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Coronavirus, gli specialisti, i casi non sono meno gravi di marzo

Coronavirus, gli specialisti, i casi non sono meno gravi di marzo

Coronavirus, gli specialisti, i casi non sono meno gravi di marzo

La curva epidemica si sta alzando e così anche il numero di persone ricoverate per covid-19 in terapia intensiva. E i malati di coronavirus che vengono ricoverati in questi reparti "non sono meno gravi di quelli arrivati in marzo o aprile". A tracciare il quadro, invitando alla massima attenzione, è Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani). "Non ci convince quanto detto da alcuni in questi mesi, e cioè che il virus sia diventato meno aggressivo. La curva epidemica sta risalendo, così come i casi in terapia intensiva, che hanno un'età media più bassa. Per fortuna siamo lontani dal livello di allarme rosso dei mesi di marzo e aprile, grazie al contenimento sociale", sottolinea Vergallo. Come anestesisti, "non siamo serenissimi sull'impatto di una eventuale seconda ondata di covid-19, ma ci sono diversi fattori che ci mettono in condizioni di minore criticità per affrontarla, quali la capacità ora di riuscire a fare una diagnosi più precoce, una maggiore conoscenza su dove colpisce il virus e sulle strategie terapeutiche da adottare. Ci dà fiducia anche il fatto che nelle regioni più colpite le terapie intensive abbiano retto". Saranno senz'altro d'aiuto i circa millecinquecento specializzandi anestesisti reclutati in questi mesi, i cui "contratti a tempo determinato stanno ora venendo prolungati - conclude Vergallo - e che si aggiungono ai 18.000 anestesisti specialisti che lavorano negli ospedali pubblici e privati italiani". La situazione richiede la massima attenzione anche secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata. In questi giorni, spiega, "stiamo vedendo più casi ospedalizzati e in terapia intensiva, e molti presentano la stessa gravità dei casi registrati nella prima fase epidemica, anche se i numeri non sono così alti". I numeri più contenuti, chiarisce, "si spiegano con il fatto che i soggetti che risultano positivi sono in questa fase più giovani e molto spesso sono asintomatici". Ma ciò non deve indurre ad una sottovalutazione dei rischi: "Per i soggetti più fragili e gli anziani - avverte infatti l'infettivologo - il quadro è lo stesso". In altri termini, chiarisce, "il virus, quanto a gravità e virulenza, non si è modificato. E' invece modificato l'aspetto epidemiologico, perchè ora sono più colpiti anche i giovani e vari sono, tra questi, i ricoverati in terapia intensiva pure in questa fase". D'altronde, aggiunge, "non c'è mai stata alcuna certezza che il virus colpisse solo soggetti fragili o anziani". Il trend di casi degli ultimi giorni preoccupa dunque l'esperto, che invita a non abbassare la soglia di attenzione. Il maggior numero di ricoveri in terapia intensiva, afferma, "ci deve allertare perchè evidenzia che l'epidemia si sta allargando, riprendendo vigore dopo i focolai vacanzieri". E la situazione è probabilmente destinata a peggiorare con la riapertura delle scuole il 14 settembre: "E' probabile che si registri un peggioramento nel trend dei casi, anche se non penso - precisa Andreoni .- che torneremo ai livelli e alle condizioni di criticità dello scorso marzo e aprile. Ora, infatti, abbiamo capito come reagire per contenere il virus". Tuttavia, "i presupposti per ritornare ad una situazione comunque grave purtroppo ci sono tutti e per questo dobbiamo stare molto attenti". Da qui un appello, che l'esperto lancia ai giovani: "E' fondamentale la responsabilità dei più giovani e il rispetto da parte loro delle norme, dall'utilizzo delle mascherine al distanziamento sociale al lavaggio delle mani, soprattutto in vista dell'avvio del nuovo anno scolastico". "Devono essere loro - conclude - i primi guardiani contro il virus".

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