PALERMO - La fine del blocco licenziamenti, a fine marzo, potrebbe portare con sé in Sicilia la perdita di 70mila posti di lavoro, che si aggiungerebbero ai 67mila già andati in fumo durante la pandemia. È l’allarme lanciato da Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, aprendo l’assemblea generale del sindacato. “Diventa fondamentale un ulteriore blocco dei licenziamenti - ha spiegato Mannino - assieme a un’azione politica nazionale e regionale decisa che faccia fare un passo avanti a una Sicilia, che ha perso il 10 per cento del Pil, e al Paese anche rispetto alla situazione pre-pandemia”.
In questo contesto critico, ha rilevato Mannino, “è chiaro che serve un governo forte e stabile. Un governo che metta al centro della sua iniziativa il lavoro e la qualità del lavoro, che ricucia le fratture sociali e si occupi del rilancio del Mezzogiorno. Occorre uscire da una dialettica politica - ha sostenuto - che rischia di consegnare l’Italia alla peggiore destra e superare la crisi con un governo sostenuto dalle forze democratiche e progressiste, non certo con un governo istituzionale”.
Al governo regionale Mannino chiede “un cambio di passo, cominciando con una riforma della pubblica amministrazione che la metta in condizione di gestire efficacemente la fase che si apre col Recovery Fund”.
A quest’ultimo riguardo il segretario della Cgil Sicilia ha detto che “sono stati fatti passi avanti, ma mancano ancora misure concrete. Le risorse devono essere utilizzate per costruire un nuovo modello di sviluppo che consenta la rapida ripresa dell’occupazione”.
Quanto all’emergenza sanitaria e ai problemi del piano vaccinale per Mannino “vanno sospesi i diritti di brevetto e liberalizzata la produzione dei vaccini. È un tema che la politica europea e internazionale deve affrontare per venire a capo di questa crisi”.
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