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Ignoranza dell'italiano responsabilità dei docenti

Ignoranza dell'italiano responsabilità dei docenti

Ignoranza dell’italiano responsabilità dei docenti

Più di seicento professori universitari hanno lanciato l’allarme sulla deficienza dell’italiano degli allievi universitari e, per conseguenza, dei laureati. Errori macroscopici da correggere con la matita blu, strafalcioni, mancata consecutio temporum, mancati accordi fra aggettivi o participi e sostantivi. Non parliamo poi del congiuntivo, un modo ormai ignorato e quando usato dà luogo a frasi che provocano ilarità.
Tutto questo indica una precisa responsabilità dei docenti e dei familiari. L’analisi è stata fatta più volte e la ripetiamo: i docenti perché sono impreparati, approdati alle cattedre senza la necessaria selezione concorsuale ma racimolando punti a destra e a manca, soprattutto nelle scuole private.
La seconda reponsabilità è altrettanto grave ed è quella delle famiglie perché i genitori non stanno più vicino ai loro figli per farli studiare e , soprattutto, per far loro capire l’importanza dello studio.
Nelle famiglie sono scomparsi i libri, nella spesa domestica non è previsto il cibo del cervello, tanto lo stesso cervello, quando c’è, può anche non essere usato.

Gli insegnanti non si aggiornano, non usano le librerie dei loro istituti, meno che mai comprano libri. La ministra-maestra, Valeria Fedeli, afferma che gli insegnanti sono preparati: c’è da sbellicarsi dalle risate. Certo, ve n’è una parte di bravi e di capaci, gente che si sacrifica e che considera l’insegnamento una missione. L’iniquità sta nel fatto che essi percepiscono il medesimo stipendio, e poi la medesima pensione, di tutti gli altri  che non hanno considerato l’insegnamento una missione, bensì un modo per portare a casa uno stipendio (e poi una pensione) anche non lavorando o lavorando poco e male.
D’altro canto, ogni oste dà il vino che ha. Quella parte di insegnanti che non ha preparazione come potrebbe dare ciò che non ha? Ecco che sarebbe necessario una sorta di esame triennale per appurare la qualità dei docenti e lo stato del loro aggiornamento.
C’è, per la verità, la cosiddetta conferma dell’entrata in servizio, ma essa costituisce un adempimento meramente formale perché nessun dirigente scolastico si sogna di valutare le qualità professionali dei propri docenti.

Non ci sarebbe nulla di male se gli insegnanti facessero degli esami triennali. I piloti di aereo li fanno ogni sei mesi perché devono essere verificate le loro condizioni psicofisiche. Si dirà che i piloti hanno la responsabilità delle vite di centinaia di passeggeri. E perché, gli insegnanti non hanno la responsabilità di centinaia di migliaia di studenti che, crescendo ignoranti , faranno la loro rovina e quella della società in cui vivono? Qual è la responsabilità più grande, quella dei piloti o quella degli insegnanti?
Mio padre, quando tornavo a casa e riferivo di essere stato rimproverato da un insegnante, mi dava un malrovescio. Mai si è sognato di andare a protestare, anzi, confermava che il docente che mi aveva punito aveva fatto bene: “Vuol dire che te lo sei meritato”. Ecco cosa diceva mio padre, un uomo nato nel 1896: “Te lo sei meritato”. Non sapeva che il merito avesse un grande valore, ma lo usava spesso. Oggi si assiste a madri e padri forsennati che vanno a protestare contro i professori quando questi puniscono, raramente, gli allievi.
Si dirà che il mondo è cambiato. Ma come, in meglio o in peggio? Ci sono dei misuratori della qualità della vita e sono le regole etiche di tutti i tempi. Possono passare millenni ed esse fanno capire se ci si comporta nel versante del bene o in quello del male, se si adempiono i propri doveri, se si reclamano i propri diritti dopo aver adempiuto i propri doveri, se si sono rispettate le responsabilità di ognuno di noi e se siamo stati e siamo buoni cittadini.
È inutile riferirsi ai cambiamenti come ad una scusa dell’abbassamento generale della qualità della vita, anche dovuto alla diffusione sempre maggiore dell’ignoranza di ritorno, effetto delle cause che abbiamo precedentemente descritto.
Leggere, leggere e leggere: non romanzi o fumetti ma saggi, commenti, storia, geografia, economia e, soprattutto, filosofia e psicologia. Anche la logica è materia da studiarsi continuamente, perché essa consente la razionalizzazione dei comportamenti.
Chi sa deve arginare l’ignoranza altrui e compiere ogni sforzo affinché chi non sa capisca come uscire dal suo ghetto cognitivo. Così migliora la Comunità.

Carlo Alberto Tregua

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