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Recovery fund, De Luca mobilita il Sud contro lo "scippo"

Recovery fund, De Luca mobilita il Sud contro lo "scippo"

Recovery fund, De Luca mobilita il Sud contro lo “scippo”

"Solo il 34 per cento dei 209 miliardi del Recovery fund andrà al Sud, mentre, se fossero applicati i criteri europei, ci toccherebbe il 75%". Il sindaco di Messina Cateno De Luca ieri sera, nel corso di un'infuocata conferenza stampa in Municipio - alla quale hanno preso parte in presenza anche la vicesindaco Carlotta Previti e il dirigente della città metropolitana Salvo Puccio e in collegamento web il meridionalista Pino Aprile - , ha parlato di "un vero e proprio scippo nei confronti del Mezzogiorno: guardando i progetti e le opere individuate come nuove solo il 2,84& sono destinate al Sud".
34% invece che 75% "Al Sud - ha spiegato De Luca - sarebbe dovuto andare il 75% delle risorse se invece fossero stati applicati i tre criteri che in ambito europeo hanno portato alla suddivisione delle risorse agli stati membri, con l'Italia che ha ottenuto più denaro di tutti, perché ha un divario maggiore rispetto ad altri Stati. Ma se l'Europa vuole colmare i divari, l'Italia no. Non è pensabile però che si consenta al governo nazionale di utilizzare principalmente il criterio della popolazione per decidere le risorse del Recovery fund da destinare alle regioni, depauperando il Meridione". Mobilitare i Sindaci del Sud La soluzione individuata da De Luca è quella di mobilitare i Sindaci delle sei regioni meridionali coinvolte - Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Sardegna - scrivendo loro una lettera perché chiedano ai Consigli comunali di approvare delibere di diffida per i criteri adottati e che penalizzano il Sud, scrivendo poi alla Ue e al Governo nazionale. Una diffida collettiva che giunga delle regioni meridionali dovrebbe portare l'Ue, molto sensibile da sollecitazioni che arrivano dal complesso delle realtà territoriali, a intervenire. La diffida collettiva "Stiamo predispondendo - ha annunciato al proposito De Luca -, oltre a una nostra diffida, anche una proposta di delibera che manderemo a tutti i sindaci del Meridione per portarla nei rispettivi Consigli comunali al fine di condannare, al di là delle posizioni partitiche, questa situazione. Occorre una reazione di popolo del territorio meridionale a questo vero e proprio atto criminale". Il Meridione pronto a sollevarsi Pino Aprile, nel suo intervento, ha sottolineato come molte altre zone del Meridione siano pronte a sollevarsi contro quest'ennesima ingiustizia. "Per poter ripartire l'Europa - ha detto Aprile - deve ripartire la Germania. Per ripartire la Germania deve ripartire l'Italia. Ma per ripartire l'Italia deve ripartire il Sud. Ecco perché non ci si può permettere questa 'disattenzione' da parte del nostro Paese. E' già pronto un documento di tutte le Regioni del Sud in cui si chiede il rispetto dei tre criteri europei, così come segnalato dal Movimento per l'equità territoriale varato un anno e mezzo fa. Non sono mai arrivati tanti soldi nella storia del nostro Paese eppure né il capo del governo, né un ministro, né alcun presidente della Regione aveva mai guardato bene questi conti, tranne il nostro movimento politico culturale". Un nuovo Piano Marshall Aprile ha anche sottolineato come non venga tenuto in considerazione "che, di ogni somma che arriva al Sud, il 41% torna al Nord per la dipendenza economica del Mezzogiorno dal Settentrione". Per cui quel 34% delle risorse si riduce ulteriormente fino ad arrivare allo stesso quindici per cento del Piano Marshall: "Il Sud - ha concluso - è considerato come uno Stato straniero". "Abbiamo scritto - ha rivelato Aprile - a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha informato il Commissario europeo, il quale ha già rimproverato l'Italia per due volte. Saliamo con i piedi sul tavolo: è ora di dire basta. E lo hanno capito ormai i tanti intellettuali italiani come il presidente Svimez Adriano Giannola. Quel che occorre adesso è proporre un tavolo unico che metta insieme la varie iniziative". Opere e Ponte sullo Stretto Tornando al Recovery, De Luca ha sottolineato come "molte dell'opere del Sud erano già finanziate con altri fondi quindi ci sono delle anomalie" e che "le opere nuove le vediamo quasi tutte concentrate al Nord". E soprattutto "non c'è il progetto del Ponte che potrebbe garantire una migliore tempistica di realizzazione e non è stato preso nemmeno in considerazione". E questo nonostante il fatto che, come ha sottolineato Salvo Puccio, l'attraversamento stabile dello Stretto fosse "l'unico progetto attrattore di investimenti". Le criticità del Piano regionale De Luca ha parlato anche delle opere inserite nella proposta della Regione siciliana e delle criticità emerse. "Non tengono conto - ha sottolineato - delle direttive europee: molti progetti erano già finanziabili con altri fondi, altri sono privi del cronoprogramma o dell'impatto occupazionale o della variazione del Pil. In nessuno sono indicati i sistemi di gestione e controllo e i criteri di sostenibilità. Ci sono poi progetti storici che hanno avuto problemi attuativi come l'aeroporto della Valle del Mela. E questa è solo una parte dei rilievi. Per questo il nostro invito a Musumeci è rivedere tutto: bisogna avere carte a posto. Diamo ascolto ai sindaci e alle città metropolitana per rivedere il piano". "E - ha concluso - facciamo fronte comune". Il risanamento delle baraccopoli Per quanto riguarda infine la città di Messina, De Luca ha ricordato di aver "presentato proposte per 632 milioni di euro tra le quali il piano di risanamento delle baracche tramite l'Anci nazionale e speriamo che molti di questi fondi siano finanziati".

redazione

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