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Coronavirus, contagi, curva difficile da interpretare

Coronavirus, contagi, curva difficile da interpretare

Coronavirus, contagi, curva difficile da interpretare

Come ogni domenica i dati epidemiologici hanno mostrato ieri un leggero calo, conseguenza del minor numero dei tamponi fatti nel fine settimana: i dati del ministero della Salute del primo novembre registrano 29.907 nuovi contagi contro i 31.758 del giorno precedente, a fronte di 183.457 tamponi, 30.000 in meno rispetto ai 215.886 del 31 dicembre. Si sono registrati anche meno decessi: 208 contro i 297 del giorno precedente, mentre sono stati 96 in più in 24 ore i ricoveri nelle unità di terapia intensiva. Nessuna flessione, invece, nel rapporto fra casi positivi e tamponi, arrivato al 16,3% contro il 14,7% del 31 ottobre: è il segno di come siano sempre più numerosi i casi che sfuggono al tracciamento. Tra le regioni, l'aumento maggiore dei casi si è registrato in Lombardia con 8.607, seguita da Campania (3.860), Toscana (2.379), Lazio (2.351) e Veneto (2.300). "Come sappiamo, l'andamento della curva non può essere calcolato su un giornata, ma su un periodo", osserva Stefania Salmaso, dell'Associazione italiana di epidemiologia. Vista così, la curva continua a salire e interpretarla diventa sempre più difficile perché molti dati sfuggono. Quello che secondo l'epidemiologa emerge ormai con chiarezza è che "aumentano i casi che non possono più essere attribuiti a una catena di contagio", vale a dire che "c'è ormai l'incapacità di risalire ai contatti: è un segnale di come le strutture territoriali siano sotto pressione". Proprio questo, prosegue, è uno degli elementi chiave individuati nel documento "Prevenzione e risposta a Covid-19" nel quale ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità tracciano i quattro possibili scenari della pandemia. "Quel documento, rileva l'esperta, indica infatti "la necessità di alzare il livello di guardia quando le catene di trasmissione non sono identificate". Lo scenario che corrisponde alla situazione più grave, il quarto, corrisponde infatti a una "situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo". I numeri descrivono la situazione in modo chiaro, prosegue Salmaso, se pensiamo che "i circa 170.000 casi rilevati nell'ultima settimana risiedono in 5.700 comuni: vale a dire che non ci sono più focolai circoscrivibili e che, quindi, la diffusione dei contagi è capillare". Un altro segnale che merita attenzione è l'aumento della quota dei casi con sintomi, mentre sempre di più gli asintomatici non vengono identificati. "Ora il sistema sta andando in sofferenza - osserva Salmaso - e i dati indicano che si identificano soprattutto i casi con sintomi: non si riescono a intercettare le infezioni prima che diventino sintomatiche". In sintesi, "la catena di trasmissione non è più tracciabile e la situazione diventa sempre meno facile da controllare". Una preoccupazione che riflette quella dei medici: "servono misure più drastiche per riuscire a piegare la curva epidemica e per consentire a tutti gli italiani di essere curati", osserva il presidente della Federazione degli ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli. "Da settimane continuiamo a dire che la curva, per come si è impennata, non ci lascia tranquilli e che, se continua così, ben presto negli ospedali prima non avremo più posti da dedicare ai malati non Covid e poi ai pazienti Covid". Un'altra sfida, infine, è riuscire a proteggere le fasce d'età più deboli: "nel marzo scorso - osserva Salmaso - l'età mediana delle persone colpite da Covid-19 era di circa 60 anni, poi si è ridotta e in estate è arrivata a 30 anni, ma adesso è già risalita a 43 anni".

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