La nuova assessora regionale alla Salute, Daniela Faraoni, ha dichiarato durante una recente conferenza stampa: "Dobbiamo andare incontro ai bisogni della gente". Un obiettivo ambizioso, considerando che si troverà a fronteggiare un sistema sanitario in crisi, con pronto soccorso al collasso e una carenza strutturale di medici, che in alcuni casi costringe alla chiusura dei reparti, come accaduto a Barcellona Pozzo di Gotto, dove il pronto soccorso resta chiuso per decisione del direttore generale dell’ASP di Messina.
A complicare ulteriormente la situazione, il numero insufficiente di posti letto. Lo standard nazionale prevede 3,6 posti letto ogni 1.000 abitanti, ma in Sicilia questo valore scende a 2,5 per mille a causa della mancanza di personale, con pazienti costretti a restare giorni in attesa nei pronto soccorso.
Il caso dell’insegnante di Mazara del Vallo
Uno dei casi più drammatici è quello di un’insegnante di Mazara del Vallo, sottoposta a intervento chirurgico a dicembre 2023. L’esame istologico, che avrebbe dovuto essere rapido, è arrivato dopo oltre otto mesi, quando ormai la donna aveva già sviluppato metastasi. Una vicenda grave, ora sotto la lente della Procura di Marsala, mentre il Ministero della Salute ha chiesto chiarimenti alla Regione. Il direttore dell’ASP di Trapani ha giustificato il ritardo spiegando che tutti i concorsi per anatomopatologi sono andati deserti.
Liste d’attesa: il dramma senza fine
Dopo la pandemia, il problema delle liste d’attesa è diventato ancora più critico. La gestione del sistema tra pubblico e intramoenia è caotica, con medici spesso impegnati in urgenze e senza sostituti negli ambulatori. Un ulteriore problema è legato ai pazienti che prenotano e poi non si presentano senza disdire, rallentando ulteriormente il sistema.
Alcuni ospedali, come il Cannizzaro di Catania, avevano ipotizzato l’apertura serale degli ambulatori, ma il progetto non è mai partito per mancanza di fondi.
Tempi di attesa: dati allarmanti
I numeri pubblicati nella sezione "Amministrazione Trasparente" degli ospedali siciliani fotografano una situazione drammatica.
Catania – Policlinico Rodolico-San Marco
- Visita ortopedica: 178 giorni con ricetta B, 244 con D, 344 con P
- Colonoscopia: 97 giorni (B), 238 (D), 316 (P)
- Gastroscopia: 42 giorni (B), 140 (D), 280 (P)
- Visita urologica: 121 giorni (B), 139 (D), 141 (P)
Palermo – Policlinico
- Visita andrologica: 190 giorni
- Visita cardiologica: 288 giorni
- Neurologia: 240 giorni
- Colonscopia e gastroscopia: 312 giorni
- Ecografia del pene: 148 giorni
Catania – Ospedale Cannizzaro
- Colonoscopia e gastroscopia: 277-388 giorni
- Visita endocrinologica: 308 giorni
- Esame radiologico: 384 giorni
Siracusa – ASP
- Eco tiroide: 68 giorni
- Visita endocrinologica: 129 giorni (207 a Canicattì)
- Visita cardiologica a Lentini: 346 giorni
- Ecodoppler cardiologico: 129 giorni ad Augusta, 349 ad Avola
"Torni tra un anno" è ormai una frase standard per molte prestazioni.
I Nas in azione negli ospedali
Di fronte a queste criticità, i NAS stanno effettuando controlli in diversi ospedali siciliani per verificare il rispetto delle norme sulla riduzione delle attese. La gestione delle liste spetta alle direzioni sanitarie, che dovrebbero nominare un responsabile per ogni azienda e garantire la trasparenza del sistema.
Il Sovracup: un passo avanti, ma non basta
Una delle poche note positive è il Sovracup regionale, un sistema di prenotazione che sembra funzionare meglio rispetto al passato. Attraverso lo SPID, è possibile trovare appuntamenti in tempi più ragionevoli, evitando anche la pratica delle prenotazioni multiple in più ospedali. Tuttavia, il sistema non è ancora pienamente integrato e molte strutture non risultano disponibili per la prenotazione online.
Per chi non ha SPID o non sa usarlo, a Catania esiste un numero verde provinciale (800 954414) per prenotare le visite. Tuttavia, i tempi di attesa al telefono sono lunghi e spesso snervanti.
Il boom della sanità privata: una necessità o un fallimento del pubblico?
Molti cittadini non possono permettersi di aspettare mesi per una visita o un esame. La conseguenza è che chi ha la possibilità economica si rivolge alla sanità privata, mentre chi non può permetterselo rimane in attesa, con il rischio che le proprie condizioni di salute peggiorino.
Un esempio concreto è quello delle colonscopie, esame fondamentale per la prevenzione del tumore al colon-retto. A Catania, gli ospedali pubblici non riescono a soddisfare la domanda e, ad oggi, non esistono centri privati convenzionati con il SSN per effettuare colonoscopie gratuite. Questo porta i pazienti a dover sborsare tra i 200 e i 250 euro per ottenere l’esame in tempi brevi.
Perché il pubblico non funziona?
Le cause di questo disastro sanitario sono molteplici:
- Mancanza di personale – Troppi concorsi deserti e pochi medici specializzati.
- Scarsa organizzazione – Il privato lavora con meno risorse ma maggiore efficienza.
- Bassa produttività – Alcuni ospedali pubblici hanno apparecchiature all’avanguardia, ma producono meno prestazioni di un centro privato con meno macchinari e personale.
Un’indagine dell’ASP ha mostrato che un centro privato con un solo tecnico radiologo e tre specialisti effettuava 6.000 prestazioni l’anno. Un livello di efficienza che il pubblico fatica a raggiungere.
Possibili soluzioni: serve una svolta
Per ridurre le liste d’attesa, si potrebbero adottare alcune strategie:
- Rafforzare il Sovracup regionale, integrando tutti gli ospedali
- Sanzionare chi non si presenta agli appuntamenti senza disdire
- Incentivare l’accreditamento di centri privati per alcune prestazioni critiche
- Aumentare il numero di specialisti con borse di studio mirate.
L’alternativa: il rimborso per chi attende troppo
Esiste una possibilità poco nota ai cittadini: chi è costretto ad effettuare una visita in intramoenia può chiedere il rimborso alla Regione se l’ospedale pubblico non ha rispettato i tempi previsti per legge. Forse, se le richieste di rimborso aumentassero, la Regione sarebbe costretta a intervenire sul serio.
Giuseppe Bonaccorsi
Lascia una risposta