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Maltrattamenti sui bambini, Sicilia tra le regioni con più criticità

Maltrattamenti sui bambini, Sicilia tra le regioni con più criticità

Maltrattamenti sui bambini, Sicilia tra le regioni con più criticità

ROMA- Resta alto in Italia il rischio maltrattamento all’infanzia, amplificato anche dalle conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza coronavirus. È quanto emerso dalla III edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia dell’organizzazione umanitaria Cesvi, che quest’anno ha il titolo “Restituire il Futuro”. L’Indice - curato da Cesvi e sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico di altissimo livello composto da Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, Miur, Istituto degli Innocenti, Cismai, Consiglio nazionale Ordine Assistenti Sociali - è stato redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato in occasione di un incontro digitale.

Il fenomeno del maltrattamento sui bambini è forse la peggiore tra le emergenze sociali sia per la sproporzione di forze tra il maltrattante e il maltrattato sia per il tradimento della fiducia che i bambini ripongono negli adulti. In Italia si stima che 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali. Di questi quasi 100.000 sono vittime di maltrattamento. Il maltrattamento sui bambini è infatti la conseguenza ultima di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono.
A livello generale, il quadro finale dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è quello di un’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità dei territori del Sud Italia che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità. Solo la Sardegna registra un peggioramento dei fattori di rischio e un miglioramento dei servizi. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°).

La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è invece, come negli anni precedenti, l’Emilia-Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige (2°), Friuli-Venezia Giulia e Veneto che si scambiano il terzo e il quarto posto, e Toscana, confermata alla quinta posizione.

L’Indice, complessivamente, vede dodici regioni al di sopra della media nazionale (erano tredici nel 2019): tutte le otto regioni del Nord Italia, tre dell’Italia Centrale (Toscana, Umbria e Marche) e una del Sud (Sardegna). Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Lazio si confermano regioni a “elevata criticità”, che combinano una situazione territoriale particolarmente difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi. A queste si aggiunge il Molise, precedentemente posto sulla media nazionale. Sardegna e Umbria rientrano nella categoria delle regioni “reattive” che combinano un fattore ambientale critico con un’offerta più dinamica di servizi dedicati al maltrattamento.

Tra le regioni “virtuose” - con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio - si confermano invece Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana e quest’anno, in aggiunta rispetto al 2019, anche il Piemonte che, pur perdendo una posizione per i fattori di rischio migliora nei servizi. Tra le regioni “stabili” si collocano tre regioni: la Lombardia, come nella precedente edizione, la Valle d’Aosta collocata tra le regioni virtuose nell’Indice 2019 e le Marche.
“In occasione dell’elaborazione del nostro Indice regionale, quest’anno abbiamo focalizzato l’attenzione anche sugli effetti dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno del maltrattamento all’infanzia attraverso interviste a dodici operatori sociali che operano su tutto il territorio nazionale”, spiega Valeria Emmi, Advocacy Coordinator Cesvi, sottolineando che “il quadro delineato fa pensare ad un forte impatto, anche se molti degli effetti verranno alla luce soltanto a lungo termine”.

Dall’analisi sull’emergenza Covid-19 è emerso che la crisi che ne è derivata ha enfatizzato sia le criticità che i punti di forza strutturali già esistenti nelle varie regioni italiane in relazione al rischio di maltrattamento all’infanzia. In aggiunta, stanno emergendo i contorni di traumi di natura diversa a seconda dei territori della Penisola, e più direttamente legati all’asimmetria del contagio: mentre nel Nord Italia emergono con più frequenza traumi di natura primaria spesso legati ai lutti e alla loro difficile rielaborazione, nelle regioni del Sud si registrano le criticità derivanti da un maggiore disagio economico, acuito dalla crisi, e con un impatto su bisogni primari come l’accesso al cibo.

“In Italia - spiega la Presidente di Cesvi, Gloria Zavatta - il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è un problema diffuso, ma poco conosciuto anche a causa della scarsità di dati a disposizione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che per ogni caso conosciuto dai servizi ce ne sono altri nove sommersi”. Per questo Cesvi ha scelto negli ultimi anni di portare l’esperienza maturata nei paesi del sud del mondo anche in Italia intervenendo a Bergamo, Napoli e Bari, in collaborazione con partner locali, con un programma di prevenzione e contrasto al maltrattamento infantile, e allo stesso tempo, di approfondire e studiare scientificamente il fenomeno attraverso l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia, realizzato insieme ad esperti di settore e rappresentanti delle istituzioni”.

“La terza edizione dell’indice - continua la presidente Zavatta - mette in luce la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel nostro paese e ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei Liveas (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale). Inoltre, si conferma la necessità di adottare strategie di intervento a medio-lungo termine in grado di modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate”.

Eloisa Bucolo

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