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Aumentano contagi e ricoveri, ma non dimentichiamoci dei pazienti "non Covid"

Aumentano contagi e ricoveri, ma non dimentichiamoci dei pazienti "non Covid"

Aumentano contagi e ricoveri, ma non dimentichiamoci dei pazienti “non Covid”

I tre mesi di lockdown hanno sicuramente consentito al nostro Paese di arginare la diffusione della pandemia Covid 19 ma non di sconfiggerla, come dimostra la lenta ma progressiva ripresa dei contagi e il conseguente inesorabile incremento dei ricoveri. Siamo ben lontani dalla drammatica situazione di marzo e aprile ma anche notevolmente distanti dal poter pensare che tra autunno e inverno prossimi non si possano ripresentare analoghe criticità.

Certo, siamo più consapevoli di quello che abbiamo di fronte, le conoscenze degli effetti dell’infezione da Coronavirus sono molto più approfondite rispetto al mese di marzo scorso, l’approccio terapeutico è stato affinato e risulterà pertanto più efficace ma non è ancora finita. La ripresa dei soggetti positivi, sintomatici o meno, registrata tra fine agosto e settembre sta destando non poca preoccupazione tanto da dover ricorrere nuovamente alla destinazione quasi esclusiva di molte strutture sanitarie pubbliche per il ricovero e il trattamento dei pazienti Covid. Questa volta il sistema non potrà farsi cogliere di sorpresa e la risposta ad una nuova ondata epidemica dovrebbe quindi essere di ben altra portata rispetto alla prima. Il problema sono però le altre patologie, gli altri malati, i cosiddetti pazienti non Covid che rischiano di essere trascurati una seconda volta dopo che, nei mesi del lockdown si è assistito alla chiusura di svariate attività assistenziali, in primis quelle ambulatoriali, col conseguente dilatarsi a dismisura delle liste di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici.

Nei mesi estivi, quando c’è stato una parvenza di ritorno alla normalità si è provato a recuperare il gap che si era andato creando, ma il recupero è stato soltanto parziale e il problema rimane. Non solo, ma qualora l’incremento dei casi dovesse diventare veramente problematico, è inevitabile attendersi che gli sforzi del nostro Ssn si concentrino nuovamente quasi per intero ad arginare gli effetti della pandemia con la conseguenza di incidere ancor più negativamente sulle restanti patologie che non sono di certo scomparse sol perché adesso c’è il Coronavirus. Nonostante la pandemia abbia determinato nel trimestre marzo-aprile-maggio un numero di decessi particolarmente elevato (31.581), questi restano comunque ben al di sotto delle morti registratesi per malattie cardiovascolari (47.431) e tumori (36,555) nel medesimo periodo. Non sono sparite neanche patologie croniche che continuano a mietere vittime con numeri importanti.

Sempre nel periodo del lockdown abbiamo avuto in Italia 10.732 decessi per patologie dell’apparato respiratorio, 6.628 per malattie neurologiche croniche (Alzheimer), 4.882 per malattie dell’apparato digerente. In totale quindi nel trimestre marzo-maggio 2020 in Italia ci sono stati 131.028 decessi per altre patologie, più del quadruplo dei decessi legati al Covid ed è certo che questi pazienti non possono essere abbandonati al loro destino. Col Decreto Agosto il governo Conte ha stanziato circa 500 milioni di euro per finanziare le prestazioni aggiuntive del personale sanitario, a dimostrazione delle gravi carenze strutturali che affliggono i nostri Ospedali pubblici orma da almeno un decennio. Ma chiedere, pur dietro remunerazione aggiuntiva, questo sforzo immane a medici e infermieri non sarà sufficiente, così come non lo sono le risorse finora stanziate, pensate fino alla fine di questo anno, forse nella speranza che magicamente dopo Capodanno l’emergenza sarà finita, ma così non sarà.

Occorre allora rifinanziare questo capitolo di spesa in maniera congrua e far si che le Regioni si adoperino in maniera tempestiva al loro impiego nella maniera più efficiente ed efficace possibile, nel tentativo disperato di arginare quell’allungamento di liste di attesa per ricoveri e prestazioni ambulatoriali di cui rischiano di pagare un prezzo salatissimo i pazienti non Covid. Ma tutto ciò non basterà, occorre pigiare sull’acceleratore e procedere speditamente alle assunzioni di nuovo personale, invertendo quel trend sciagurato di tagli senza fine che hanno ridotto all’osso gli organici di tantissimi ospedali pubblici in tutte le Regioni italiane e in alcune ancora di più.

Se è giusto porre la lotta al Coronavirus in cima alla lista delle priorità sanitarie, non ci si può comunque dimenticare di tutti gli altri pazienti le cui patologie restano e continuano a fare il loro corso senza pietà. Non si possono abbandonare al proprio destino migliaia di cittadini la cui sfortuna raddoppierebbe dal momento che oltre ad essersi ammalati hanno “scelto” di ammalarsi in un frangente in cui le ordinarie attenzioni di norma a loro dedicate vengono meno a causa di questa maledetta pandemia che, in ultima analisi, rischia di provocare tante altre vittime collaterali senza che il virus le abbia nemmeno sfiorate.

Giuseppe Bonsignore
Cimo Sicilia

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