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L’Amat Palermo e quei 110 milioni di euro che pesano sul Piano di riequilibrio

L’Amat Palermo e quei 110 milioni di euro che pesano sul Piano di riequilibrio

L’Amat Palermo e quei 110 milioni di euro che pesano sul Piano di riequilibrio

PALERMO - Il presidente dell’Amat Michele Cimino non ha alcuna intenzione di ritirare la diffida da 110 milioni ai danni del Comune. Lo ha annunciato lui stesso durante una recente seduta telematica del Consiglio comunale: “Se il Consiglio non modifica il Contratto di servizio che porta a una gravissima criticità, la diffida rimane in atto e procederà per le vie legali a garanzia e tutela del patrimonio dell’azienda”.

Non è una buona notizia per l’Amministrazione comunale, impegnata in una corsa disperata contro il tempo per modificare e far approvare in Aula il Piano di riequilibrio. Piano per la cui buona riuscita, come ha ammesso il sindaco Leoluca Orlando, le vertenze da centinaia di milioni di euro con l’Immobiliare Strasburgo, l’Amia e la stessa Amat hanno un peso specifico decisivo. D’altronde, come ha rimarcato il presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando, “la partita dei 110 milioni con l’Amat, secondo il Collegio dei revisori e secondo altri pareri, certificherebbe la non credibilità di questo Piano”.

Ma come nasce la vertenza? A marzo 2020 l’Azienda di trasporto pubblico ha diffidato e messo in mora il Comune per i mancati introiti dalla Ztl. Nell’ultimo contratto di servizio approvato da Sala delle Lapidi nel 2015, infatti, piazza Pretoria stimava in ben 30 milioni all’anno gli incassi dalla Zona a traffico limitato. Risorse che sarebbero bastate a mettere a posto i conti della partecipata coprendo anche la gestione del tram (che sarebbe stato inaugurato a dicembre di quell’anno) e i servizi in perdita come il car e il bike sharing, la segnaletica stradale, le zone blu e la rimozione forzata, che l’Amat sarebbe disposta a restituire al Comune anche subito. In pratica la società di via Roccazzo ha calcolato una media di circa 27 milioni all’anno dal 2016 al 2019, ovvero la differenza tra la previsione a dir poco ottimistica sulla Ztl (per l’appunto 30 milioni) e l’effettivo incasso (tra i 2,5 e i 3 milioni all’anno). Senza dimenticare l’altro fronte di battaglia (legale) tra l’Amat e il Comune, ovvero la vertenza sul pagamento di Tari e Tosap, che ammonta anch’essa a un centinaio di milioni.

Sulla diffida da 110 milioni, però, come precisato da Cimino, “al momento con l’Amministrazione non c’è in corso alcuna trattativa per arrivare a una transazione. C’è invece un tavolo per riformare il Piano di risanamento dell’Amat. A quel tavolo stiamo anche cercando di definire questa posizione sui 110 milioni. Il piano di risanamento prevede anche la modifica del contratto di servizio”.

Difficile pensare che nella gigantesca partita del Piano di riequilibrio possa rientrare anche la modifica del contratto con l’azienda di trasporto pubblico, che i sindacati e il Consiglio richiedono da anni. “L’interlocutore dell’Amat non è il Consiglio comunale - ha detto il presidente Orlando - al quale il socio unico, ossia l’Amministrazione comunale, non ha mai fatto pervenire alcuna modifica del contratto di servizio, anche se più volte richiesta anche attraverso l’ufficio di presidenza. Abbiamo chiesto più volte la modifica e l’aggiornamento del contratto, anche alla luce di fatti nuovi (come, appunto, la messa in esercizio del tram, nda)”.

“Se l’Amministrazione ci sottoporrà il Contratto di servizio in un tempo ragionevole – ha concluso il presidente di Sala delle Lapidi - lo affronteremo con la massima urgenza”.

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