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Dopo il canone Rai ora tocca al Bollo

Dopo il canone Rai ora tocca al Bollo

Dopo il canone Rai ora tocca al Bollo

La mossa del Governo di inglobare nelle bollette dell’energia il canone Rai è stata vincente perché ha conseguito due risultati positivi: il primo,  consistente nell’aver abbassato l’importo da 113 a 100 euro, cosicché chi ha sempre pagato ha risparmiato; il secondo, nell’aver portato nelle casse dell’ente radiotelevisivo 300 mln in più, riducendo l’evasione dal 37 al 10%, secondo le ultime stime. Ma una parte del surplus andrà allo Stato in  misura del 40%, mentre l’anno prossimo tale misura aumenterà al 50%.
Dunque, vi sono sempre strumenti efficaci per combattere l’evasione, cioè a dire per impedire ai soliti furbetti di non pagare quanto dovuto, obbligando i bravi contribuenti a pagare di più, alimentando così uno squilibrio tra cittadini. C’è da aggiungere che nel 2017 il canone verrà ulteriormente abbassato a 90 euro.
Questo è un vantaggio per la Rai. Ma essa deve ora occuparsi di migliorare il servizio pubblico e soprattutto tagliare la sua spesa cattiva fatta di sprechi e di somme pagate fuori misura.

Anche alla Rai è stato applicato il tetto di 240 mila euro da pagare sia al dirigente che agli artisti. Ma questi ultimi, con la solita furbizia, stanno via via passando ai produttori di spettacoli e servizi, eludendo in tal modo la norma di rigore che doveva essere applicata anche nei loro confronti. I furbetti trovano sempre il modo per gravare sui cittadini onesti.
Il Governo aveva messo mano a un altro settore, ove vi è una grossa evasione: quello della tassa di proprietà sulle auto che, anche in questo caso viene evasa per oltre un terzo del suo ammontare.
In che modo? Eliminando questa tassa che è iniqua, perché è una vera e propria patrimoniale, e perché è pagata dai cittadini non in proporzione all’uso di auto e mezzi di trasporto, per cui chi percorre mille km e chi percorre 100 mila km paga la stessa tassa.
Il Governo aveva pensato di trasferire le entrate provenienti da essa addizionando le accise sui carburanti, una manovra semplice che avrebbe portato a conseguire diversi obiettivi, senza penalizzare nessuno, ma anzi favorendo i buoni contribuenti.

Come? In primo luogo  eliminando l’evasione; in secondo luogo proporzionando il pagamento della tassa ai chilometri percorsi. Il principio di equità va sempre tenuto presente da chi governa, per rispettare il dettato costituzionale dell’art. 3 sull’uguaglianza dei cittadini. Ma esso spesso viene dimenticato creando dissapori fra i membri di una collettività, in quanto ognuno si accorge quando è vessato dalle istituzioni e parimenti si accorge quando altri sono privilegiati dalle stesse istituzioni.
Insomma, è la solita questione della cultura del favore, secondo la quale si aiutano gli amici degli amici si grava su chi non ha santi in Paradiso. Ma l’iniziativa di trasferire la tassa di proprietà (o bollo sulle auto) dal pagamento diretto a quello indiretto, attraverso l’aumento delle accise, è stato accantonato, non si sa bene per quel motivo: ma certo mantiene l’evasione elevata cui prima si accennava.
La questione dell’evasione continua ad essere presente nello scenario socio-politico. Nonostante l’Agenzia delle Entrate recuperi una quindicina di miliardi l’anno, non riesce ad intaccare lo zoccolo duro che è di oltre cento miliardi l’anno, maggiormente nel campo dell’Iva, ove invece non ce ne dovrebbe essere per niente, dal momento che si tratta di una partita di giro.
Probabilmente l’evasione c’è anche per la lentezza della burocrazia che non effettua i controlli incrociati tempestivamente, per cui nel medio-lungo periodo gli evasori hanno gioco facile, per esempio cancellandosi dagli elenchi delle Camere di commercio, cambiando azienda e ricorrendo ad altre meschine attività per arricchirsi indebitamente.
Va da sé che una certa considerazione deve aversi nei confronti di quei piccoli imprenditori o artigiani che non ce la fanno a stare sul mercato, anche per il gravame fiscale, che è spesso insopportabile ed iniquo, non solo per la quantità ma anche per i numerosi adempimenti spesso formali e inutili.
L’evasione va combattuta anche utilizzando gli innumerevoli strumenti digitali ormai a disposizione della pubblica amministrazione. Bisogna farlo,  altro che chiacchiere

Carlo Alberto Tregua

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