Oggi avrebbe compiuto ottant'anni, ma non ce l'ha fatta. Gigi Proietti se ne è andato con un ultimo colpo di teatro, ma le tavole del palcoscenico erano state soltanto una delle sue "case". C'erano state infatti anche il cinema e soprattutto la televisione, con la fiction "Il maresciallo Rocca", che lo rese ancor più amato da un pubblico, affascinato, oltre che dalla sua straordinaria bravura, dal suo tratto umano. "Nelle prime ore del mattino - hanno comunicato le figlie - è venuto a mancare all'affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Ne danno l'annuncio Sagitta, Susanna e Carlotta. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie". Proietti era stato ricoverato nei giorni scorsi in una clinica romana per uno scompenso cardiaco. Da subito le sue condizioni erano apparse molto serie. Mattatore in teatro, showman assoluto, maestro per i più giovani, direttore e organizzatore, Gigi Proietti aveva pubblicato un'autobiografia dal titolo "Tutto sommato - Qualcosa mi ricordo". E se lui si ricordava qualcosa, l'Italia si ricorda benissimo dell'eterno Mandrake di "Febbre da cavallo" o il redivivo Gastone petroliniano, che dall'Accademia al teatro d'avanguardia, dal teatro Tenda al varietà e alla tv ha attraversato trionfalmente oltre mezzo secolo di spettacolo italiano. E' arrivato ad ottant'anni con una storia ricca, di vero attore, di maestro di tecnica, di personaggio di grande ironia e carisma, amatissimo dal pubblico più evoluto come dalla grande platea degli spettatori televisivi. Un personaggio pubblico, quindi, ma che ha sempre difeso la sua vita privata fino all'ultimo, nei momenti positivi e in quelli negativi come il ricovero in terapia intensiva della notte prima dei suoi ottanta, in piena era coronavirus, ma per un attacco di cuore che non era il primo. Nato a Roma il 2 novembre 1940, appassionato musicista e cantante fin dalla giovinezza, durante l'Università si avvicinò al teatro sperimentale. Nel 1970 trionfò nel musical !Alleluja brava gente" e da allora inanellò una serie di successi: 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, ma ha anche registrato dieci album come solista e diretto otto opere liriche. Fu anche doppiatore, tra gli altri, di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche dello Stallone del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin ("molto divertente ma faticoso") fino a Enzo, il saggio golden retriever protagonista di "Attraverso i miei occhi". La sua straordinaria carriera teatrale, da "A me gli occhi please", passando per Shakespeare, l'aveva riassunta in uno spettacolo, "Cavalli di battaglia" scelto per festeggiare nel 2016 i suoi cinquant'anni in scena coronati dalla direzione quindicennale dell'elisabettiano Globe Theater di Roma. Anche se molto prima la sua scuola, e la sua vocazione di maestro, si era espressa al Brancaccio, di cui fu direttore dal 1978, insieme a Sandro Merli, per dare vita a una fucina di talenti tra cui Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Attori che sanno attraversare i generi e che hanno conquistato il cuore del pubblico televisivo come ha fatto Proietti, prima come conduttore (suo un "Fantastico 4" nel 1983) poi come protagonista di fiction fortunatissime come "Il Maresciallo Rocca", arrivata a conquistare ben sedici milioni di telespettatori, poi "L'avvocato Porta" sempre uscito dalla penna di Marotta e Toscan, "Una pallottola nel cuore" e molto altro. Tra le sue ultime cose, il bellissimo cameo del Mangiafuoco nel "Pinocchio" di Garrone. Ma anche un ultimo saluto al pubblico, sempre che i cinema riescano a riaprire. L'appuntamento è fissato per il tre dicembre nelle sale con "Io sono Babbo Natale", con Marco Giallini e la regia di Edoardo Falcone. E saluterà tutti, come piaceva a lui, in commedia.