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Berlusconi dice no, ma favorisce il sì

Berlusconi dice no, ma favorisce il sì

Berlusconi dice no, ma favorisce il sì

Fra otto giorni il responso del Popolo sulla Riforma costituzionale che va accettato senza se e senza ma, qualunque sia.
È ovvio che i toni si siano inaspriti. Gli argomenti portati a sostegno della Riforma cercano di distogliere l’attenzione dei cittadini dall’oggetto della stessa, come fanno molti fautori del No.
Chi parla del Jobs Act, chi fa benaltrismo, chi cita la scarsa crescita economica ed altre questioni importanti, ma che nulla hanno a che fare con una riforma strutturale, che ha lo scopo di rendere snello il funzionamento del Paese e consentire la rapida approvazione delle leggi, l’attribuzione delle competenze fra Stato e Regioni in maniera chiara.
Ma, a monte di tutto, c’è la possibiltà per i cittadini, finalmente, di mandare a casa 315 senatori, con un risparmio di 250 milioni, perché il Senato dovrebbe dimezzare le proprie spese, di chiudere l’inutile Cnel  (80 dipendenti, 64 consiglieri, 2 vicepresidenti) che costa 20 milioni, di tagliare le indennità dei consiglieri regionali adeguandole a quella del sindaco del comune capoluogo. 

Come si fa a discutere di altre cose e non di queste che sono l’oggetto della Riforma costituzionale? È chiaro che si tratta di espedienti per intossicare i cittadini meno abbienti e che hanno meno conoscenza, ma che costituiscono numeri importanti.
Tuttavia, la classe media, che è quella che fa pendere il piatto della  bilancia verso il Sì o verso il No, chiamata anche maggioranza silenziosa, saprà valutare gli oggetti in discussione e prenderà le decisioni conseguenti.
Chi andrà a votare, preponderantemente voterà Sì, mentre si compatta il fronte degli astensionisti (o dei menefreghisti) con quello del No.
Secondo opinione diffusa, se viene superata la soglia del 60% dei votanti (circa trenta milioni), il Sì prevarrà. Sarà quindi opportuno, anche col passaparola con tutti gli aventi diritto, di recarsi presso le urne per esprimere il proprio ponderato giudizio: Sì o No.
Ponderato giudizio: una riflessione sugli argomenti pertinenti e non altri strumentalmente portati, perché tutte le persone di buon senso comprendano che questa Riforma, pur essendo scritta male, e pur contenendo errori, è tuttavia quel sasso nello stagno dell’immobilismo, contro la Casta che ha dominato l’Italia in questi ultimi 30 anni.

Non sembri strano che fautori del No sono personaggi che percepiscono ventimila euro al mese di pensione pubblica. È evidente che intendono mantenere i privilegi anche per tutti i loro colleghi che ambiscono ad avere gli stesse privilegi. Non sembri strano che la Cgil sia orientata verso il No perché la Riforma le taglia le unghie.
È strano invece, che i cittadini comuni, di fronte alla possibilità di tagliare privilegi e spesa pubblica, si possano orientare a negarla.
E veniamo ai negazionisti. Vedere alleati, Grillo e Salvini, D’Alema e De Mita, La Russa e Vendola, è veramente incredibile. Tutti costoro non pensano ad un’alternativa alla Riforma costituzionale e neanche a un’alternativa all’attuale maggioranza, perché non si vede come possano mettersi d’accordo avendo obiettivi diametralmente opposti. Pensano a cacciare Renzi che li ha rottamati.
Berlusconi è fuori da questo insieme di negazionisti. Il suo No è sfumato perché consiglia di andare a votare: sembrerebbe questa una indicazione sommersa del Sì.

Abbiamo espresso prima le ragioni secondo cui se i votanti supereranno la soglia del 60%, probabilmente faranno prevalere il Sì. Dunque, la spinta di Berlusconi per mandare gli elettori a votare, andrebbe in questa direzione. Per altro, l’ex Cavaliere sa bene che con Renzi ha possibilità di dialogare e, dopo l’abbandono di Forza Italia anche da parte di Stefano Parisi e del suo nuovo movimento, Energie per l’Italia, non gli resta che cercare di sopravvivere, forse anche seguendo quello che hanno già fatto Verdini e Alfano: un rassemblement del centro con richiami alla Destra, uniti alla Sinistra riformista e moderata.
Ma questo scenario si valuterà dalle ore 23 di domenica 4 dicembre, quando verranno comunicati i primi exit poll.
La questione è cruciale: dall’approvazione, o meno, della Riforma costituzionale dipendono la stabilità delle Istituzioni, la crescita del Pil e dell’occupazione, la linea di fermezza nei confronti dell’Europa burocratica, nonché lo sviluppo dell’export frutto dei numerosissimi accordi fatti da questo governo a livello internazionale.
Ogni vero cittadino si regoli secondo scienza e coscienza.

Carlo Alberto Tregua

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