Irpef, con la riforma si passa da 5 a 4 aliquote. L’intenzione del governo è quella di arrivare a un concreto taglio delle tasse ma non è detto che sarà così per tutti. Per quanto riguarda la riforma dell’Irpef, approvata dai gruppi di maggioranza al ministero dell’Economia, che taglia quindi da 5 a 4 le aliquote allargando l’ultimo scaglione, c’è chi teme che i redditi medio-alti verranno penalizzati dal nuovo sistema fa presente laleggepertutti.it. Ma vediamo in che cosa consiste la riforma, che ora dovrà passare l’esame del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dei partiti che lo sostengono e poi verrà tradotta in un emendamento alla legge di bilancio 2022, attualmente all’esame del Senato, da approvare entro dicembre.
Attualmente, il sistema delle aliquote Irpef per fascia di reddito è impostato in questo modo:
fino a 15.000 euro: aliquota del 23%;
da 15.000 a 28.000 euro: aliquota del 27%;
da 28.000 a 55.000 euro: aliquota del 38%;
da 55.000 a 75.000 euro: aliquota del 41%;
da 75.000 euro: aliquota del 43%.
Con la riforma approvata dai gruppi di maggioranza, lo schema diventa così:
fino a 15.000 euro: aliquota del 23%;
da 15.000 a 28.000 euro: aliquota del 25%;
da 28.000 a 55.000 euro: aliquota del 35%;
da 55.000 euro: aliquota del 43%.
Come si può notare, dunque, vengono tagliate le aliquote Irpef per i redditi tra 15.000 e 55.000 euro (che rappresentano il 50% dei contribuenti italiani), il che significa – almeno sulla carta – che chi ha un reddito compreso in questa fascia pagherà il 2% o il 3% di tasse in meno rispetto a prima. Nulla cambia per i redditi più bassi, fino a 15.000 euro, e per quelli più alti, da 75.000 euro in su: le aliquote restano invariate, pertanto pagheranno – sempre sulla carta – la stessa Irpef. Il problema si pone per chi rientrava nello scaglione che con la riforma scompare per essere inglobato nell’aliquota più alta: chi guadagna da 55.000 a 75.000 euro non pagherà più il 41% di Irpef ma il 43%. Un aumento del 2%, insomma, che il Governo promette, però, di compensare con una revisione delle detrazioni fiscali. In questo modo, il taglio delle tasse diventerebbe concreto per tutti.
Ed è proprio l’intervento sulle detrazioni quello che promette i maggiori risparmi sulle tasse. Perché – sottolinea il ministero dell’Economia, una cosa è guardare a freddo le aliquote e un’altra è quella della riduzione reale delle imposte considerando anche gli sconti fiscali.
Secondo le stime del Mef, dunque, il vero taglio delle tasse per i redditi medi andrebbe letto con questi numeri:
- i redditi fra 35.000 e 40.000 euro avranno un risparmio medio del 5,2% per i dipendenti, del 3,1% per gli autonomi e del 3,5% per i pensionati;
- i redditi tra 40.000 e 45.000 euro lordi annui otterranno un risparmio medio rispetto ad oggi del 6,4%, con una punta del 7,5% per i dipendenti, uno sconto del 3,9% per gli autonomi e del 4,2% per i pensionati;
- i redditi tra 45.000 euro e 50.000 euro vedranno un risparmio del 5,5% per i dipendenti, del 4,3% per gli autonomi e del 4,6% per i pensionati.
Per quanto riguarda i redditi più alti, nonostante dai 55.000 euro in su sia prevista un’aliquota più alta, potranno godere di qualche beneficio per via della futura revisione delle detrazioni fiscali. Mediamente:
i redditi tra 60.000 e 65.000 euro avranno un risparmio del 3,1%;
i redditi tra 65.000 e 75.000 euro, del 2,2%.
Ma come si traducono tutte queste percentuali in soldi? Lo spiega una elaborazione di Caf Cia per il quotidiano ItaliaOggi, ponendo come esempio un reddito di 50.000 euro. Ad oggi, con il sistema a 5 aliquote, ha un’Irpef imponibile di 15.320 euro. Con la riforma a 4 aliquote, l’imponibile passa a 14.400 euro, facendo risparmiare al contribuente 920 euro di tasse. Altri esempi contenuti nell’elaborazione pubblicata dal quotidiano mostrano questi dati sulle fasce modeste e su quelle più alte:
- redditi fino a 22.000 euro: risparmio di 140 euro;
- redditi fino a 25.000 euro: risparmio di 200 euro;
- redditi fino a 70.000 euro: risparmio di 370 euro;
- redditi fino a 80.000 euro: risparmio di 270 euro.
Novità anche per quanto riguarda la No tax area, con un beneficio particolare per gli autonomi: la soglia di reddito esente dalle imposte passerà da 4.800 euro a 5.500 euro. Per gli altri contribuenti, il limite resta invariato a 8.174 euro. Sempre gli autonomi (circa un milione tra ditte individuali e persone fisiche con partita Iva) diranno addio all’Irap. Un primo passo per eliminare completamente l’imposta sulle attività produttive, obiettivo già espresso dal Governo. (Adnkronos)
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