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Non c'è amicizia senza rispetto delle regole

Non c'è amicizia senza rispetto delle regole

Non c’è amicizia senza rispetto delle regole

L’amicizia è un sentimento importante nelle relazioni tra le persone, ma spesso il suo significato viene distorto. Intanto inquadriamolo: “È vivo e scambievole affetto tra due o più persone ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima”.
Secondo la filosofia, il concetto etico di amicizia non veniva distinto da quello dell’amore o della tendenza affettiva in genere. Così affermava per esempio Platone (428/427 a.C.-348/347 a.C) nel Liside. Poi Aristotele (384/383 a.C.-322 a.C.) definì l’amicizia come amore di benevolenza, una sorta di altruismo secondo il quale il proprio interesse si subordina a quello altrui.
San Tommaso D’Aquino (1225-1274), che sviluppò concetti aristotelici e cristiano-neoplatonici, vede nell’amicizia l’essenza della carità infusa, in quanto persegue il giusto.
Ma amicizia è stato anche il nome assunto da alcune società segrete, come quella fondata da Padre Nikolaus Joseph Albert von Diessbach (1732-1798) verso il 1778.
Come si vede, se è facile definire questo valore, non è altrettanto facile utilizzarlo bene.

Ed è proprio nella sua utilizzazione che si rivela il comportamento negativo di molte persone, quando lo strumentalizzano per proprio tornaconto. Il cattivo esempio l’ha dato il ceto politico, il quale, in quest’ultimi trent’anni, ha diffuso il concetto che il voto doveva essere dato (o carpito) per amicizia e non per merito del candidato.
Questo concetto distorto di amicizia, cioè un rapporto basato sul favore, si è diffuso nel ceto burocratico, nel quale molte attività vengono fatte per amicizia e non per il dovere che i burocrati hanno nei confronti dei loro datori di lavoro, cioè i cittadini che mediante le imposte pagano loro gli stipendi.
Se l’amicizia è dare e non prendere, come mai molta gente ritiene che essa sia un mezzo e non un fine? Come citano spesso i codici etici dei Club service, principi che sovente non vengono osservati.
La risposta è semplice, la natura umana non è di per sé buona: solo con la cultura e con la diffusione dei buoni sentimenti essa migliora e diventa comprensiva dei bisogni altrui, mentre invece, spesso, è egoista e guarda solo il proprio orticello.

E' noto l’acrononimo Nimby (Not in my back yard, non nel mio cortile): si può fare tutto, l’importante è che esso non si faccia in casa propria. Peggio, molti tengono in ordine i propri ambienti, anche gettando la spazzatura sul marciapiede antistante.
Anche qui è una questione di cultura; anche qui è una questione di comprendere che quando la collettività sta male, inevitabilmente ciascuno di noi starà male come naturale conseguenza. Chi vede fino alla punta del proprio naso, dimentica quanto sia affascinante elevarsi per guardare l’orizzonte il più lontano possibile. Più ci si eleva e più lo sguardo vede lontano.
Bisogna dubitare delle persone che strisciano sui pavimenti, perché nella loro ignoranza sono capaci di colpire a tradimento, in quanto posseduti da invidia e gelosia.
Invece, bisognerebbe ammirare chi è più bravo di noi, emularlo e, se possibile, entrarne in competizione, migliorandosi, facendo di più e non arrendendosi mai di fronte alle difficoltà.

Alla base della convivenza civile vi sono le Regole, cui tutti i singoli componenti devono attenersi. Queste Regole sono i valori etici di tutti i tempi e le leggi che da esse ne discendono.
Nessuna legge può essere ritenuta osservabile se non rispetta per prima i valori etici, fra cui equità e giustizia, che sono alla base di una convivenza civile.
Rispettare le Regole, significa rispettare il prossimo, significa mettersi in secondo piano rispetto agli altri, significa dare il proprio contributo prima di esigere qualche cosa dai terzi.
Gli insegnanti scolastici dovrebbero essere i soggetti che trasmettono le Regole ai propri allievi, prima ancora dei contenuti delle materie. La diffusione del rispetto delle norme, che presiedono al funzionamento di una Comunità, è un compito ineludibile.
All’interno del buon funzionamento della Comunità alberga il valore dell’amicizia, cui è connesso quello della solidarietà, anche nei confronti di chi non si conosce.
Così bisogna operare, così bisogna vivere. Oppure si vive inutilmente!

Carlo Alberto Tregua

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