La sanità catanese vive una crisi senza precedenti: nel reparto di emergenza-urgenza del Garibaldi Centro mancano otto medici, di cui quattro dimessisi negli ultimi sei mesi dal pronto soccorso del Policlinico, mentre altri quattro posti vacanti si registrano al San Marco. La situazione è analoga al Cannizzaro, dove mancano quattro medici nel reparto di emergenza.
Al Policlinico e al San Marco, le assenze sono state temporaneamente colmate con l’impiego di specializzandi, assunti grazie al “Decreto Calabria”. Questi giovani medici lavorano sotto la supervisione di tutor, ovvero medici strutturati, ma la soluzione è solo un palliativo per un problema sistemico.
I numeri della crisi
La gravità della situazione emerge chiaramente dai numeri: a dicembre 2024 è stato pubblicato un bando per 189 posti di dirigente medico nella provincia di Catania, con 43 posizioni riservate all’emergenza-urgenza, 11 per anestesia e rianimazione, 16 per medicina interna e 11 per ortopedia e traumatologia.
Questi dati, relativi alla sola provincia, offrono uno spaccato di una crisi che coinvolge l’intero sistema sanitario regionale, rappresentando una sfida enorme per la neo-assessora regionale alla Salute, Daniela Faraoni.
I problemi da affrontare
Tra i nodi principali c’è il collo di bottiglia legato al numero chiuso nelle specializzazioni mediche, che limita l’accesso a settori cruciali come l’emergenza-urgenza. Inoltre, la tutela legale di medici e infermieri rappresenta un altro problema rilevante.
Emblematico il caso di una giovane dottoressa specializzanda del Policlinico, assunta grazie al Decreto Calabria, che ha rassegnato le dimissioni dopo aver ricevuto un avviso di garanzia in seguito al decesso di un paziente. “Così non usciremo mai dall’emergenza,” commenta il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Catania, Pino Liberti, che aggiunge: “A mio figlio consiglierei di non lavorare nei pronto soccorso.”
Cannizzaro: solo 11 medici in organico
Tra gli ospedali più colpiti, il Cannizzaro si trova con appena 11 medici in servizio nel pronto soccorso, escludendo gli specializzandi. La dirigenza ha convocato i direttori di dipartimento per chiedere supporto e garantire i turni, ma la situazione resta critica.
Un’altra emergenza riguarda le aggressioni al personale sanitario, sempre più frequenti. L’ultimo episodio ha coinvolto una dottoressa del reparto di pediatria dell’ospedale di Biancavilla, aggredita da una venticinquenne poi arrestata.
In risposta, l’Ordine dei Medici di Catania ha chiesto un incontro con la prefetta Maria Carmela Librizzi, suggerendo anche l’impiego di militari per presidiare gli ospedali. “Potrebbe sembrare una militarizzazione anomala, ma darebbe ai medici una sensazione di maggiore sicurezza,” afferma Liberti.
Cuffaro: “La crisi è frutto di errori passati”
Secondo Totò Cuffaro, segretario regionale della Nuova DC ed ex presidente della Regione, la crisi attuale è il risultato di una mancata pianificazione del numero di professionisti necessari: “Il numero chiuso nelle Università ha aggravato la situazione. Paesi come la Gran Bretagna stanno importando medici da tutto il mondo, e anche la Sicilia sta facendo lo stesso.”
Cuffaro sottolinea come professionisti provenienti da Cuba, India e altre nazioni stiano oggi tamponando la crisi sanitaria globale, Sicilia compresa.
La legge di stabilità: fondi ancora bloccati
Nel tentativo di contrastare la fuga di medici verso il settore privato, l’Ars ha approvato a dicembre 2024 una norma per aumentare fino a 18mila euro lordi annui gli stipendi dei medici di pronto soccorso negli ospedali delle aree disagiate. Tuttavia, i 10 milioni di euro stanziati non sono ancora stati distribuiti, lasciando irrisolta una questione cruciale per la tenuta del sistema sanitario regionale.
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