Coronavirus, Palermo, scontro aperto Regione-Sindaco
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, lamenta di non aver ricevuto notizie sulla tenuta del sistema sanitario a Palermo, dove anche ieri si è registrato un alto numero di contagi, quasi un quarto dei circa 1.700 positivi registrati nell'Isola.
E così, come aveva annunciato, il primo cittadino di Palermo ha deciso di firmare un'ordinanza che chiude le scuole dell'obbligo della città a partire dal prossimo lunedì.
Resteranno aperti soltanto gli asili comunali, visto che le superiori praticano già la didattica a distanza come previsto dal Dpcm.
La decisione di Orlando è stata contestata dall'assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, il quale ha negato l'assenza di dati.
"I Palermitani - ha detto Razza - devono sapere che ogni giorno il loro sindaco partecipa a un vertice in prefettura con Asp e commissario per l'emergenza, quindi quotidianamente viene reso edotto sulla situazione sanitaria e sull'attuazione del piano ospedaliero. Se ha particolari richieste ulteriori le ponga in quella sede. Non ha compreso il sindaco che non è tempo di istituzioni contro istituzioni".
Ma Orlando ha ribadito di essere all'oscuro dei dati sulla "tenuta del sistema sanitario", sia a Palermo che nel resto dell'Isola, e afferma di aver preso a malincuore la decisione, e di averlo fatto con anticipo affinché famiglie, presidi e insegnanti possano prepararsi per tempo.
Quanto agli asili, ritiene che possano rimanere aperti perché "l'incidenza dei contagi in queste strutture è del 0,15% degli alunni, meno di metà che nelle primarie e circa un quinto delle medie".
Sulla questione è intervenuto anche l'assessore regionale all'Istruzione Roberto Lagalla, il quale, "pur avendo riguardo alle sue preoccupazioni", ha sottolineato ricordato a Orlando che i sindaci sono stati richiamati "a subordinare eventuali provvedimenti di chiusura al preventivo parere tecnico-sanitario dell'Asp", parlando del rischio di "generare inopportunamente ulteriore e immotivato allarme sociale".
Critica sulla decisione anche Vittoria Casa (M5s), presidente della Commissione cultura scienza e istruzione alla Camera, secondo la quale "la chiusura condanna i più piccoli, i più fragili: nelle scuole, specialmente quelle dei quartieri più svantaggiati, le bambine e i bambini trovano il sostegno degli insegnanti e dei compagni di classe, crescono, formano sé stessi".
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