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Ex Province regionali abbandonate al loro destino

Ex Province regionali abbandonate al loro destino

Ex Province regionali abbandonate al loro destino

La felicità è un attimo. Il 29 gennaio il Governo regionale guidato da Nello Musumeci ha annunciato le elezioni degli organi elettivi dei Liberi Consorzi di Comuni e delle Città Metropolitane per il 28 e il 29 marzo. Un sospiro di sollievo in vista di un appuntamento elettorale atteso da sette anni. Dopo due settimane, però, il 10 febbraio, è arrivata la doccia fredda dell’Ars, che ha rinviato le elezioni. Un passo avanti, uno indietro e si ricomincia da capo per cercare una nuova data.

È stata la riforma voluta dall’ex presidente Rosario Crocetta con la legge 8/2014 a dare il via alla trasformazione delle ex Province in Liberi Consorzi di Comuni e Città Metropolitane, secondo la legge nazionale 56/2014, con l’obiettivo di snellire l’Amministrazione pubblica e ridurre i costi della politica.

Il Governo Musumeci, nonostante abbia sempre manifestato contrarietà alle elezioni di secondo livello, che mandano alle urne sindaci e consiglieri, vi puntava comunque per dare un assetto politico e amministrativo agli enti commissariati. Ma il Parlamento, con il voto segreto e le divergenze nella maggioranza, ha chiuso la strada.

“Non commento - ha detto il presidente della Regione - le decisioni dell’Assemblea, che è sovrana. La nostra posizione è nota, riteniamo che la guida delle ex Province, benché di secondo livello, debba essere restituita agli organismi istituzionali. Divergenze nella maggioranza? È il bello della democrazia”.

Intanto in questi anni, tra norme nazionali e regionali, Città metropolitane e Liberi Consorzi comunali più che partire con l’agenda di nuovi impegni, hanno riempito le pagine di problemi di varia natura, in particolare gli squilibri di bilancio, il futuro del personale, l’incertezza sulle competenze. Nel 2018, come si rileva dai dati della piattaforma Siope, il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, le spese correnti degli Enti intermedi siciliani hanno raggiunto la cifra di 415 milioni di euro. Nel 2020, invece, hanno raggiunto i 558 milioni di euro.

Abbiamo sentito l’assessore delle Autonomie locali e Funzione pubblica della Regione, Marco Zambuto, che ha sintetizzato la riforma introdotta con legge 56/2014 e fatto luce sulle competenze che gli Enti intermedi potranno assumere una volta completata la riorganizzazione. “Il nostro obiettivo – afferma - è di pervenire al riordino delle funzioni e delle competenze amministrative degli Enti intermedi per valorizzarne il ruolo di governo del territorio. Dall’analisi della normativa nazionale e regionale, è emersa la specificità della potestà statutaria siciliana che, diversamente dal Parlamento nazionale, non ha ridotto le funzioni degli Enti di area vasta, orientandosi invece verso un loro ampliamento”.

“Le disposizioni nazionali – aggiunge - hanno individuato un numero limitato di funzioni fondamentali, trasferendo le altre competenze provinciali alle Regioni e ai Comuni, mentre il legislatore regionale ha statuito che gli Enti intermedi siano titolari, oltre che delle funzioni proprie già attribuite dalla Legge regionale 9/86 alle ex Province siciliane, anche di altre funzioni in materia di servizi sociali e culturali, sviluppo economico, organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente”.

Sia per le Città Metropolitane che per i Liberi Consorzi sono previste, oltre alle funzioni di programmazione e coordinamento, prestazioni e servizi per le comunità che compongono l’area vasta. “In particolare – spiega l’assessore - per i Liberi Consorzi comunali dette funzioni hanno riguardato gli ambiti dell’istruzione e della cultura, dell’assistenza sociale, delle strade, e delle reti di trasporto, delle infrastrutture, dei rifiuti, dell’acqua, dei beni culturali, dei beni ambientali, del turismo, delle attività produttive, dell’assistenza tecnica amministrativa agli Enti locali. Le Città Metropolitane presentano le medesime funzioni di prestazione dei Liberi Consorzi comunali e altre inerenti la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici locali del territorio metropolitano, già di competenza comunale”.

