La Sicilia è tra le regioni “più malate” nel 2019 per indice di performance sanitaria secondo quanto emerge dalla classifica dell’Istituto Demoskopika su “Ips sanità 2020”.
SICILIA TRA LE REGIONI MENO “SANE”
La nostra Isola fa registrare il punteggio di 93,0, peggio di Puglia (97,4) e Molise (97,1) e meglio solo in confronto a Calabria (90,9) e Campania (88,6). In testa alle “più sane” troviamo l’Emilia-Romagna, col punteggio di 107,7, seguita da Trentino Alto-Adige (107,6), Veneto (105,6), Umbria (105,5), Lombardia (104,9) e Marche (104,8). Il risultato registrato, secondo l’Istituto di ricerca, è uguale all’anno precedente in Sicilia, è peggiore in Puglia, Molise e Campania, mentre è migliore in Calabria. Tra le “più sane” l’Emilia-Romagna ha fatto di meglio anche rispetto al 2018 così come la Lombardia; il risultato è uguale a quello dello scorso anno in Veneto e in Umbria mentre è peggiore in Trentino Alto-Adige e Marche.
CUSTOMER SATISFACTION: SICILIA ULTIMA
Per quel che attiene alla soddisfazione dei clienti per il servizio sanitario, la nostra terra è addirittura ultima con 78,3 punti e una percentuale del 12,8%, mentre le performances migliori si registrano, ai primi tre posti, in Trentino Alto-Adige con 119,6 punti (55,5%), Veneto con 114,0 punti (49,7%) e Umbria con 109,6 punti (45,1%).
MOBILITÀ SANITARIA PASSIVA: INDICE DI ATTRAZIONE AL 7,4%
La Sicilia è al sesto posto per mobilità passiva con 106,8 punti (Molise prima regione in classifica con 132,1 punt. I ricoveri di residenti in strutture sanitarie di altre regioni sono stati 46.291 mentre l’indice di mobilità attiva (cioè l’indice di “attrazione” che indica la percentuale, in una determinata regione, dei ricoveri di pazienti residenti in altre regioni sul totale dei ricoveri registrati nella regione stessa) si attesta al 7,4%. In Molise si attesta al 30,4%. Il risultato siciliano è quasi uguale a quello del Piemonte dove però i ricoveri in altre regioni sono 45.461. In testa si colloca la Lombardia col punteggio di 111,0, i ricoveri in strutture di altre realtà sono 64.191 e l’indice di mobilità attiva è pari al 4,8%; segue la Sardegna con 110,3 punti, 13.253 ricoveri in altre regioni e un indice di mobilità attiva del 5,2%; l’Emilia-Romagna con 108,4 punti, 43.710 ricoveri in regioni diverse e un indice di mobilità attiva del 6,4%; la Toscana con 107,8 punti, 35.722 ricoveri in altre regioni e un indice di mobilità attiva del 6,8%.
CONTENZIOSO SANITARIO CI COSTA 29,1 MILIONI
La Sicilia nel 2019 ha speso 29.105.809 euro in liti da contenzioso e sentenze sfavorevoli legate alla sanità con un punteggio di 91,9 e 5,86 euro di spese legali pro capite che la piazzano al 15 posto; la regione che ha speso di meno pro-capite è il Piemonte con 0,54 euro mentre il totale ammonta a 2.330.840 euro e il punteggio è 111,9. La realtà che ha speso di più pro-capite è la Sardegna (7,90 euro); la spesa totale per i contenziosi legali in Sardegna è 12.883.717 euro e 84,2 punti. I costi della sanità vedono la nostra terra al nono posto con 3,7 euro pro-capite di spese legali, 18.286.346 euro di spese legali in totale e 104,5 punti; la regione più parsimoniosa è la Toscana con 1,4 euro di spese legali pro-capite, mentre le spese legali in totale ammontano a 5.374.101 euro e un punteggio di 110,7. La realtà che ha speso di più nel 2019 è la Campania con 18,0 euro pro-capite, 103.944.600 euro in totale e 65,6 punti.
