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La fuga del panettone dalla Sicilia: il caso Fiasconaro

La fuga del panettone dalla Sicilia: il caso Fiasconaro

La fuga del panettone dalla Sicilia: il caso Fiasconaro

Vi ho già parlato del piccolo borgo madonita di Castelbuono in occasione dell’assurda vicenda legata all’Ypsigrock, e torno nuovamente alle pendici del colle Milocca per raccontarvi di una storia forse ancora più assurda e ugualmente emblematica di come vanno le cose in Sicilia.

La vicenda è quella relativa all’azienda dei fratelli Fiasconaro, nata nell’ormai lontano 1953 come piccola pasticceria e arrivata, oggi, a produrre un fatturato annuo di quasi 13 mln di euro (dati del 2015) che dà lavoro, nella sola Castelbuono, a più di 120 addetti qualificati, con l’indotto che comprende altri 11 laboratori artigianali sparsi in tutta la Sicilia.

La specialità dei Fiasconaro, per chi non lo sapesse, è la pasticceria, ma il nome dell’azienda è legato soprattutto alla produzione dei panettoni artigianali, fra i più famosi di tutto il mondo. Sì, il dolce milanese per eccellenza è stato adottato da degli artigiani siciliani per essere esportato in tutto il globo. E non è un’iperbole o una frase fatta: ricordo di aver visto con i miei occhi un intero scaffale dedicato al tipico panettone Fiasconaro l’ultima volta che sono stato a Londra. E mi riferisco ai magazzini Harrods, non certo a un supermercato qualunque.

Il successo dei Fiasconaro Oltremanica d’altronde è stato recentemente premiato con la Stella d’Oro al Great Taste Awards, uno dei massimi riconoscimenti che la critica gastronomica britannica riserva, e che ha decretato la bontà del panettone King castelbuonese.

Un’altra particolarità dell’azienda madonita è quella, salvo rare eccezioni, di servirsi di prodotti esclusivamente locali, dal pistacchio di Bronte al cioccolato di Modica, e ha riportato in auge altri gusti scomparsi o quasi come la manna.

Insomma capirete bene che i Fiasconaro, con un regime d’affari così in crescita, coltivino l’esigenza di espandere la loro azienda, rimanendo nel territorio. Secondo Nicola, il fratello che cura la produzione, l’impresa avrebbe bisogno di uno spazio di ulteriori 10 mila metri quadri. E sono almeno 10 anni che reclama questo spazio. Il bello è che a Castelbuono lo spazio ci sarebbe: la vecchia area artigianale Sirap, finita nel patrimonio del Comune da 6 anni e adesso abbandonata da 30, ma la burocrazia continua a bloccare la destinazione d’uso dell’area.

Da qui lo sfogo di Nicola Fiasconaro che, amareggiato da tanto immobilismo, ha minacciato di lasciare per sempre la terra d’origine. Per il sindaco Antonio Tumminello la vicenda potrebbero concludersi al più presto e ha accusato l’imprenditore di essere ingeneroso.

Ma la cosa non finisce qui. Silvano Doletta, sindaco del paese di Velasca, piccolo Comune piemontese di 1.600 abitanti, avendo appreso la notizia, ha voluto subito incontrare Fiasconaro per offrirgli la sua area artigianale, rimessa in sesto in appena 10 mesi. Un abisso rispetto ai trent’anni dell’area Sirap.

La vicenda non è ancora chiusa ma Fiasconaro, che ha incontrato Doletta a Velasca, si vedrà presto ricambiata la visita, e probabilmente, se a Castelbuono non si daranno una mossa, si metteranno le basi per trasferire il panettone più famoso del mondo in Piemonte.

Al momento, quello che trattiene Fiasconaro in Sicilia è soltanto l’amore per la propria terra dei tre fratelli (come dichiarato in una recente intervista a La Stampa). Ma si sa, l’amore è eterno sinché dura. E in Sicilia la vita per le imprese, stretti nella morsa fra politica e burocrazia, è sempre più dura.

Luca Mangogna

 Twitter: @LucaMangogna

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