Da anni, però, non si riesce a partire con questo nuovo assetto degli Enti intermedi, i cui commissari vengono prorogati di volta in volta proprio quando l’incarico si avvicina alla scadenza. “A seguito dell’accordo tra lo Stato e la Regione siciliana del 2016 in materia di finanza pubblica – dice Zambuto - è stata recepita la legge 56/2014, con particolare riferimento alle previsioni sulla riduzione dei costi della politica; alla riorganizzazione delle funzioni degli Enti locali, anche attraverso l’attribuzione ai Liberi Consorzi di Comuni dei compiti di sostegno e affiancamento ai Comuni per l’esercizio delle funzioni di carattere strumentale; alla definizione di un piano strategico per la valorizzazione delle Città Metropolitane; all’incentivazione delle Unioni dei Comuni e delle fusioni di Comuni. A fronte di una riforma della struttura politica del territorio, introdotta dallo Stato con una legge di riforma economica-sociale, la Regione siciliana, con la specificità della sua competenza statutaria, è chiamata a dare una configurazione degli Enti territoriali”.

“Questa – conclude l’assessore - è la sfida alla quale siamo chiamati, con la consapevolezza di conoscere il ruolo che gli Enti territoriali rappresentano nel tenere ancora unito il nostro Paese”.

Ripercorriamo le tappe di un percorso che sembra ancora non avere una fine

Adesso si cercano nuove soluzioni, pandemia e politica permettendo

Sono sei i Liberi Consorzi comunali (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani) e tre le Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Con la legge 15/15 l’Assemblea regionale siciliana ha portato a termine l’iter avviato in precedenza con le leggi 7/2013 “Norme transitorie per l’istituzione dei Liberi Consorzi comunali” e 8/14 “Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane”.

Dopo tre anni dalla riforma nazionale, la legge regionale 17/17 ha introdotto il ritorno all’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri, ma è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale perché in contrasto con la legge Delrio 56/14, che ha introdotto una diversa governance degli enti per maggiore efficienza e per la riduzione dei costi della politica.

Con la legge 23/2018 la Sicilia si è riallineata alle disposizioni statali stabilendo le consultazioni di secondo livello. Un appuntamento, considerando solo gli ultimi anni, che era previsto a giugno 2019 poi rinviato al 2020 e poi slittato a causa dell’emergenza Covid. Un periodo in cui comunque le ex Province hanno dovuto affrontare mille problemi, fra tutti il prelievo forzoso dello Stato, quale contributo di finanza pubblica che ha portato al collasso finanziario gli enti già in criticità economiche.

Pandemia e politica permettendo, adesso si dovrà decidere la nuova data per dare agli Enti intermedi chiarezza per la programmazione e l’espletamento delle attività.

Intanto, è stato prorogato l’incarico dei commissari straordinari. I provvedimenti sono stati firmati dal presidente della Regione Nello Musumeci, su proposta dell’assessore delle Autonomie locali Marco Zambuto. A Palermo, Catania e Messina i commissari hanno i poteri del Consiglio metropolitano, mentre le funzioni di sindaco metropolitano e di presidente della Conferenza della Città metropolitana sono esercitati dai sindaci dei tre capoluoghi. Nelle altre sei province, invece, sostituiscono i presidenti dei Liberi Consorzi comunali. Questi i commissari delle Città metropolitane: Salvatore Currao (Palermo), Francesca Paola Gargano (Catania) e Santi Trovato (Messina). Nei sei Liberi Consorzi, invece, ci sono: Alberto Di Pisa (Agrigento), Duilio Alongi (Caltanissetta), Girolamo Fazio (Enna), Salvatore Piazza (Ragusa), Domenico Percolla (Siracusa) e Raimondo Cerami (Trapani).

Giovanna Naccari

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