I meccanismi decisionali dell’Unione Europea devono evolversi per rispondere alle sfide del nostro tempo, che non consentono più incertezze, esitazioni o irrilevanza. È necessario adottare il voto a maggioranza qualificata nelle aree in cui vige ancora la regola dell’unanimità e il diritto di veto degli Stati membri, in particolare in politica estera, sicurezza e difesa. Questo è stato il fulcro dell’intervento di Mario Draghi oggi al Parlamento europeo di Bruxelles, nell’ambito della “Settimana parlamentare europea 2025”, riproponendo le tesi già espresse nel suo rapporto sulla competitività pubblicato lo scorso settembre.
Lo scetticismo di alcuni parlamentari
Durante il dibattito, alcuni deputati hanno riconosciuto la validità delle analisi e delle raccomandazioni contenute nel rapporto, ma hanno anche manifestato scetticismo. Come ha riassunto Draghi, molti ritengono difficile credere che l’UE possa davvero cambiare dopo un lungo passato di indecisioni e lentezze.
Tuttavia, per l’ex presidente della BCE, non esistono alternative: “Il rapporto parla spesso di una questione ‘esistenziale’. L’Unione Europea è nata per garantire ai cittadini pace, indipendenza, sicurezza, sovranità, sostenibilità, prosperità, democrazia, equità e inclusione. E per molti anni ci è riuscita, vivendo in un contesto relativamente stabile. Ma quel mondo è finito”.
Una scelta inevitabile: agire insieme o restare indietro
Di fronte a questa nuova realtà, Draghi ha sollecitato una riflessione: “Dobbiamo difendere questi valori essenziali e la nostra Unione, oppure rinunciare. Ma se scegliamo di andarcene, dove andremo? Qui inizia il lavoro del rapporto: una guida su come lottare per i nostri principi fondamentali. Dobbiamo essere fiduciosi e ottimisti”.
L’ex premier ha sottolineato che l’attuazione delle proposte del rapporto è cruciale, soprattutto considerando la lunga storia di esitazioni dell’UE. Per riuscirci, però, bisogna riformare il sistema decisionale. “Dobbiamo chiederci se l’unanimità debba restare il principio fondamentale per prendere decisioni. Il rapporto suggerisce di superarla, introducendo il voto a maggioranza qualificata in molte aree strategiche”, ha affermato Draghi.
Il dibattito tra Stati membri: unanimità o maggioranza?
Nei prossimi mesi, secondo l’ex governatore della BCE, gli Stati membri si divideranno su questa questione: alcuni continueranno a difendere l’unanimità, mentre altri saranno disposti a compromessi per una maggiore efficienza decisionale. Esistono anche alternative, come il modello di “cooperazione rafforzata”, già previsto nei trattati ma poco sfruttato, o l’approccio intergovernativo, che prevede che alcuni Stati si accordino su obiettivi comuni, lasciando aperta la porta ad altri paesi.
Pur ribadendo l’importanza dell’unità, Draghi ha sottolineato che su temi come la difesa e la politica estera è fondamentale avere una visione condivisa su rischi, compromessi e sfide globali.
Un’Europa più coesa, senza perdere la democrazia
Nella sua replica finale, Draghi ha chiarito di non proporre una centralizzazione del potere, ma piuttosto un sistema in cui l’Europa possa agire con coesione: “Dobbiamo essere capaci di agire insieme come se fossimo un unico Stato. Se questo richiederà più centralizzazione dipenderà dalla legittimità democratica delle scelte che faremo”.
L’errore di guardare al passato: un mondo ormai cambiato
Infine, rispondendo a un deputato che attribuiva il declino economico europeo all’integrazione post-Trattato di Maastricht, Draghi ha ribadito che il mondo è cambiato: “Non siamo più negli anni ‘90. Oggi affrontiamo problemi di dimensioni globali – difesa, clima, innovazione, ricerca – che superano la capacità dei singoli Stati. La competizione è molto più grande di noi”.
Con queste parole, Draghi ha ribadito la necessità di un’Europa più unita, capace di decidere in modo rapido ed efficace per affrontare le sfide del futuro.
(askanews)
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