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Il totem con la faccina negli sportelli pubblici

Il totem con la faccina negli sportelli pubblici

Il totem con la faccina negli sportelli pubblici

Una delle poche cose buone che fece Renato Brunetta, quando era ministro della Pa, fu l’inserimento nella legge, ancora vigente (n. 15/2009), dell’istituzione dei Totem con tre faccine (verde, gialla e rossa) da porre a fianco di ogni sportello della pubblica amministrazione di qualunque livello.
Il cittadino che chiedeva il servizio,  prima di andare via, poteva schiacciare una delle tre faccine con le quali avrebbe espresso insoddisfazione o soddisfazione.
Ovviamente, tutti i contatti sarebbero stati radunati in un cervellone che li avrebbe elaborati per poi valutare la capacità dei dirigenti e dei funzionari di guidare, bene o male, gli uffici loro assegnati.
Ma nonostante la legge, e nonostante essa sia ancora in vigore, come prima si accennava, i Totem non sono stati istituiti e i cittadini non possono esprimere la loro valutazione, buona o cattiva, quando fruiscono dei servizi pubblici.
La causa di questa grave omissione è chiarissima: dirigenti e funzionari pubblici hanno il terrore del giudizio dei loro Clienti.

Eppure, il Totem è un modo importante per segnalare statisticamente la funzione o la disfunzione di ogni servizio pubblico. Un modo capillare per raccogliere automaticamente dati e per premiare o sanzionare i responsabili degli uffici, i quali spesso si comportano in modo irresponsabile.
Com’è possibile che vi siano state decine di dipendenti che non andavano negli uffici e il loro dirigente non se ne accorgeva? Ma non aveva il compito di evadere un certo numero di pratiche e di richieste dei cittadini? Suvvia, non scherziamo. Quei dirigenti erano conniventi con i loro dipendenti, anzi li proteggevano perché a loro volta avevano gli scheletri negli armadi.
Così operando, la Pubblica amministrazione è andata nel pallone, è diventata fragile e permeabile alla corruzione, non serve più ai cittadini, ha gettato nel cestino gli artt. 54 (... adempierle con disciplina ed onore) e 97 (assicurare il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione), nonché rispondere delle responsabilità proprie dei funzionari.

La disfunzione della Pubblica ammnistrazione di ogni livello non è uguale nel Paese. Le amministrazioni regionali e locali delle otto regioni del Nord funzionano mediamente meglio di quelle delle otto regioni del Sud.
Per esempio, la Sanità è più che buona in Toscana, Veneto e Lombardia, pessima in Campania, Calabria e Sicilia. Col che, le tre regioni del Nord guadagnano, in termini di prestazioni, ammalati che provengono da altre regioni. Le tre regioni del Mezzogiorno sono tributarie di uscite perché i propri ammalati si fanno curare nelle regioni del Nord (la Sicilia perde circa 200 milioni l’anno).
Nell’organico degli insegnanti vi sono buchi vistosi nelle regioni del Nord ed eccedenze altrettanto vistose in quelle del Sud. Nel Nord c’è lavoro, ci sono opportunità, c’è possibilità di scelta e c’è la voglia di fare, mentre al Sud molti cercano il posto fisso, che se da un canto dà un minimo di sicurezza, dall’altro non dà alcuna prospettiva di carriera e di miglioramento.

La Questione Meridionale risale all’annessione del Mezzogiorno al Regno Sabaudo. Si tratta di annessione e non di unione dell’Italia perché il Sud prima del 1861 stava meglio di oggi. Il Piemonte era indebitato al massimo, il Regno delle Due Sicilia aveva un’economia fiorente e le casse dei Borboni erano piene di quattrini. Napoli era il porto più trafficato del Mediterraneo e le imprese di trasporto marittimo con sede a Palermo avevano commesse di notevole entità.
Col trasferimento delle ricchezze dal Sud al Nord, ove l’aristocrazia si è trasformata in ceto industriale, è cominciato il degrado nel Sud che culmina nel degrado della Pubblica amministrazione e dell’economia.
La Pa può essere un motore o una zavorra dell’economia . In atto è una zavorra. Ci vorrebbe un governo forte che riuscisse a trasformarla in organo propulsivo. Come? Digitalizzandola, rendendola trasparente, inserendo i valori di merito e responsabilità e premiando o sanzionando i dirigenti sulla base dei risultati, non del clientelismo.

Carlo Alberto Tregua

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