L’Italia è uno dei Paesi europei che maggiormente ha sofferto e soffre ancora la crisi. Il benessere economico è decisamente più basso rispetto alla media europea, e piuttosto consistente è la quota di persone a rischio povertà. Il Rapporto Bes dell’Istat certifica, a questo proposito, un quadro del Belpaese non proprio ottimistico. Secondo tale fonte, infatti, circa l’11,5% della popolazione residente in Italia vive in condizioni di grave deprivazione materiale, non potendo permettersi di riscaldare adeguatamente la casa, di andare in vacanza per una settimana e di effettuare pasti proteici una volta ogni due giorni. In tale contesto, siamo superati solo da Lettonia, Ungheria, Grecia, Romania e Bulgaria, che detengono quote maggiori di residenti gravemente deprivati.
Il disagio economico degli italiani è fortemente legato alle condizioni lavorative e alle difficoltà di entrare e permanere nel mercato del lavoro. Non è un caso che il Belpaese, assieme a Spagna e Grecia, detenga un basso indice di intensità lavorativa, con il quale si intende il numero di persone tra i 18 e i 59 all’interno di un nucleo familiare (esclusi gli studenti 18-24enni) che hanno lavorato nell’anno precedente per meno del 20% del loro potenziale.
A livello nazionale, ovviamente, il quadro è più variegato ed è soprattutto nelle regioni meridionali che si concentra la maggior parte della popolazione a rischio povertà e con i redditi più bassi. La Sicilia, in particolare, è l’emblema dell’intero Mezzogiorno. Nella nostra Isola il reddito medio pro capite è pari a 12.838 euro, ed è tra i più bassi, assieme a quelli di Calabria e Campania. Nelle regioni settentrionali, invece, il reddito medio si aggira intorno ai 20.800 euro. Una bella differenza. L’indice di rischio povertà, inoltre, da noi si attesta al 42,3% ed è il più alto in assoluto in tutta Italia. Al Nord, invece, si parla di un indice medio dell’11%, mentre al Centro si parla del 16,1%.
Per continuare con questa triste disamina, ben il 27,3% della popolazione siciliana vive in uno stato di grave deprivazione materiale, mentre al Nord e al Centro l’indice si attesta rispettivamente al 6,1% e all’8,4%. Il 28,1% dei siciliani vive in famiglie che riescono ad arrivare a fine mese con grandi difficoltà, e per una fetta altrettanto cospicua di persone si registra una bassa intensità lavorativa. Al di là degli slogan di governo, quindi, viene da pensare che qualcosa non va e che le politiche del lavoro e del welfare finora adottate vanno assolutamente ripensate.
Oriana Sipala
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