La Sicilia affonda nel baratro della crisi economica, il lavoro non si trova, i giovani se ne vanno e il territorio diventa sempre più povero. Quel cambio di passo sbandierato dalla politica non c’è stato e il governo Schifani inoltre non sembra aver iniziato con il piede giusto la sua legislatura. Da Roma alla Sicilia, la politica sembra preoccuparsi solo degli affari propri. Anche il parlamento di Palazzo dei Normanni è sempre più lontano dai problemi della gente comune.
L’aumento dei costi della politica era l’ultima cosa che serviva al nostro Paese. Con i chiari di luna di una crisi economica senza fine, legata anche alle conseguenze dell’emergenza Covid e della guerra in Ucraina, con le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, il Parlamento siciliano non trova di meglio da fare che inserire tra i suoi primi provvedimenti quello di aumentarsi lo stipendio, per l’adeguamento Istat.
Nello stupore e nell’incredulità generali, all’Ars è stata approvata la Finanziaria della vergogna, con aumenti spropositati alle già corpose indennità istituzionali.
Nell’ultimo bilancio di previsione sono quasi 31 i milioni che i siciliani spendono per i 70 deputati ai quali adesso si andrà ad aggiungere l’aumento di quasi 750 mila euro, oltre alle pensioni degli ex deputati che ammontano a quasi un milione e mezzo di euro che verranno rivalutate del 10 per cento. Il provvedimento ha scatenato una ridda di polemiche, che come da copione si sono calmate dopo pochi giorni senza che venisse preso alcun provvedimento correttivo, tranne la rinuncia agli aumenti da parte di qualche deputato. Lo stesso adeguamento è stato però negato ai dipendenti regionali, il cui budget stanziato in Finanziaria è sufficiente solo a concedere l’una tantum dell’1,5%, pari a circa 60 euro al mese. Due pesi due misure, da un lato la politica che continua a percepire cifre di tutto rispetto, aumentandole ad ogni buona occasione, dall’altro il resto del mondo che deve fare i conti con i problemi terreni. Il fatto è così inverosimile e inspiegabile che è intervenuta persino la Chiesa. La Consulta regionale delle aggregazioni laicali della Sicilia, ha scritto una lettera al presidente dell’Ars e ai capigruppo spiegando che una tale misura sembra apparire provocatoria nei confronti di chi fatica ad arrivare a fine mese. “Questa classe politica non soltanto rischia di apparire estranea e insensibile alla gravità del momento – è scritto nella lettera - ma di esasperare la collera di quanti vedono svalutata, negata, la loro dignità”.
Alfio Mannino: “Azione politica sia più accorta, il governo regionale cambi rotta”
I sindacati dal canto loro stigmatizzano il comportamento della politica
Che giudizio dà il suo sindacato delle scelte operate dalla politica in questo primo scorcio di legislatura?
“Il giudizio non può che essere negativo. Mentre l’inflazione picchia e la disoccupazione aumenta, la classe politica, che dovrebbe essere la prima a dare il buon esempio, si consente privilegi scandalosi e inaccettabili. Non ci si stupisca per la diserzione di massa delle urne e per il galoppante qualunquismo. Il segnale che la politica continua a dare non è quello di una comunità solidale che vuole riemergere ma di una serie di individui che giocano al si salvi chi può. E fatta la frittata poco valgono i distinguo e i ritorni indietro in una società dove non solo l’azione politica ma anche la comunicazione politica dovrebbe essere più accorta e non essere sempre e solo usata come leva di propaganda elettorale”.
Cosa si dovrebbe fare?
“In generale occorre migliorare la condizione di chi lavora, un lavoro che, lo ricordo, spesso in Sicilia è lavoro povero, precario, sfruttato. E questo si fa rinnovando i contratti, intervenendo sul precariato, con una riforma fiscale che alleggerisca il carico sui lavoratori, col recupero del fiscal drug e col taglio del cuneo fiscale. Ma in Sicilia pesa come un macigno anche la disoccupazione. Occorrono dunque politiche di sviluppo, con una programmazione seria che consenta di sfruttare al meglio i finanziamenti in arrivo. Occorre usare positivamente la grande opportunità della transizione ecologica per promuovere lo sviluppo di un’industria sostenibile. Occorre valorizzare le vocazioni dell’isola e rinnovare la pubblica amministrazione e la sanità cominciando col colmare i vuoti di organico. è chiaro che il governo regionale deve cambiare rotta. E deve farlo anche in relazione a progetti nazionali come l’autonomia differenziata, che ci affosserebbe ancora di più, o contro idee balzane come quelle di gabbie salariali in una regione priva di adeguati servizi e nella quale il costo effettivo della vita va valutato soprattutto in relazione a questo”.
Deputati Ars
A carico dei siciliani costi aggiuntivi per 750mila € l’anno
I 70 deputati regionali in Sicilia guadagnano, tra indennità parlamentare e diaria, 11.100 euro lordi al mese, a cui si vanno ad aggiungere altre voci di entrate, tra cui le spese di segreteria (portaborse) e i contributi ai gruppi parlamentari. Ma a partire da quest’anno, arriva per loro anche un aumento da 890 euro lordi mensili ciascuno per l’adeguamento Istat, circa il 10% del vecchio stipendio. Adeguamento che è stato votato e approvato dagli stessi parlamentari nel corso di una seduta d’Aula. Il risultato è che ai cittadini siciliani il bilancio dell’Assemblea regionale siciliana costerà 750 mila euro in più all’anno.
