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Termovalorizzatori o sotterrati dalla spazzatura, la legge prevede almeno due impianti in Sicilia

Termovalorizzatori o sotterrati dalla spazzatura, la legge prevede almeno due impianti in Sicilia

Termovalorizzatori o sotterrati dalla spazzatura, la legge prevede almeno due impianti in Sicilia

di Rosario Battiato e Antonio Leo

Per uscire dall'emergenza rifiuti infinita della Sicilia non sembra esserci soluzione praticabile senza un sistema di gestione che, come nelle realtà più avanzate d'Italia e d'Europa, preveda anche il recupero energetico e diminuisca contestualmente il ricorso alla discarica. È la conclusione a cui è arrivato anche il governatore Nello Musumeci che, a tre anni dall'insediamento a Palazzo d'Orleans, sembra aver finalmente capito che non c’è un’alternativa “seria” alla realizzazione degli impianti di valorizzazione energetica del rifiuto.

REGIONE: MUSUMECI NON ESCLUDE TERMOVALORIZZATORI

Musumeci è tornato a prendere una posizione “forte” rispetto all'infinita querelle sui termovalorizzatori in Sicilia, che già un paio di anni fa aveva scosso l'ex maggioranza giallo-verde. In quel caso c'erano stati, l'un contro l'altro armati, l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e l'attuale ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. La presa di posizione del governatore è arrivata proprio nei giorni scorsi, in occasione della 16esima edizione di Casa Minutella su BlogSicilia.it, nel corso della quale ha precisato che non esclude di “ricorrere molto presto almeno ad un termovalorizzatore per avviare il percorso di uscita dall'emergenza rifiuti”.

Una soluzione che torna sul tavolo dell’esecutivo regionale dopo tre anni di governo, forse appena in ritardo, considerando che la Sicilia affronta, a vario titolo, emergenze rifiuti dal 1999. Governo che per la verità non li ha mai “esclusi”, essendo previsti nel Piano regionale ancora impantanato nelle pastoie della burocrazia siciliana (vedi l’intervista all’assessore Pierobon in fondo), e dall’altro canto non poteva che essere così. Infatti, il dpcm 10 agosto 2016 - provvedimento dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, che dava attuazione al decreto legge 133/2014 (il cosiddetto “Sblocca Italia”, poi convertito nella legge 164/2014) - stabilisce la costruzione di alcuni termovalorizzatori al Sud, di cui due in Sicilia, per equilibrarne la presenza all'interno del Paese ed evitare costosi, ambientalmente ed economicamente, spostamenti.

Lo sa anche Musumeci che appunto ha aggiunto: “In Sicilia siamo in una emergenza strutturale per quanto riguarda i rifiuti. Un'emergenza che dura dal 1999. Serve far crescere la differenziata e fino a quando resteremo a questi livelli la situazione non migliorerà”. Lo scontro con Roma a questo punto pare inevitabile, ma Musumeci è sereno: “Ciascuno con le proprie competenze... peraltro il Ministro non è d'accordo neanche con i suoi uffici. Ho grande rispetto per il suo ruolo ma la legge è chiara”.

LA VECCHIA POLEMICA MAI RISOLTA
Il riferimento del governatore è rivolto al caso scoppiato nella primavera del 2019, quando il ministero aveva bocciato il piano regionale dei rifiuti, chiedendo, tra le altre cose, l'inserimento dei termovalorizzatori. A stretto giro l'intervento diretto di Costa, da sempre fiero oppositore degli impianti, che, incurante di quanto riportato dai suoi tecnici nella relazione – “si rileva”, riporta uno stralcio della relazione, “l'assoluta necessità di localizzare sul territorio dell'Isola almeno due o più impianti di incenerimento di capacità pari al relativo fabbisogno” –, aveva deciso di ribaltare tutto dando mandato “al capo di gabinetto e al segretario generale di aprire un'istruttoria amministrativa interna per conoscere chi abbia violato la mia direttiva politica” aggiungendo che “mai e poi mai avrei proposto quanto letto nelle deduzioni nell'ambito della Vas del piano regionale rifiuti”. Un aspro dibattito che pareva chiuso, salvo poi, appunto, ripresentarsi a distanza di un anno.

