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Crisi nera del M5s, l’ex Angela Foti, “Una ristretta cerchia condiziona le scelte senza averne titolo”

Crisi nera del M5s, l’ex Angela Foti, “Una ristretta cerchia condiziona le scelte senza averne titolo”

Crisi nera del M5s, l’ex Angela Foti, “Una ristretta cerchia condiziona le scelte senza averne titolo”

di Patrizia Penna e Raffaella Pessina

Qualcuno l’ha definito “un partito di potere in declino e fratturato al suo interno”. Una cosa è certa, continua ad esserci grande fermento in casa M5s.
All’interno del Movimento creato dal comico genovese, infatti, soffiano ormai da tempo venti di scissione.
Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato in esclusiva un’ex pentastellata “doc”, oggi deputata all’Ars del Gruppo misto, che ci fornisce una sua analisi delle cause che hanno determinato la crisi del M5s.
Nel suo lungo “j’accuse”, Foti critica il sistema delle restituzioni “Usati due pesi e due misure” e non risparmia neanche i suoi ex colleghi al Parlamento siciliano: “All’Ars alleanza indegna con il Partito democratico che ha svenduto la Sicilia e opposizione sterile, non propositiva, solo per bloccare le riforme importanti.

È innegabile che il Movimento Cinquestelle sia in crisi profonda. Secondo Lei cosa l’ha provocata?
“Volendo andare indietro nel tempo e pur differenziando le situazioni, ci sono comunque delle costanti, delle situazioni che sono andate ripetendosi nel tempo e che hanno provocato la crisi a cui stiamo assistendo. A partire dal momento massimo di forza e di spinta che c’è stata verso il M5s, che si è avuto con la nostra elezione all’interno del Parlamento regionale, e poi con le elezioni politiche a livello nazionale, secondo me, si è evidenziato in maniera più spiccata una tendenza che già però esisteva, e cioè quella per cui una ristretta cerchia di persone condiziona e indirizza le decisioni, senza averne titolo. Certo, ogni testa conta e anche gli attivisti devono trovare una rappresentanza per comunicare quello che pensano. Invece, pian piano il Movimento ha preso una brutta piega. Dal momento in cui si è fatta la trattativa con i vari partiti per formare il governo, il capo politico, Luigi Di Maio, frontman del M5s ha voluto avere un ruolo importante nel governo con due deleghe, al Lavoro e allo Sviluppo economico, e in più, quello di vice premier imbastardendo per così dire il suo ruolo, perché è diventato espressione del Parlamento, del governo ma anche che del partito, un deus ex machina dei problemi interni al Movimento in maniera diretta o attraverso i suoi diretti collaboratori. Di Maio, così facendo, invece di acquisire più forza e più potere, si è azzoppato. Quando poi c’era da criticare gli alleati di governo, gli atteggiamenti leghisti che non gli piacevano, essendo vice premier provava inevitabilmente imbarazzo e sceglieva di non coinvolgere il governo in questioni che riguardavano i partiti, così alla fine non interveniva e non diceva nulla né sul governo né sul partito”.

Anche in Sicilia si è creato un problema di leadership dopo l’incarico di viceministro a Giancarlo Cancelleri?
“In questo caso si tratta di una situazione diversa, perché una cosa è essere maggioranza, altra cosa è trovarsi all’opposizione, una cosa è governare un gruppo di 20 persone, altra cosa è invece gestirne 300. Sono due situazioni che per alcuni aspetti sono simili, ma per altre non si possono assolutamente affiancare. Cancelleri è stato sempre un battitore libero. La crisi e la scissione all’interno del M5s si è creata perché ci si era adagiati su un atteggiamento di opposizione sterile, non propositiva, non di rado mettendosi di traverso e gemellandosi con il Pd o con qualche guastatore dal lato del governatore Musumeci, per bloccare l’iter di riforme importanti, come quella sui rifiuti, o anche durante l’ultima finanziaria. Questa specie di alleanza con il Partito democratico non andava assolutamente bene, perché il Pd in Sicilia è fatto di quelle stesse persone che nel 2017 hanno governato con Crocetta e che sono stati decisivi in alcune questioni che tutt’oggi pesano sulla Sicilia, come la riduzione degli introiti dell’Iva, l’Irpef , solo per fare alcuni esempi. Dal mio punto di vista loro hanno svenduto la Sicilia e tutt’oggi ne stiamo pagando le conseguenze e le pagheremo anche in futuro. Per tutti questi motivi io ritengo assolutamente indegna una alleanza con il Pd. Nel 2017 gli elettori ci hanno premiato proprio perché ci contrapponevamo a quella maggioranza. Oggi ci poniamo come opposizione in maniera non qualificata secondo me, perché spesso li vedo blaterare dallo scranno e per giunta a fianco di quelli che erano i nostri nemici. Secondo me, i miei ex colleghi del Movimento Cinquestelle qui in Regione sono totalmente in balia di persone che hanno una esperienza di lunga data come Cracolici e Gucciardi e sembrano pendere dalle loro labbra, dalle loro decisioni”.

