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Referendum, gli studenti catanesi divisi tra sì e no

Referendum, gli studenti catanesi divisi tra sì e no

Referendum, gli studenti catanesi divisi tra sì e no

Che alla fine trionfi il o il no a confrontarsi con gli effetti della riforma costituzionale saranno soprattutto le giovani generazioni. Migliaia di studenti che con assemblee e convegni si stanno informando per arrivare preparati al 4 dicembre, data in cui è fissato il referendum per cambiare la Costituzione italiana. Anche a Catania, dove un centinaio di studenti di licei e università etnee si è riunito al teatro Fellini cogliendo l’invito dei ragazzi dell’associazione Controcampus, attiva dal 98, di cui oggi è presidente Alessandro Lipera e vice presidente Federico Scalisi.

Un pomeriggio in cui si è cercato di spiegare e motivare i e i no da un punto di vista tecnico più che politico, anche grazie all’intervento di Giancarlo Ferro, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Catania.

«Se noi giovani non ci rendiamo partecipi della rinascita della politica abbiamo perso» – sostiene Lipera dal palco. «Con questo incontro comincia un vero e proprio laboratorio di idee – continua - dal quale dobbiamo partire per ricostruire il nostro futuro».

ludovica-grosso

Tra i tanti relatori la ventiduenne Ludovica Grosso, decisa a votare per il soprattutto per la regionalizzazione del Senato, un punto controverso secondo la studentessa di Giurisprudenza, per cui «l’autonomia – specie per i siciliani - è importante, ma non bisogna utilizzare linguaggi diversi tra le regioni per materie di primaria importanza come la sanità, i trasporti e le infrastrutture». Che con la riforma costituzionale diventerebbero di competenza esclusiva dello Stato, «andando incontro ai diritti dei cittadini».

«Le competenze delle regioni diminuirebbero – ammette la ragazza - ma si guadagnerebbe la possibilità di sedere in Senato e di rappresentare direttamente gli interessi dei cittadini delle varie regioni». Non si perderebbe dunque il valore dell’autonomia locale, come sostengono in molti, ma sarebbe «il primo passo verso un cambiamento che non può attendere altri dieci o quindici anni».

 

 

 

 

giorgia lodato

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