PALERMO – Dopo anni di commissariamenti, per le ex Province regionali finalmente qualcosa si muove. Nei giorni scorsi, infatti, si sono insediate le Assemblee dei sindaci, che rappresentano il ritorno della politica all’interno degli Enti intermedi.
Per anni, infatti, dopo la prima riforma prodotta dal Governo Crocetta e la trasformazione da Province regionali in Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni, la guida di questi Enti è stata affidata ai commissari in attesa delle cosiddette “elezioni di secondo livello” in cui sindaci e consiglieri comunali avrebbero dovuto eleggere dei rappresentanti come presidenti e consiglieri. Un processo che non si è mai messo in moto, fatto di elezioni convocate e subito rinviate, all’interno di un tira e molla stucchevole tra chi voleva ripristinare l’elezione diretta e chi invece preferiva mantenere il nuovo status quo.
Adesso, come detto, la prima svolta dopo anni, rivendicata dai rappresentanti regionali del Movimento 5 stelle. “Si sono insediate in Sicilia – hanno dichiarato i deputati regionali pentastellati Gianina Ciancio e Salvo Siragusa, componenti della Commissione Affari istituzionali all’Ars - tutte le Assemblee dei sindaci delle ex Province. Finisce così la stagione dei commissari, che rimarranno solo per ricoprire il ruolo di presidenti nei Liberi Consorzi, e finalmente torna la rappresentanza politica negli Enti sovracomunali. In questo modo si è restituita la voce ai territori, che per troppo tempo hanno dovuto elemosinare a emissari del Governo ciò che gli spettava di diritto”.
“Visto che per anni non si è proceduto alle elezioni nelle ex Province – ha ricordato Ciancio - a dicembre, in Aula, in occasione dell’ennesimo rinvio, con un emendamento a mia firma, abbiamo proposto che in attesa dell’insediamento degli organi titolari, il ruolo di controllo e indirizzo politico spettasse ai sindaci. In questo modo abbiamo obbligato il governo a insediare subito le assemblee dei primi cittadini, che stanno cominciando a lavorare e stanno già approvando i regolamenti per il loro funzionamento”.
C’è poi anche un’altra novità significativa, legata alla sentenza della Corte Costituzionale numero 240 del 2021. Il pronunciamento della Corte è arrivato sugli articoli 13, comma 1, e 14 della legge della Regione Siciliana 4 agosto 2015, n. 15 (Disposizioni in materia di liberi Consorzi comunali e Città metropolitane), sostituiti dall’art. 4, commi 1 e 2, della legge della Regione Siciliana 29 novembre 2018, n. 23 (Norme in materia di Enti di area vasta), e dell’art. 1, comma 19, della legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni). La questione era stata sottoposta ai giudici costituzionali dalla Corte d’appello di Catania. Al centro della questione, in pratica, la norma secondo cui il sindaco delle Città metropolitane non è una carica elettiva poiché si identifica automaticamente con il sindaco del Comune capoluogo, a differenza del presidente della Provincia, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio. Le questioni sollevate dalla Corte d’appello di Catania sono state dichiarate inammissibili in quanto richiedono un intervento del Legislatore.
In ogni caso, la Corte Costituzionale ha evidenziato come la normativa attualmente vigente “non sia in sintonia con le coordinate ricavabili dal testo costituzionale” circa l’uguaglianza del voto dei cittadini e la responsabilità politica del vertice della Città metropolitana. Da qui la necessità di un riassetto normativo del settore.
L’assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto
Cosa accadrà adesso? Lo abbiamo chiesto all’assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto, con cui abbiamo cercato di analizzare il futuro degli Enti intermedi siciliani. “La sentenza della Corte Costituzionale n. 240/2021 è una sentenza sul sindaco metropolitano e stabilisce che l’attuale disciplina sui sindaci delle Città Metropolitane è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e pregiudica la responsabilità politica del vertice dell’Ente nei confronti degli elettori. Spetta però al Legislatore, e non alla Corte Costituzionale, introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere, in via diretta o indiretta, i sindaci delle Città Metropolitane. Il primo intervento è riservato allo Stato, perché la legge sulle Province è una norma di riforma economico-sociale”.
In ogni caso un intervento non sembra più rinviabile. Anche perché occorre garantire a questi Enti la piena operatività, per assicurare ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno. “Le novità che verranno introdotte – ha aggiunto Zambuto - riguarderanno la Governance e non i servizi. La Regione garantisce ogni anno alle province quasi cento milioni di euro. Per superare le criticità finanziarie di Liberi Consorzi e Città metropolitane, è stata attivata, di concerto con l’assessore all’Economia, una trattativa con il Governo nazionale, richiedendo la giusta perequazione per gli Enti siciliani, fino a quella data fortemente penalizzati. Grazie questa trattativa si è giunti alla definizione dell’Accordo tra il presidente della Regione e il ministro dell’Economia e delle Finanze che prevede un contributo a favore della Regione Siciliana nell’importo complessivo di 540 milioni di euro da destinare ai Liberi Consorzi e alle Città metropolitane siciliane per le spese di manutenzione straordinaria di strade e scuole e dell’Accordo integrativo, firmato nel maggio 2019, tra Regione e Stato, che ha permesso di destinare a tali enti 100 milioni di euro necessari per la definizione dei bilanci e garantire le funzioni essenziali e rilanciare gli investimenti. A seguito dei relativi procedimenti istruttori si è provveduto ad approvare con specifici Decreti i Programmi di manutenzione di strade e scuole anni 2021-2025 per ciascuno dei Liberi Consorzi e Città Metropolitane e si è provveduto altresì a liquidare le risorse previste dai precitati Programmi per l’annualità 2021”.
Sono passati circa otto anni da quanto l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, annunciò in diretta su Raiuno l’abolizione delle Province regionali. Oggi non solo quegli Enti sono ancora operativi (e costano circa mezzo miliardo di euro l’anno) ma, seppur con un altro nome, necessitano di un assetto nuovo che possa consentir loro di spendere le risorse a disposizione per il bene della comunità.
“Le Province – ha concluso l’assessore Zambuto - non sono state abolite. Si è data attuazione allo Statuto della Regione Siciliana che basa il proprio ordinamento in Comuni e Liberi Consorzi. Il nostro obiettivo, adesso, è mantenere costanti le somme a essi destinate”.
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