Lei sostiene che un altro motivo della crisi del Movimento riguarda l’utilizzo di due pesi e due misure. Ci spieghi meglio.
“Sergio Tancredi, per fare un esempio, ha detto di avere i conti pignorati per la condivisione di un post di un altro collega parlamentare. Si è preferito espellerlo, con la scusa della mancata rendicontazione, quando vi sono colleghi a livello nazionale che non rendicontano da mesi e mesi e tra parentesi rendicontano cifre un po’ discutibili. Ogni tanto vado a leggere quanto rendicontano i colleghi del Movimento Cinquestelle regionale e vado a fare una comparazione con la mia situazione ma non tornano i conti. Io in una legislatura e due anni ho restituito circa 230/240 mila euro con importi mensili fino a 2.500 euro. Invece vi sono colleghi che non vanno oltre i 1.500 euro mensili. Mi pare che vi sia qualcosa di anomalo. Tornando ai problemi interni al Movimento posso dire che se non si fanno i congressi e le riunioni a che cosa dovrebbero servire gli stati generali? Non si può cominciare dal tetto e alla base pensarci dopo. Questo è un problema presente sia qui in Sicilia che a Roma. Non pare possibile che il Pd fino a venti giorni fa abbia fatto la Festa dell’Unità e i Cinquestelle trovino sempre una emergenza per non riunirsi mai, mi sembra una scusa per non comunicare con la base. Gli stati generali, che poi non si sa se si faranno, a tanti sembrano una presa in giro. Il Movimento per me era un mezzo non un fine, invece se ne sono impossessate persone che pensano di godere a vita di questo privilegio di guidare il Movimento, privilegio che si sta dissipando”.

Il Pd: “Scissione per far cadere l’esecutivo sarebbe suicidio politico”

ROMA - Oltre che per Angela Foti, anche per Mario Giarrusso, senatore del Gruppo Misto ed ex M5S, l’alleanza con il Pd segna l’inizio della fine del Movimento pentastellato: “Alleanza col Pd? - ha detto Giarrusso - è la morte nera, come ha detto Di Battista. Sono i traditori di questo Paese, pronti a vendersi allo straniero per un tozzo di pane. Purtroppo Di Battista arriva troppo tardi, non c'è da salvare niente. C’è da ricominciare con tutti i temi del movimento che sono stati abbandonati. Provo una rabbia indicibile verso Casaleggio, lo statuto del 2017 ha concentrato i poteri su un’unica persona che si è creduto dio in terra ed ha ucciso il Movimento, ora Casaleggio si stupisce che il movimento si sia trasformato. L’ha ucciso lui con quello statuto dandolo in mano al piccolo democristiano campano che ha piazzato tutti i suoi amici, i Pomigliano boys”.

“Se le alleanze sono su cose giuste - replica il senatore dem Andrea Marcucci - ben vengano gli alleati. Di Battista voleva essere negativo nei confronti dei 5 Stelle, bene la risposta di Mastella. Il M5S pensi a sé stesso, su quanto sono stati coerenti e alla loro trasformazione a forza di governo”.
Il capogruppo del Pd al Senato aggiunge: “Un consiglio su leadership che vanno cercando i 5S, basta che individuino quelli che tendono a fare l’interesse del paese. Hanno fatto un’operazione complicata sul governo, la loro leadership deve essere allineata all’operazione politica che hanno fatto. Io pretendo e do rispetto, l’importante è che abbiano in particolare in Parlamento una posizione in modo che si possa continuare questa complicata ma molto utile coalizione di governo”.

“Anche il Pd ha avuto una scissione, il discrimine è chi lavora per l’interesse del paese e chi lavora contro. Se la scissione è per far cadere il governo, secondo me è un suicidio politico. La ‘morte nera’ è una citazione che mi è piaciuta poco”, aggiunge.

All’interno del Movimento Cinquestelle in discussione c’è anche l’utilizzo della piattaforma Rousseau

Un problema non da poco se si fa attenzione al tono del lungo post pubblicato domenica scorsa sul blog ufficiale del Movimento: “Il Blog delle Stelle - recitava il post - è il canale ufficiale del M5s e Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel Movimento 5 Stelle”.
“Il post pubblicato in data odierna sul Blog delle Stelle a firma Davide Casaleggio - proseguiva il post - rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle. Il fatto che il Blog delle Stelle sia gestito dall’associazione Rousseau non autorizza il suo presidente a utilizzarla per veicolare suoi messaggi personali non condivisi con gli organi del M5s. Il M5s siamo noi, tutti, non è appannaggio di qualcuno in particolare”. Ieri è arrivata la replica dell’Associazione Rousseau al comunicato del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle: “Il Blog delle Stelle - si legge in una nota - (come riporta anche la privacy policy del Blog) è il blog ufficiale sia del Movimento 5 Stelle che dell’Associazione Rousseau”. “Pertanto Davide Casaleggio, in quanto presidente dell’Associazione Rousseau, è pienamente titolato a pubblicare i suoi articoli sul Blog”, rimarca l’Associazione.

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