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Corte dei Conti, altolà sul Recovery: nemmeno un euro vada sprecato

Corte dei Conti, altolà sul Recovery: nemmeno un euro vada sprecato

Corte dei Conti, altolà sul Recovery: nemmeno un euro vada sprecato

ROMA - Altolà della Corte dei Conti sull’utilizzo dei fondi in arrivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che deve essere “corretto e attento” per sostenere la ripresa senza che “un euro sia sprecato o finisca nella tasche dei criminali”.

Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte, Guido Carlino, ha sottolineato che “il corretto e attento utilizzo di tali risorse è indispensabile per la duratura ripresa economica del Paese”. Senza contare che in generale “vi è il rischio che molti, per motivi criminosi, possano trarre vantaggio dalla pandemia”.

Il dispiegamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “richiederà sforzi enormi e grande attenzione nell’impiego delle ingenti risorse” ha sottolineato poi il procuratore generale Angelo Canale, avvertendo che “non un euro dovrà essere sprecato; non un euro dovrà finire nelle tasche dei profittatori, dei disonesti, dei criminali”.

“Questo - ha aggiunto - deve essere l’imperativo categorico per tutti, decisori politici, pubbliche amministrazioni, forze di polizia, magistrature”.

D’accordo il premier che ha auspicato un controllo che “deve essere efficiente e intransigente”. Per Draghi l’azione “cruciale” della Corte nel validare le scelte che si faranno sul Recovery “diviene quindi parte del processo con cui noi parteciperemo al processo di costruzione di un’Europa più responsabile ma anche più solidale”.

In generale però, ha avvertito il Premier, “con la stessa fermezza considero fondamentale che tale controllo sia rapido perché le decisioni della Corte, quando intervengono lontane dagli atti sottoposti a controllo, pur se intransigenti, inevitabilmente perdono molta della loro efficacia”.

Essenziale, quindi, abbreviare i tempi delle decisioni amministrative e dei controlli su di esse ed evitare quel fenomeno “paralizzante” che Draghi ha definito la “fuga dalla firma”. Obiettivo che, secondo la Corte, non può però essere perseguito con “deroghe alle norme di contabilità” o con “l’attenuazione dei controlli” che “non hanno mai velocizzato la ricostruzione, né hanno tenuto lontano gli interessi criminosi”.

La strada, secondo la Corte, è quella di “semplificare le regole e i processi decisionali, investire nella digitalizzazione e nell’innovazione” mentre “la deresponsabilizzazione, invece, non è mai un rimedio”.

Anche Draghi ha ricordato le norme “complesse, incomplete e contraddittorie” che hanno appesantito il quadro legislativo assicurando che il governo punta ad un “un rafforzamento della qualità dell’azione amministrativa, a partire dalle competenze delle persone”. Nella “profonda convinzione” ha aggiunto “che le contrapposizioni tra istituzioni siano un gioco a somma negativa, mentre la collaborazione produce effetti moltiplicatori”.

Draghi ha auspicato che sia ispirata ad “un principio di leale e costruttiva collaborazione” la relazione “tra chi agisce e chi controlla”. Un principio che “deve guidare tutti i servitori dello Stato, controllati e controllori”.

redazione

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