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Medici specializzandi, raggiunta un'intesa Regione-Università

Medici specializzandi, raggiunta un'intesa Regione-Università

Medici specializzandi, raggiunta un’intesa Regione-Università

di Raffaella Pessina -

PALERMO - La pandemia ha investito la Sanità siciliana all’improvviso cosicché sono venute a galla le carenze accumulate negli anni in questo settore, a cominciare dalla carenza di personale specializzato. Di una sanità non pronta al Sud spesso ha parlato anche il governo nazionale, rimarcando la necessità di contenere il più possibile la pandemia perché se arrivasse nelle regioni del meridione con i numeri e la violenza delle Regioni del Nord, come la Lombardia, le strutture non sarebbero in grado di affrontare l’emergenza. Sulla scia di questa politica di emergenza, tutte le procedure ordinarie per il reclutamento del personale nel settore della sanità vengono bypassate per recuperare velocemente personale e trovare soluzioni in breve tempo. Ed è per questo che la Regione siciliana ha deciso di sottoscrivere un accordo con le Università dell’Isola, sedi delle facoltà di Medicina, per regolamentare il percorso formativo e professionale dei medici specializzandi.

L’accordo, approvato da una delibera del governo Musumeci, in pratica velocizza le procedure che consentono ai giovani professionisti di prestare servizio in corsia e avrà delle ricadute anche nel futuro: una volta superata l'emergenza Coronavirus a partire dal penultimo anno di specializzazione, i futuri medici potranno fare accesso in corsia con più facilità perché verrà loro riconosciuto come “praticantato”, il lavoro svolto durante il periodo di emergenza. Il sindacato Cimo, qualche giorno fa, in un'intervista rilasciata al Qds, ha sottolineato che attualmente mancano tremila unità nel personale sanitario in Sicilia. Ma se rettori universitari e governo regionale si sono mostrati propensi a soluzioni immediate e a questi inserimenti "facilitati", c'è chi mostra perplessità e sottolinea che la specializzazione è importante per gestire l'emergenza.

Il presidente della Federazione medica Cimo-Fesmed, Guido Quici, lancia un allarme. "La rabbia dei medici negli ospedali aumenta – ha detto - il ministro Speranza deve lanciare un segnale e verificare la situazione reale negli ospedali, dove i medici vengono spostati in aree Covid o nei pronti soccorso pur non avendo la necessaria specializzazione o formazione". Gli ospedali, avverte, "rischiano di diventare una vera e propria 'pentola a pressione', anche con ricadute sull'assistenza e questo non può essere consentito nell'attuale contesto emergenziale. A Speranza chiediamo con forza un segnale di vicinanza ai medici ospedalieri, anche andando a verificare cosa succede realmente nelle strutture".

La Federazione ha, pertanto, deciso di trasmettere un invito/diffida alle Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie e ai Presidenti di Regione a non trasferire più medici in aree di cui non sono specialisti e a revocare, in sede di autotutela, eventuali provvedimenti di questo tenore. Tra questi, in particolare, "il consentire lo svolgimento, al di fuori del perimetro normativamente delineato, di prestazioni sanitarie che potrebbero esporre a rischio i pazienti e lo stesso personale impropriamente addetto da ordini di servizio di dubbia legittimità". La stessa nota, sarà indirizzata ai prefetti e ai procuratori della Repubblica.

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