Termina lo stato di emergenza e diremo finalmente addio alle zone colorate, lei è favorevole con la nuova politica di apertura del governo nazionale?
«Sono assolutamente favorevole, perché la situazione epidemiologica oggi è mutata rispetto a quella che avevamo anche soltanto un mese fa. Non si può parlare di emergenza con 800/850 persone ricoverate in terapia intensiva in tutta Italia. Mi pare che la situazione oggi sia profondamente diversa, rispetto a quando l’emergenza è stata prorogata, lo è grazie alle vaccinazioni da una parte e alle nuove terapie dall’altra. È evidente che di fronte ad un cambio di questo tipo ci vuole una capacità di reazione da parte dello Stato italiano, se non siamo più in emergenza non ha più senso mantenere lo stato di emergenza».
«L’obbligo delle mascherine all’aperto non l’ho mai condiviso, perché secondo me è stata una misura inutile, più cosmetica che efficace. Ciò è diventato evidente con quello che è successo dopo aver introdotto l’obbligo di portare le mascherine all’aperto, ovvero che i contagi anziché limitarsi si sono moltiplicati di fronte ad una variante veloce come Omicron. Per cui è giusto secondo me insistere su provvedimenti che abbiano un senso e siano utili, ma spingere sui provvedimenti che lasciano il tempo che trovano mi sembra meno utile».
Cadrà anche l’obbligo per i minori di indossare la mascherina a scuola. Secondo lei dovrebbero continuare ad usarla?
«Tra i ragazzi che frequentano le scuole medie o i licei c’è ben oltre il 90% di copertura vaccinale. Abbiamo il 60% della popolazione di bambini tra i 5 e li 11 anni protetta, tra vaccini e contagi. Pertanto credo sia ragionevole pensare che nelle scuole si possano togliere le mascherine, anche perché noi stiamo portando avanti dei provvedimenti che sono prettamente cosmetici, sanno tutti che i ragazzi mettono la mascherina a scuola, ma la levano quando aspettano di entrare o quando escono da scuola, quando vanno ai giardinetti, in palestra, a mangiar la pizza, quindi che senso ha? La mascherina deve diventare uno strumento che ognuno può utilizzare quando lo ritiene necessario, ma non deve essere un obbligo».
In Italia dal 1 marzo non sarà più necessario fare il tampone per i turisti che vengono dall’estero, è d’accordo?
«Ritengo sia corretto e spero valga anche tra le regioni italiane, mettiamo fine ai tamponi che sono una cosa inutile e vanno lasciati soltanto ai sintomatici».
Secondo lei cosa ne dovremmo fare del Green Pass?
«Progressivamente andrà alleggerito. Dal primo aprile si potrebbe iniziare a toglierlo in alcune situazioni come per prendere il caffè, andare al ristorante all’aperto oppure ritirare la pensione, perché in queste situazione ritengo sia insignificante. Poi man mano si toglierà per le altre attività, magari si potrà lasciare in alcune situazioni particolarmente a rischio, come nel caso di un soggetto che deve andare a trovare un paziente in ospedale, oppure quando si organizzano eventi con un numero di persone importante, in cui non si può mantenere alcun tipo di distanziamento.
Se noi calcoliamo che abbiamo il 90/91% di protezione vaccinale, più i guariti, è chiaro che il problema della vaccinazione resta per chi non è vaccinato. Se non vogliono farlo ad un certo punto sono problemi loro, perché adesso con il Sistema Sanitario Nazionale possiamo permetterci un milione di over 50 non vaccinati, nel senso che saremo in grado di gestirli anche se molti di loro ad ottobre si ammaleranno. Credo che a questo punto chi non si è vaccinato non lo farà anche se manteniamo il Green Pass a vita, siccome obiettivo era quello di far vaccinare la gente, credo si possa ormai superare».
(fonte Quotidiano di Sicilia)