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Trattamenti sanitari obbligatori, la Sicilia dei tristi primati

Trattamenti sanitari obbligatori, la Sicilia dei tristi primati

Trattamenti sanitari obbligatori, la Sicilia dei tristi primati

PALERMO - Un primato che resiste con oltre 850 Tso (Trattamenti sanitari obbligatori) l’anno, 26 ricoveri ogni 100mila abitanti contro la media italiana di 13. La Sicilia è ancora la regione con il più alto numero di Trattamenti sanitari obbligatori, lo rilevano gli operatori del settore e lo dicono i dati dell’ultimo report del ministero della Salute. Il tutto a fronte di una diminuzione dal 2015 a livello nazionale. Eppure sulla salute mentale la Regione in questi anni ha impegnato risorse, il 3% del bilancio, ( il 19% in più rispetto alla media nazionale), ha fatto decreti e linee guida all’avanguardia ma rimaste inapplicate. I pazienti psichiatrici in Sicilia, però, scontano una carenza di posti letto, il 35% in meno rispetto alle altre regioni.

“Spesso sono costretti ad andare fuori provincia o fuori regione - dice padre Pippo Insana presidente dell’Associazione Casa di Barcellona Pozzo di Gotto - con enormi disagi per le famiglie e limiti nella continuità del trattamento che deve proseguire, oltre il ricovero, con i servizi territoriali”.

In compenso nell’Isola c’è un numero considerevole di comunità terapeutiche assistite e comunità alloggio, passate dal 2000 ad oggi da 250 a 5200 posti letto, e dove la residenzialità è diventata cronica. Da altre parti si punta sulla residenzialità “leggera”, in Sicilia resiste un modello più costoso che non dà autonomia ai pazienti.

“Funzionano sempre meno i servizi territoriali, manca il personale, i Tso non possono che aumentare - dice al QdS Gaetano Sgarlata, psichiatra, presidente dell’Associazione ‘Si può fare’ -. Non ci sono piante organiche adeguate. Ci sono delle percentuali fisse che la Regione ha stabilito nel 2015 per i medici ed infermieri mentre non è così per psicologi, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione. Decidono i Dg delle Asp che per queste figure si mantengono su numeri bassi, invece sono quelle figure professionali che lavorano sulle relazioni, sulla prevenzione, sulla capacità di cogliere il disagio e di avere rapporti con i familiari e creare il contesto per il cambiamento con attività riabilitative che permettono di aiutare la persona. A questo dato che non si vuole modificare si aggiunge il fatto che c’è una carenza di medici spaventosa, di psichiatri in particolare”. I servizi, insomma, sono depotenziati.

“A Caltanissetta - aggiunge - c’è una parte della provincia che non ha servizi ambulatoriali aperti, ma anche Siracusa c’è carenza. In ospedale negli Spdc viene trattata la fase acuta della patologia e poi la persona torna sul territorio dove poi è seguito. Anche questo non funziona più bene perché la Regione ha modificato anche la struttura dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura che prima erano ad alta assistenza ora sono a media assistenza e quindi ci sono soltanto per ogni reparto 4 medici 15 infermieri e 4 Oss mentre prima c’erano 6 medici, 19 infermieri, qualche Oss ma anche l’assistente sociale e lo psicologo”.

Come non ricordare Pietro Amato, 28 anni, che nel Spdc dell’ospedale non è mai arrivato, sparito dalla nave che lo portava un mese fa, da Pantelleria ad Agrigento durante l’esecuzione di un Tso. Probabilmente si è gettato in mare, sulla vicenda è stata aperta un inchiesta che dovrà chiarire dinamiche e responsabilità resta il dolore della madre che adesso ha assunto un investigatore privato per avere risposte e restano i vuoti di un sistema che genera anche questi epiloghi estremi. Manca quel lavoro multidisciplinare di equipe che, come sottolinea Padre Insana, può prevenire il ricorso continuo al Tso, mancano percorsi di inserimento

“Abbiamo avuto la sensazione - continua Sgarlata - che ci sia un po’ di superficialità alla Regione nell’affrontare il tema della salute mentale. Speriamo di avere una interlocuzione con il nuovo assessore Giovanna Volo, stiamo preparando una lettera per chiedere un incontro”.

L’aumento dei Tso è il campanello di allarme di un sistema che non sta funzionando, malgrado ci siano gli strumenti normativi. Da affrontare la mancata applicazione del decreto assessoriale del 31 luglio 2017 sull’integrazione socio sanitaria che doveva mettere un po’ di ordine nelle comunità alloggio e nei gruppi appartamento che non riescono a partire. Non applicate neppure le linee guida del 2021 sul budget di salute che prevede che lo 0,2% del bilancio delle Asp sia dedicato a percorsi riabilitativi non residenziali. “Non tutte le aziende si sono adeguate - conclude Sgarlata - a Siracusa non viene applicato completamente, a Catania è partito discretamente, a Palermo poco”.

L’Asp di Messina ha avviato il percorso, spiega Gaspare Motta, direttore del Dsm: “sono stati accantonati due milioni di euro per gli anni precedenti. Abbiamo istituito l’albo aziendale degli Enti del Terzo settore con cui si sta lavorando per i progetti individuali e la loro gestione”.

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