Vitalizi
Assegni più “pesanti” anche per gli ex deputati
L’adeguamento al costo della vita certificato dall’Istat in 8,1 punti percentuali riguarda tutte le indennità derivanti da elezioni. Quindi anche le pensioni e i vitalizi degli ex deputati, che sono moltissimi: 143 i vitalizi diretti per un totale di 666 mila euro circa, 104 gli assegni di reversibilità (totale 450.712), 52 pensioni dirette con il sistema pro-rata per un totale di 278.450 euro, 5 di reversibilità pro-rata (18.458) e infine 11 pensioni dirette con il sistema contributivo per una somma di 15.155 euro. 315 pensionati per un totale di 1, 4 milioni di euro su cui andrà applicato l’aumento del 10%.
Enti locali, chi pensa alla qualità?
Stipendi più ricchi anche per i sindaci
È stato varato anche l’aumento per i sindaci. La legge nazionale 234/2021, con cui è stato approvato il bilancio dello Stato per il 2022, ha aumentato le indennità di carica per i sindaci dei comuni delle regioni a statuto ordinario (6.565 su 7.903); e aumenteranno anche i compensi degli altri amministratori comunali. Questa legge è stata recepita nell’Isola con un anno di ritardo. Chissà se con la stessa solerzia la classe politica si impegnerà, contestualmente all’aumento dei costi della politica, sul fronte della qualità dei servizi erogati a cittadini e imprese.
Enti locali
Aumenti in vista anche per i consiglieri comunali
L’aumento ai deputati ha creato il precedente e ora a cascata tutti coloro che ricoprono cariche istituzionali vogliono un adeguamento alle indennità. Un disegno di legge in discussione in commissione Affari istituzionali dell’Ars appena presentato prevede di agganciare il gettone dei consiglieri dei 391 comuni della Sicilia agli aumenti dei sindaci, il cui stipendio in alcuni casi è quasi raddoppiato dopo il provvedimento di adeguamento. Oggi un semplice consigliere comunale percepisce circa 30mila euro all’anno. Gli aumenti per i consiglieri, secondo la norma all’esame della commissione, sarebbero invece a carico dei bilanci comunali.
Occupazione
Cgia di Mestre: “In Sicilia +12.735 disoccupati nel 2023”
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre, sulla base di una elaborazione dei dati Istat e delle previsioni Prometeia, ha calcolato che quest'anno, rispetto al 2022, la crescita del Pil e dei consumi delle famiglie è destinata ad azzerarsi e il numero dei disoccupati, verrà incrementato di almeno di 63 mila unità. I disoccupati diventeranno circa 2.118.000, la maggior parte dei quali al Centro-Sud. La disoccupazione salirà all’8,4 per cento, in particolare in Sicilia ci sarà un incremento di disoccupati pari a 12.735 unità. Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Sicilia è quinta tra le regioni europee per disoccupazione dei giovani tra i 15 e 29 anni.
Lavoro “povero”
Rapporto Oil: “Salari più bassi del 12% rispetto al 2008”
L’Istat ha certificato che, in Italia, uno stipendio su tre non raggiunge i 1.000 euro mensili.Anche per questo si è tornati a parlare di un Paese di lavoratori poveri e che, in prospettiva, saranno anche pensionati poveri.Il Rapporto mondiale OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sui salari 2022/23, rileva che, considerando la rilevante crescita del costo della vita, i salari in Italia risultano più bassi del 12% rispetto al 2008, nonostante il 4,2% di aumento derivante dal rinnovo del Ccnl 2019-21.
Nomisma
Capacità di risparmio delle famiglie azzerata
I redditi da lavoro dipendente in Sicilia sono al di sotto della media italiana e arrivano, nella provincia di Ragusa (dove gli stipendi sono i più alti), a circa 10.000 euro all'anno. A Milano invece il reddito medio da lavoro dipendente è di 30 mila euro. La capacità di risparmio è diminuita drasticamente o in alcuni casi si è azzerata: secondo l’indagine condotti da Nomisma, il 25% delle famiglie si ritrova a spendere tutto quello che guadagna, senza mettere via un centesimo, e il 14% ritiene di non guadagnare abbastanza per coprire le spese necessarie.
Inflazione
L’impennata dei prezzi costa 6.338 € in più a famiglia
In questi due anni di inflazione record, i depositi delle famiglie italiane subiranno una “sforbiciata” da 163,8 miliardi di euro. La Cgia ha ipotizzato che i 1.152 miliardi di euro presenti nei conti correnti bancari non registreranno alcuna variazione nell’arco temporale preso in considerazione. In secondo luogo, dopo aver stimato che nel biennio 2022-2023 l’inflazione crescerà di quasi il 15 per cento (+8,1 l’anno scorso e +6,1 quest’anno), ha calcolato la perdita di potere d’acquisto dei nostri risparmi. L’esito emerso da questa elaborazione è “spaventoso”: praticamente ci troviamo di fronte a una patrimoniale da quasi 164 miliardi di euro che a ogni singolo nucleo familiare “costerà” mediamente 6.338 euro.
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