È indubbio che la disunità economica e sociale dell’Italia resta ancora oggi il limite strutturale più evidente e meno affrontato". È quanto emerge da uno studio di Eurispes.
"La più grande incongruenza del nostro Paese - premette l'istituto di ricerca - è che una parte di esso (pari al 41% dell’intero territorio) vive in condizioni sociali, economiche e civili così dissimili da farla sembrare quasi una nazione a parte".
"Il Sud non è un socio di minoranza. La domanda assillante da porsi è questa: può una nazione dirsi tale se un suo terzo è in condizioni radicalmente diverse da quelle degli atri due terzi? No, non lo può per ragioni morali, civili, di equità minima, ma principalmente per ragioni economiche: in una stessa nazione e in una economia interdipendente, l’arretratezza di una parte comporta una riduzione della ricchezza nazionale e riduce l’orizzonte dello sviluppo".
"E' la più grande incongruenza del nostro Paese. Senza minimamente riflettere sul fatto che se quel territorio arretrato recuperasse la via della crescita e si avvicinasse alle prestazioni delle altre due parti, l’Italia tornerebbe tra le nazioni leader dell’economia mondiale".
(AGI)
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