Negli Stati Uniti l’hanno chiamata she-cession, la recessione che colpisce soprattutto le donne nel mondo del lavoro. Un fenomeno sociale che, a causa dell’aumento del costo della vita e del peso crescente della cura familiare, ha spinto milioni di madri a lasciare l’occupazione. Oggi lo stesso scenario si sta delineando anche in Italia, dove la maternità continua a rappresentare una frattura profonda nel percorso professionale femminile, soprattutto nel Mezzogiorno.
Lavoro femminile e maternità: i numeri della she-cession
Il campanello d’allarme è confermato dal rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025” di Save the Children, che evidenzia un forte divario occupazionale legato alla presenza di figli. Nel 2024, nella fascia 25-54 anni, gli uomini lavorano di più quando diventano padri, mentre per le donne accade l’opposto.
Il 77,8% degli uomini senza figli risulta occupato, percentuale che sale oltre il 91% tra i padri. Per le donne, invece, l’occupazione passa dal 68,9% tra chi non ha figli al 62,3% tra le madri, mostrando una penalizzazione diretta legata alla maternità.
Sicilia ultima per occupazione femminile dopo la maternità
Il quadro diventa ancora più critico in Sicilia, che secondo l’Indice delle madri per regione continua a occupare le ultime posizioni per lavoro, servizi e rappresentanza. Nonostante un buon tasso di fecondità, l’Isola resta fanalino di coda per occupazione femminile: il tasso scende al 42% tra le madri e arriva al 40% con due o più figli.
La carenza di servizi per l’infanzia pesa in modo decisivo. In Sicilia sono disponibili solo 17,8 posti ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni, ben al di sotto degli standard europei.
Costi di cura e asili nido: perché lavorare non conviene più
Secondo Istat e Save the Children, il 42% delle donne che lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio lo fa per l’impossibilità di sostenere i costi di cura. Gli asili nido, in particolare, restano un lusso: poche strutture pubbliche e rette elevate nel privato. In molte aree interne e rurali della Sicilia, gli asili nido non esistono affatto, scaricando l’intero carico di cura sulle madri e alimentando l’abbandono del lavoro.
She-cession e fattore culturale nel Mezzogiorno
La crisi non è solo economica ma anche culturale. Secondo l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Catania, la she-cession è amplificata da un modello sociale che costringe ancora molte donne a scegliere tra famiglia e carriera. “La conciliazione tra tempi di vita e lavoro resta un ostacolo reale – spiegano – soprattutto al Sud, dove resistono barriere culturali profonde”.
Pnrr, asili nido e welfare: una sfida ancora aperta
Il Pnrr rappresenta una possibile svolta, con fondi destinati agli asili nido anche in Sicilia. Tuttavia, la Regione resta in forte ritardo nella progettazione e nell’utilizzo delle risorse, mentre il tasso di occupazione femminile si ferma al 34,1%, il più basso d’Italia.
Senza un rafforzamento strutturale del welfare, della flessibilità lavorativa e delle politiche di genere, la she-cession rischia di diventare una condizione permanente.
Autonomia economica e parità: la posta in gioco
Il lavoro femminile non è solo una questione occupazionale, ma anche di autonomia economica e contrasto alla violenza di genere. Quando una donna guadagna poco e i servizi mancano, la scelta di lasciare il lavoro diventa quasi obbligata.
Invertire la rotta significa investire su servizi, cultura e politiche pubbliche, per evitare che maternità e lavoro continuino a essere, soprattutto al Sud, due strade incompatibili.
di Hermes Carbone
Lascia una risposta