PALERMO - Non serviva il coronavirus o un lockdown per mettere in ginocchio il commercio siciliano. Già da tempo la crisi ha imperato, e in mezzo a tante difficoltà affrontate dai commercianti, il Sinalp Sicilia denuncia “gli errori e l’incapacità nella programmazione della crescita commerciale delle città siciliane perpetrati dalla classe politica nostrana”.
Lo ha voluto ribadire con forza il segretario regionale del sindacato dei lavoratori e dei pensionati per la regione siciliana, Andrea Monteleone: “In Sicilia esisteva un tessuto di piccole e piccolissime attività commerciali che negli ultimi dieci anni via via è scomparso, perdendo ben il 18% dei punti vendita presenti nelle grandi città. Questo tessuto commerciale diffuso, fungeva anche da presidio e controllo del territorio, garantendo sicurezza ai cittadini e preservandone lo spopolamento”.
E invece tutto sta svanendo: esempio della mala gestione, secondo Monteleone, è Palermo, che spicca per l’incapacità di programmare una crescita commerciale della città in grado di combattere la desertificazione del centro storico e la contemporanea salvaguardia dei livelli occupazionali. Si è scelto, infatti, di andare verso i grandi gruppi commerciali, con la conseguente apertura dei centri commerciali. E il centro si è svuotato, perdendo una grande possibilità di sfruttare il fascino e lo charme delle piazze e delle vie del capoluogo.
Ad oggi, sostiene il sindacalista, “con la crisi mondiale del commercio, la fragile economia siciliana ha messo in fuga i marchi della grande distribuzione come Conad e Auchan”. Altri grandi marchi internazionali hanno lasciato l’isola cedendo i loro punti vendita a società locali ampliandone la filiera distributiva a discapito degli utili finali e con la consequenziale tentazione di licenziamento del personale ritenuto in eccesso. Ciò che si chiede il sindacato, nelle parole di Monteleone, è l’assenza di una voce politica che cerchi di mettere un freno a questa morìa.
“In tutto questo sconvolgimento del sistema commerciale e distributivo - dice Monteleone - chi alla fine ne paga le conseguenze sono sempre i lavoratori che vengono offesi e traditi da chi invece dovrebbe difenderli. In questi giorni assistiamo alla decisione di Auchan di cedere i propri supermercati, ed alla Rinascente di Palermo che decide di chiudere lasciando nella disperazione i propri dipendenti”.
Il sindacato non vuole rimanere a bocca chiusa, in questo gioco al massacro che vede i lavoratori gli unici a pagare le conseguenze di altrui scelte imprenditoriali. “Prima abbiamo perso le botteghe storiche che presidiavano i centri urbani delle nostre città, ora perdiamo i lavoratori della Gdo che li hanno sostituiti senza alcun reale beneficio”. E tutto questo per un ulteriore peggioramento della situazione, in cui un grande marchio della grande distribuzione tedesca che sta letteralmente invadendo la Sicilia, costruendo i propri punti vendita, e abbassando in questo modo i costi di gestione nel medio e lungo periodo.
“Ma questo nascente strapotere commerciale e distributivo del gruppo tedesco – dicono dal Sinalp - distrugge ancora di più il sistema economico e produttivo siciliano, poiché il gruppo sta inondando il nostro mercato di prodotti di altri territori, anche stranieri, lasciando ai margini i nostri produttori e quindi non dando il via ad una sinergia di crescita per tutto l’indotto presente nell’isola”. Un esempio su tutti, lo scaffale dei vini: più del 90% delle etichette proposte in vendita ai consumatori siciliani provengono da altre parti d’Italia e del mondo ma non dalla Sicilia”.
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