L’onore è il valore morale, il merito di una persona, non in sé ma in quanto gli dà diritto alla stima altrui.Come possono avere stima i malavitosi? Ecco l’equivoco dell’essere comune, ampliato da mass media colpevoli, nel non contrastare il dilagare di questo perverso significato.
La parola d’onore è un impegno non scritto che si concretizza con una stretta di mano, che vale più dei contratti, se coloro che si sono impegnati, posseggono, appunto, il senso dell’onore.
Purtroppo è dilagato in questi ultimi trenta o quarant’anni il sistema di non rispettare i patti, sia scritti che verbali. Per i primi l’aumento delle controversie giudiziarie è diventato esponenziale, anche perché chi attiva un processo civile e ritiene di aver torto prende un tempo pressoché infinito.
Si dice anche che la parola data sia una sola, per cui nessuno deve poter avere la possibilità di tradirla, per cui assunto un impegno verbale, esso va rispettato, meglio che se l’impegno avesse forma scritta. Assistiamo invece al travisamento di questo modo di stare insieme: molti danno la propria parola con la riserva mentale che possano riprendersela per poi ridarla ancora. Insomma, uno strumento ingannevole.
Vi è tanta gente in buona fede e persino credulona, che è facile da abbindolare. Ma i cittadini perbene, ce ne sono tanti, non ingannano alcuno, osservano i principi etici e mantengono una linearità della propria condotta, conforme ad una vita basata su regole etiche.
Insistiamo spesso su questo punto, perché i rapporti fra le persone sono costellati di impegni. Anche la dazione a titolo gratuito di una cosa o del proprio tempo, senza alcuna contropartita deriva da un impegno assunto che non può essere disatteso.
Tutti i nuovi associati di Club service e di altre organizzazioni del Terzo settore, di solito fanno promesse e assumono impegni. Dobbiamo constatare con scoramento che pochi mantengono gli impegni e ancor meno tengono fede a quelli che volontariamente hanno manifestato in pubblico.
Furbi e furbetti sono anche menzogneri perché usano l’inganno per carpire la buona fede dei terzi e servire esclusivamente il proprio tornaconto, magari usando modi forbiti e accattivanti.
C’è una difesa contro costoro? Sicuramente: è la cultura, è il sapere, è la conoscenza. Chi sa, non si fa abbindolare perché conosce le vicende dell’uomo dall’età della pietra, perché ha letto, seppur per sommi capi, la Bibbia, il Corano e il Talmud babilonese, nonché quell’altra serie di libri che spiegano la natura umana.
Questa è formata da una parte buona e da una parte cattiva. Spesso chi sa, agisce nel primo versante, anche se vi sono dei sapienti cattivi e malefici.
Meglio il delinquente intelligente che l’ignorante cretino. Con il primo si può discutere, senza addivenire a patti, con il secondo non puoi fare alcun ragionamento, perché le parole, le frasi, i modi di dire, per costui non hanno un significato vero.
Ed è proprio nella comunicazione, portata dai mass media di vario tipo, che si gioca ai nostri tempi il senso degli appartenenti a una comunità, i quali esprimono i vertici politici, cioè quei mandatari che dovrebbero servire il popolo, ma che spesso servono loro stessi.
I responsabili delle istituzioni hanno assunto un impegno, hanno dato la propria parola d’onore ai cittadini che li hanno votati. Ma appena insediati molti di essi dimenticano la parola data e cominciano ad operare, sganciati dal mandato, per fare affari e agire al servizio del proprio tornaconto.
Si dirà: ma sono tutti così codesti responsabili delle istituzioni? Per fortuna, no. Anzi, la maggioranza è formata da persone perbene e capaci, ma hanno il torto di non distinguersi dagli altri, così fanno convivere il grano con il loglio.
Lascia una risposta