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I diritti acquisiti sono furti acquisiti

I diritti acquisiti sono furti acquisiti

I diritti acquisiti sono furti acquisiti

La regola etica principale di una Comunità, secondo i principi di equità e giustizia e in osservanza dell’articolo 3 della Costituzione (tutti uguali di fronte alla legge), è che bisogna ricevere un po’ meno di quanto si è dato, sia in termini di attività sociali che in termini economici nell’ambito del proprio lavoro.
Dovrebbe quindi mettersi al primo posto l’assolvimento dei doveri, prima di chiedere qualunque diritto. Prima i doveri, poi i diritti. Così può funzionare un insieme di persone che deve convivere, non tirando il lenzuolo dal proprio lato con un comportamento egoistico, infischiandosene degli altri lati che vengono scoperti.
Ecco perché tutto il vociare che fanno sindacati, cittadini privilegiati, pensionati che percepiscono un assegno superiore ai contribuiti versati, consulenti ai quali si attribuiscono parcelle sproporzionate al loro lavoro, compensi a componenti di Consigli di amministrazione che fanno panza e presenza, è un comportamento scellerato .Ne consegue che i diritti acquisiti sono nella maggior parte dei casi furti acquisiti. Se c’è un pensionato che ha un assegno di 20 mila euro al mese conseguente ai contributi versati, la regola etica è stata rispettata. Se, invece, c’è un altro pensionato che percepisce un assegno di 20 mila euro al mese, ma ha versato contributi secondo i quali ne dovrebbe ricevere 10 mila, è evidente che sta compiendo un furto degli altri 10 mila, perché non ha dato per quanto riceve.
Vi è anche una questione temporale relativa alle pensioni e cioè gli anni in cui essa è maturata, che devono essere quelli stabiliti per legge e non di meno.
Vi sono state insegnanti che sono andate in pensione con appena quattordici anni, sei mesi e un giorno. Cioè fra i 35 e i 40 anni. Non è possibile che percepiscano pensione per quaranta o cinquant’anni, avendo versato contributi solo per quattordici anni e in misura molto inferiore al calcolo dell’assegno pensionistico. Si tratta di furti acquisiti, che un governo equo ed obiettivo deve eliminare.
Quando a un consulente o a un componente di un Cda vengono assegnati emolumenti, sproporzionati a ciò che fa, si commette anche in questo caso un furto acquisito.

In questo quadro, desta maggiore scandalo la questione del pensionamento dei parlamentari, che è determinato non in base a leggi dello Stato, ma a delibere dei Comitati di presidenza di Camera e Senato. Quest’ultimi non solo hanno sempre violato la regola etica di equità e giustizia, ma hanno mantenuto privilegi per decine di anni, sia per i parlamentari che per i propri dirigenti e dipendenti.
Anche per questi soggetti, le pensioni non sono proporzionate ai contributi versati e al tempo minimo in cui esse maturano, ma calcolate con metodo retributivo e cioè prescindendo da ciò che essi hanno dato quando lavoravano.
Benemerita è l’azione del Movimento cinque stelle che ha portato con molta evidenza all’Opinione pubblica questo vergognoso comportamento di chi, invece, dovrebbe dare l’esempio di moderazione e di equilibrio, percependo meno di quanto dà. Ma, poi, quanto dà un parlamentare in termini di effettivo lavoro? L’opinione pubblica ormai l’ha percepito: molto poco.Abbiamo sentito una parlamentare del Partito democratico, anche in qualità di avvocato, sostenere una tesi bizzarra e cioè che chi ha effettuato un mandato di quattro anni, sei mesi e un giorno, prenderà la pensione a 65 anni, di appena euro 900, perché calcolata con il metodo contributivo.
Tesi bizzarra perché non tiene conto che occorre un minimo numero di anni, come per tutti gli altri italiani, per avere diritto alla pensione. Con meno di cinque anni, nessuna pensione. E poi perché fissarla a 65 anni e non nei termini di tutti gli altri lavoratori (66, 67 o 68 anni)?
La faccia di bronzo di chi sostiene questa tesi è inaudita, getta discredito sulle istituzioni, disamora gli elettori, i quali scelgono di non votare per lo schifo che hanno, oppure votare per il M5s, accusato di populismo. Invece quella che sostengono è una causa sacrosanta.
Peccato che la stessa azione non è stata ancora attivata dall’Assemblea regionale, dove privilegi ben maggiori sono a vantaggio di deputati, ex deputati, dirigenti e dipendenti. Cancelleri è avvertito.

Carlo Alberto Tregua

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