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Trump e Grillo sì al popolo, no ai partiti

Trump e Grillo sì al popolo, no ai partiti

Trump e Grillo sì al popolo, no ai partiti

Durante la campagna elettorale, Donald J. Trump è stato contestato dall’establishment del proprio partito, dai nove decimi dei Mass media e ovviamente dall’antagonista Hillary Rodham, dal suo Partito democratico, nonché in maniera forte e decisa, dal presidente uscente, l’afroamericano Barak Obama, che ha messo sul piatto della bilancia il suo indubbio carisma.
Ma Trump è andato diritto sulla sua strada intercettando il sentimento popolare di rivolta contro i partiti, le organizzazioni sindacali, le associazioni imprenditoriali e tutti quei soggetti intermedi che, dicendo di rappresentare il popolo, molto spesso rappresentano solo sè stessi ed i propri interessi.
La gente comune non ne può più di questi parrucconi che lucrano sulle sue tasche, che non si preoccupano della diffusione della povertà e soprattutto non si preoccupano dell’applicazione delle leggi in modo rigoroso e uguale per tutti i cittadini, di qualunque colore sia la loro pelle.

Gli oppositori che non sono riusciti a battere Trump alle urne hanno scatenato le piazze approfittando ancora dei Mass media (giornali e televisioni) che, avendo contrastato Trump nel corso della campagna elettorale, lo continuano a contrastare per rendergli la vita dura.
Ma il quarantacinquesimo Presidente degli Usa non si è fatto intimidire e ha iniziato a emettere ordini esecutivi di sua competenza per realizzare quanto si è impegnato a dire durante la campagna elettorale.
Certo, l’uomo non ha grande cultura e quindi non ha una visione retrospettiva e prospettica di come sono andate, vanno e andranno gli eventi del mondo, anche perché non ha la sfera di cristallo.
Il provvedimento subito contestato è stato quello nei riguardi degli immigrati di sette Paesi. Tutti i Mass media hanno sbraitato che si trattava di una guerra di religione. La verità è che il decreto non ha mai fatto cenno ad alcuna religione, ma ha sancito un restringimento dei controlli nei confronti dei cittadini di quei Paesi, anche se protestanti, valdesi, copti o cattolici. Inoltre, il provvedimento non ha precluso l’ingresso e la residenza di tali cittadini negli Usa, ma semplicemente il rigoroso controllo dei loro requisiti rispetto alla legge.

Il successo di Trump è stato realizzato prima di lui da Beppe Grillo, di professione comico satirico, che ha avuto la fortuna di incontrare una persona di grande visione quale era Gian Roberto Casaleggio. Morto il quale, è salito alla ribalta il di lui figlio, Davide, che sta funzionando con la stessa capacità del padre.
L’intuito di Grillo è stato quello di parlare direttamente alla gente, e la capacità di Casaleggio quella di creare una piattaforma, molto bene organizzata, capace di diffondere il verbo grillino e di raccogliere i relativi consensi. Anche in questo caso Grillo ha posto alla base della sua azione due temi: nessun accordo con nessun partito per governare il Paese; nessuna intermediazione di altri soggetti fra popolo e istituzioni.
Il suo successo è stato sempre incrementato dal fatto che la gente ormai odia i partiti tradizionali per le loro malefatte e per la continua corruzione estesa che, non solo non viene combattuta, ma viene praticata a tutti i livelli.

È noto all’opinione pubblica come ormai vi siano decine di parlamentari sotto inchiesta e molti condannati; centinaia di consiglieri regionali imputati, fra cui oltre trenta nell’Assemblea regionale siciliana; migliaia di consiglieri comunali che con grande faccia di bronzo hanno continuato a liquidarsi gettoni di presenza anche quando erano assenti.
La diffusa povertà, la forte pressione fiscale, ufficialmente intorno al 43% ma sostanzialmente superiore al 60%, l’estesa corruzione stimata in circa 60 miliardi, l’evasione fiscale su cui tutti convengono intorno ai 120 miliardi, la carenza di infrastrutture nel Mezzogiorno, il diffuso clientelismo che favorisce gli amici degli amici, tutto ciò ha creato e crea disgusto nei cittadini che, per reazione, o non vanno più alle urne oppure votano una Raggi.
Intendiamoci, non che Virginia Raggi sia peggiore di tanti altri sindaci; solo che è una persona inconcludente, senza esperienza né competenza, non in grado di gestire un ente come Roma che ha un bilancio di 5,3 miliardi.
Trump e Grillo sono la novità cui i popoli si sono rivolti. Non sarà facile combatterli.

Carlo Alberto Tregua

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