TERMOVALORIZZATORI E TAR DEL LAZIO
All'inizio di ottobre è arrivato l'ennesimo capitolo della vicenda, con una sentenza del Tar del Lazio che, alla lettura degli ambientalisti, parrebbe aver intaccato uno dei capisaldi normativi da sempre utilizzato dai fautori della termovalorizzazione in Sicilia. In ballo c'è l’applicazione del decreto legge 133/2014 (il cosiddetto “Sblocca Italia”, poi convertito nella legge 164/2014) e quindi lo schema di decreto attuativo del governo sull’articolo 35, il famigerato capitolo dedicato agli inceneritori che era stato voluto, all’epoca, dal governo Renzi, per avviare in Sicilia la costruzione di almeno due termovalorizzatori a fronte di una raccolta differenziata al 65% (attualmente in media siamo al 40%, dati della Regione alla mano), che avrebbe consentito di trattare circa 700 mila tonnellate all’anno di spazzatura.

In particolare, la sentenza fa riferimento al dpcm 10/08/16 emesso appunto in attuazione dell'articolo 35, primo comma, del decreto legge 133/2014 che aveva introdotto “Misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio. Misure urgenti per la gestione e per la tracciabilità dei rifiuti nonché per il recupero dei beni in polietilene”.

Nel dettaglio, il Tar del Lazio ha annullato il Dpcm solo per la parte che non prevede l'espletamento di previa Valutazione ambientale strategica (Vas) statale. In altri termini, il Tar non ha “annullato” i termovalorizzatori, infatti, come si legge nella sentenza, “se pure era consentito qualificare gli impianti in questione come di rilevanza strategica nazionale ai fini di soluzione temporanea di una patologica situazione sulla gestione dei rifiuti, data dalla prevalenza dello smaltimento in discarica, riguardante tutto il territorio nazionale senza per questo abdicare al principio di 'gerarchia dei rifiuti', la P.C.M. avrebbe dovuto comunque provvedere ad attivare la procedura di assoggettabilità alla Vas prima dell’emanazione del dpcm attuativo qui impugnato e non lasciare alle diverse procedure autorizzatorie singole in via postuma l’incombenza relativa”.

L’ira del sindaco Cateno De Luca
“Regione ci costringerà ad esportare i rifiuti”

“Quando pensavo di non potermi più meravigliare di nulla, ecco che il presidente Musumeci, concedendosi in una intervista video annuncia che: dopo quasi 36 mesi di legislatura e 31 dalla sua nomina quale commissario per l'emergenza rifiuti in Sicilia, sul medesimo tema siamo ancora al ‘stiamo esaminando’. In circa 3 anni non ha appaltato nessuno degli interventi strategici elencati nel piano rifiuti e la cosa ancora più grave è che il governo regionale non ha un piano di gestione dei rifiuti dopo 31 mesi di improvvisazione”. Lo afferma il sindaco di Messina, Cateno De Luca.
“Nella video intervista – incalza il primo cittadino – il governatore prima di confessare che ci costringeranno a portare i rifiuti all'estero – come da mesi affermo, causando uno strozzinaggio perché la tariffa di smaltimento sarà incrementata del 30% - ha dichiarato che dopo 31 mesi, ‘stanno pensando ai termovalirizzatori’, mentre la Sicilia nuota nell’immondizia”.
Sono disponibile anche a un confronto su tale vergognosa vicenda – conclude il sindaco -. Non consento però al Presidente di continuare a mentire sul merito delle competenze visto anche il deplorevole scaricabarile tra Palermo e Roma. La verità è che accadrà qualcosa che nessun Governo era mai arrivato a compiere: tra qualche settimana portare fuori dalla Sicilia i rifiuti. Che tristezza”.

