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Sicilia finalmente prima fra le Regioni: nel gioco d'azzardo

Sicilia finalmente prima fra le Regioni: nel gioco d'azzardo

Sicilia finalmente prima fra le Regioni: nel gioco d’azzardo

C’è una graduatoria dove finalmente la Sicilia occupa i primi posti. Ma, quello isolano non è certo un primato per cui andare fieri. Infatti, secondo uno studio della Svimez elaborato su dati Aams e Istat, in Sicilia abbiamo un’alta incidenza di spesa pro capite che finisce nel gioco d’azzardo. Per la precisione si tratta del 5,9 per cento del Pil per un totale di 3,9 miliardi nel solo 2013. Una cifra che fa schizzare l’Isola in testa fra le Regioni dell’intero Mezzogiorno, e fra le prime in tutto il territorio italiano.

Gli apparecchi da intrattenimento (videopoker, slot machine) e da gioco (lotto, lotterie, bingo, giochi a base sportiva) censiti sono in totale 3.900, ottavo risultato fra tutte le regioni italiane e terzo di tutto il Centro Sud, dove veniamo superate solo da Lazio (5.966) e Campania (6.226), pareggiando di fatto il dato della Puglia (3.913). L’incidenza più alta è data dalle sale da bingo, presenti in 225 (secondo dato nazionale dopo la Lombardia) per un totale del 14,5 per cento di incidenza, seguito dal Lotto con 716 apparecchi censiti (terzo dato nazionale dopo Lombardia e Campania) per un’incidenza del 11,3 per cento.

I numeri si riflettono evidentemente anche sul flusso di denaro giocato, dove la parte del leone la fanno gli apparecchi da intrattenimento con una spesa di quasi 2 miliardi (1,92), ai quali seguono lotterie (743 milioni) e Lotto (716, secondo importo nazionale su base regionale). Staccati, con cifre comunque estremamente rilevanti, seguono bingo (225 milioni, secondo dato nazionale dopo quello della Lombardia) e giochi a base sportiva (161).

La qual cosa ha del resto un impatto ancora più negativo sulla crescita economica, ma riflette uno stato estremamente ingolfato dell’economia siciliana. Lo confermano le analisi sul fenomeno pubblicate sull’ultimo numero de La Rivista Economica del Mezzogiorno, il periodico edito dalla Svimez, dove le studiose Annunziata De Felice e Isabella Martucci spiegano che il flusso di denaro finito nel gioco d’azzardo provoca una distorsione nella destinazione delle risorse.

Secondo le studiose infatti, il giro d’affari prodotto non viene tradotto automaticamente in un aumento dei beni e servizi prodotti e non rappresenta ugualmente un investimento che attiva un aumento dell’occupazione. L’unico elemento positivo, spiegano De Felice e Martucci, è la destinazione delle entrate che l’Erario percepisce sui giochi, che però oggi sempre più è legata a quelli meno in voga (lotto e lotterie) mentre è decisamente minore per quelli on line, dove il numero dei giocatori è molto elevato.

luca mangogna

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