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Caos nei Pronto soccorso di Catania

Caos nei Pronto soccorso di Catania

Caos nei Pronto soccorso di Catania

La simbolica e giustificata protesta di un nutrito gruppo di medici di pronto soccorso del Cardarelli di Napoli, pronti alle dimissioni in massa, riapre un tema delicato che aveva già caratterizzato il settore della medicina dell'emergenza prima dell'arrivo della pandemia.

I medici, esasperati dai turni stressanti e dal rischio di finire anche aggrediti dai cittadini per le lunghe attese nelle sale d'aspetto, ha voluto rilanciare - con un comportamento ai confini dell'interruzione di pubblico servizio -  il tema delicato del rischio per la medicina d'urgenza di non poter soddisfare il diritto all'assistenza e ha ribadito allo Stato  la necessità urgente di prevedere interventi legislativi risolutivi che puntino a  una nuova riorganizzazione dell'intera filiera sanitaria.

Pronto soccorso pieni a Catania, le emergenze in Sicilia

Anche da noi in Sicilia ci sono reparti di grandi ospedali che già da settimane hanno denunciato  un aumento insostenibile degli accessi nei pronto soccorso di pazienti che spesso avrebbero più bisogno di una assistenza sul territorio che ricorrere agli ospedali.

"Il problema - spiega un primario di un grande pronto soccorso di Catania - è sempre lo stesso ormai da anni, ma adesso sta diventando endemico e più preoccupante perché la gente sta perdendo la ragione. Noi, così, ci ritroviamo non soltanto a dover curare le persone, ma anche a cercare di calmare chi non intende ancora attendere il proprio turno in astanteria.

Pronto soccorso pieni a Catania, l'aggressione al Cannizzaro

Già in passato a Catania si sono registrati episodi di intolleranza che sono sfociati in vere e proprie aggressioni fisiche del medico di turno al ps. L'ultimo fatto è accaduto una decina di giorni fa nel presidio di emergenza del Cannizzaro. "Purtroppo noi medici - continua il responsabile - ogni giorno ci troviamo a dover discutere vivacemente con persone che ti parlano con le dita negli occhi. Persone molto polemiche. Oggi riteniamo che  ci sia un clima di sfiducia nei confronti del personale che facciamo fatica a comprendere"

"I cittadini arrivano in sala d'aspetto per questioni più banali, - continua il primario - ma pretendono tutto e subito e con una diffidenza nei confronti dei medici che è a dir poco clamorosa...Non solo insistono per essere immediatamente soccorsi, ma quand'anche tu li soccorri poi non si fidano del percorso terapeutico disposto e attaccano. Pretendono altro e sono pronti a denunciare, protestare e ad aggredire verbalmente. Qualche giorno fa la direzione ha ricevuto la lettera di protesta di un cittadino con una patologia cronica che racconta la sua esperienza  all'interno del nostro reparto e denuncia che un medico non lo avrebbe assistito. Inoltre lamenta che questo sanitario gli avrebbe negato il posto letto per il ricovero. Noi conosciamo il medico oggetto della lettera, persona sempre disponibile e siamo pianamente convinti che le cose non siano andate come racconta il paziente che chiude la lettera addirittura minacciando: "...Poi certo che capitano le aggressioni..".

Il rischio di pronto soccorso senza medici

E' per questo che  la protesta dei medici monta e senza interventi rischia di diventare molto preoccupante e arrivare a paventare il rischio che i pronto soccorso si ritrovino senza personale. "Una ventina di giorni fa - racconta ancora il responsabile - uno dei nostri migliori medici, vincitore del concorso a tempo indeterminato, di punto in bianco ha preferito pagare 12mila euro di penale, licenziandosi da un giorno all'altro, per frequentare  il corso di formazione in Medicina generale. Cosa vuol dire questo? Che molti medici hanno ormai chiaro che la vita del medico di pronto soccorso è troppo stressante e poco gratificante".

Pronto soccorso vuoti a Catania, i medici se possono vanno via

"A parità di trattamento economico ormai è diffusa la consapevolezza tra i colleghi che è molto meglio andare a lavorare in un altro settore della sanità dove fai una vita meno caotica e vivi meglio. E il polso della situazione si evince anche dal 50 per cento di iscritti nelle  scuole di specializzazione in medici di pronto soccorso che abbandonano i corsi dopo appena un anno".

Il primario suona quindi un campanello d'allarme che le autorità non possono non tenere presente per poi non piangere lacrime di coccodrillo quando il fenomeno diverrà insostenibile. "Oggi con la carenza di medici in molti settori e discipline oggi nessun medico resta a spasso. Quindi lo specializzando in Ps può decidere dove accasarsi e per la maggior parte dei casi  opta per un percorso professionale meno difficile. Ora bisogna affrontare il problema alla radice. Non è solo un problema di pagare meglio i medici di pronto soccorso. Qui occorre rivedere tutta l'organizzazione delle aziende sanitarie, dove, a causa della crisi si sono tagliati migliaia di  posti letto e non esiste una politica orientata a favorire il paziente di pronto soccorso. Così i reparti di accesso  sono quelli che si riempiono a dismisura, con turni di attesa dei pazienti che sono diventati cronici. Oggi quindi il Ps è diventato il tombino delle aziende, non il fiore all'occhiello degli ospedali".

Un capitolo a parte riguarda la medicina territoriale e la sua riorganizzazione. "Qui non è un problema di nuovi medici di famiglia in servizio. Qui bisogna fare una distinzione. Se uno ha sul territorio un ristorante a 5 stelle a prezzi stracciati  e poi tanti McDonald  dove va? Dove la cucina è completa. Quindi parlare di aprire delle "case della salute" sul territorio che però non sono fornite di centro analisi, radiografia, ecografia e altri servizi che senso ha?". "E allora - conclude il primario - qui ci vuole da parte del governo nazionale e poi a cascata dai governi regionali una grande riforma generale, rimettendo mano a molte delle scelte che hanno caratterizzato la nostra medicina negli ultimi 30 anni. Ma si avrà la forza di farla? Noi medici di pronto soccorso abbiamo seri dubbi...".

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