Alberto-Pierobon

Intervista all’assessore all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon

“Nessuna preclusione ad alcuna tecnologia. Non vogliamo continuare con le discariche”

PALERMO - Le ultime dichiarazioni del presidente Musumeci hanno fatto tornare alla ribalta l’eterno dibattito sull’opportunità o meno di realizzare i termovalorizzatori in Sicilia. Una di quelle questioni infrastrutturali, come il Ponte sullo Stretto, che ciclicamente si impone alle cronache, dividendo la politica siciliana in guelfi e ghibellini.

Sullo sfondo resta l’emergenza rifiuti, con le discariche prossime alla saturazione (la Commissione nazionale Ecomafie ha dato 18 mesi di autonomia a quella tra Motta e Misterbianco) e la necessità di ricorrere a continui, anacronistici e inquinanti ampliamenti. La Regione ce la sta mettendo veramente tutta per voltare pagina e, come abbiamo scritto ripetutamente, in pochi anni è riuscita a portare la raccolta differenziata da percentuali ridicole al 40% (in media), ancora lontana da quel 65% che l’Unione europea ha fissato come target minimo da raggiungere. Una percentuale che comunque non basterà a risolvere la questione “Munnizza” perché esisterà sempre un residuo irrecuperabile, tutt’altro che trascurabile, da smaltire.

Ora si sta provando ad approvare il Piano rifiuti, ma la buona volontà dell’assessore all’Energia Alberto Pierobon, trevigiano con una lunga esperienza in tema di gestione del ciclo dei rifiuti, si scontra anzitutto con la pachidermica lentezza della macchina burocratica dell’Isola. Ma anche con le comunità locali, pronte a impugnare i forconi persino per impianti a basso impatto ecologico. Perché in Sicilia va bene qualsiasi cosa, purché non sia “nel mio giardino”. Insomma quella sindrome sintetizzata nell’acronimo “Nimby” (Not in my back yard).

Assessore, a che punto siamo con il Piano regionale dei rifiuti?
“È in corso di definizione la valutazione all’aggiornamento del rapporto ambientale, redatto dall’Università di Catania su incarico del dipartimento Rifiuti. Si tratta dell’ultimo passaggio tecnico. Poi il piano seguirà un iter purtroppo più lungo in Sicilia rispetto alle altre regioni, passando da Ufficio legislativo e legale, Cga, e infine in giunta. Salvo che nel frattempo non si approvi il ddl in Ars, che riporta la procedura in linea con le altre regioni.

La recente pronuncia del Tar Lazio non blocca il Dpcm 10 agosto 2016, che dunque resta vigente, ma annulla solo “la parte che non prevede l'espletamento di previa Vas”. Conferma dunque, come ha detto il presidente, che siete intenzionati a realizzare almeno un termovalorizzatore, applicando la legge?
“Il piano rifiuti in itinere come abbiamo già avuto modo di illustrare aveva anticipatamente recepito le direttive europee in materia di riciclo e recupero dei materiali, valorizza il ruolo del pubblico nel sistema dell’impiantistica e introduce importanti e innovative misure per garantire trasparenza e legalità. È un piano che dà priorità alla differenziata e in maniera laica non preclude l’utilizzo di alcuna tecnologia. Certo è che non vogliamo proseguire sulla strada delle discariche”.

Siete pronti a un eventuale braccio di ferro con il ministero dell’Ambiente?
“In sede di valutazione ambientale abbiamo risposto alle osservazioni del ministero chiarendo tutti i dubbi tecnici e normativi. Siamo tranquilli e difenderemo l’interesse, dei siciliani oltre che pubblico, a un sistema più ordinato, trasparente e pianificato”.

Che ne pensa di realizzare uno o più termovalorizzatori nelle zone industriali dell’Isola?
“Le aree industriali sono già ritenute in sede di pianificazione come idonee alla realizzazione di nuovi impianti, perché chiaramente detengono tutta una serie di requisiti necessari per questo tipo di attività. In ogni caso il piano rifiuti non prevede scelte dirigistiche dall’alto da imporre ai territori, che potranno individuare le zone ritenute più idonee. Ovviamente in caso di inerzia la Regione sarà pronta a sostituirsi nelle funzioni come già avvenuto durante questo governo per recuperare decenni di ritardi”.

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