BILANCI, CAPACITÀ DI OTTIMIZZARE LE RISORSE FINANZIARIE
La nostra regione si trova al decimo posto per risultato di esercizio con un risultato utile pro-capite di 0,1 euro, un avanzo complessivo di 473.560 euro e un punteggio 103,1; al primo posto si piazza il Trentino Alto-Adige dove il risultato pro-capite raggiunge 25,7 euro, l’avanzo complessivo 27.650.298 euro e un punteggio che si attesta a 107,3. Ultimo il Molise con un risultato pro-capite di -273,7 euro, un disavanzo di -82.741.067 euro e 58,3 punti.
IL 13,5% DELLE FAMIGLIE SICILIANE NON HA I SOLDI PER CURARSI
Per quanto riguarda la quota delle famiglie in situazioni di disagio economico che dichiarano di non avere soldi in alcuni periodi dell’anno per curarsi, in Sicilia si registra la quota più alta sul totale regionale, ovvero il 13,5% per una stima di 271 mila famiglie e 79,0 punti. Poco sopra troviamo la Calabria, dove la quota di famiglie disagiate sul totale regionale è del 12,1% e quelle in gravi difficoltà si stima siano 98 mila; il punteggio è 83,1. La realtà dove la situazione migliora è soprattutto l’Emilia-Romagna con una quota di famiglie dell’1,9% sul totale regionale; Demoskopika stima che siano 38 mila le famiglie in condizioni di disagio e registra un punteggio di 112,7. Segue il Trentino Alto-Adige dove la quota di famiglie a disagio sul totale regionale è del 2,2%, le famiglie a disagio si stima siano 10 mila mentre il punteggio si attesta a 111,8.
Spesa sanitaria procapite: 1.840 euro in Sicilia, 2.000 euro in Lombardia
I dati che emergono dal rapporto Demoskopika impongono una riflessione e meritano una lettura approfondita che consenta di capire se le ragioni del gap sanitario tra Nord e Sud siano da cercare non solo nell’inefficienza gestionale dei governi che si sono succeduti in Sicilia negli ultimi anni ma anche nei mancati investimenti che nel corso dei decenni hanno condannato la Sicilia e tutto il Sud al sottosviluppo.
Queste le domande che abbiamo posto all’assessore regionale alla Salute nel tentativo di dare una risposta a questi interrogativi.
1) L’ultimo rapporto Demoskopika 2020 boccia la Sicilia sotto il profilo dell’efficienza sanitaria, della customer satisfaction, della mobliità sanitaria: lei riconosce la Sanità siciliana in questo quadro a dir poco impietoso tracciato da Demoskopika o ritiene che il rapporto contenga giudizi fin troppo severi nei confronti di un sistema sanitario come il nostro che comunque ha fatto passi da gigante negli ultimi anni?
2) Secondo i dati Mef, nel 2019 la spesa sanitaria procapite è stata di 1.840 euro contro i 2.000 della Lombardia.Certamente in Sicilia ci sono eccellenze ma ci sono anche gravi lacune di cui siamo solo noi i responsabili e che vanno sanate. Ma non è che il gap sanitario Nord-Sud è legato quanto meno in parte agli investimenti assolutamente insufficienti fatti al Sud rispetto a quelli che sono stati destinati al Nord?
Ad oggi, nessuna risposta da Razza.
Intanto, dal Recovery plan potrebbe arrivare l’ultima speranza di operare una svolta nella Sanità italiana e nella qualità dei servizi erogati ai cittadini ma proprio ieri Tonino Aceti, presidente di Salutequità, Associazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute ha giudicato insufficiente la cifra riservata alla missione Salute dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation Eu): “Le risorse destinate alla sanità - ha spietato Aceti - passano da 15 miliardi, cifra certificata dal Governo come già disponibile nella prima versione di Recovery Plan, a 19,7 miliardi. Nessun raddoppio quindi”.
Salutequità chiede “maggiori risorse per il Ssn, orientate a garantire la sicurezza di tutte le strutture sanitarie, un maggiore accesso alle cure, il rafforzamento e l’innovazione dei servizi sociosanitari territoriali, l’ammodernamento tecnologico, il rafforzamento del personale sanitario e la riduzione delle disuguaglianze. Le future generazioni hanno diritto ad un Ssn più forte”.
di Roberto Pelos e Patrizia Penna
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