Tra le matricole dell’Università di Catania ci sono anche sei studenti attualmente reclusi. Sono i primi risultati dell'accordo quadro siglato nel febbraio scorso tra l'assessorato all'Istruzione della Regione, gli atenei siciliani, il Provveditorato regionale per l'amministrazione penitenziaria e il Garante dei diritti dei detenuti.
Una "apertura" del mondo accademico di rilevante incidenza che consente e promuove il diritto all'istruzione universitaria all'interno dei poli penitenziari.
Un'azione voluta dal rettore Francesco Priolo e dai docenti Fabrizio Siracusano e Teresa Consoli, referenti per l’Università di Catania ai rapporti con i Poli universitari penitenziari, che è stata portata avanti, nonostante l'emergenza pandemica.
Nell'anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) che scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza e 355 (34,3%) in alta sicurezza e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, il 6,2% del totale degli studenti.
Ben 896 sono gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre 137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%).
Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall'area artistico-letteraria (18,6%), giuridica (15,1%), agronomico-ambientale (13,7%), psico-pedagogica (7,4%), storico-filosofica (7,3%), economica (6,5%) e altre (6%).
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