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Classe energetica casa, nuove regole UE per vendita e affitto, cosa cambia

Classe energetica casa, nuove regole UE per vendita e affitto, cosa cambia

Classe energetica casa, nuove regole UE per vendita e affitto, cosa cambia

Niente vendite o affitti immobiliari per le case che consumano troppa energia: la nuova Direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive), attesa per il 14 dicembre, nei prossimi anni vieterà le locazioni e le compravendite di abitazioni in immobili che non superino determinati requisiti di efficienza (edifici storici a parte, e con una serie di ulteriori deroghe).

Ad oggi, la classificazione energetica immobiliare è data dall’attestato A.P.E. (Attestato di Prestazione Energetica), già obbligatorio per vendere o affittare. Esistono dieci classi energetiche, dalla A alla G con alcune sottoclassi. Ebbene, la nuova direttiva renderebbe obbligatorio ristrutturare l’immobile prima di venderlo (oppure prevedere da contratto che tale onere sia preso i carico entro tre anni dal nuovo acquirente), così da farlo ricadere  in una delle prime classi. Ad ogni modo, l’adeguamento della classe energetica sarebbe proporzionato allo stato di partenza dell’immobile. Questo nuovo scenario non si realizzerà dall’oggi al domani ma prevederà precisi step temporali, e sarà accompagnato da altre misure a livello nazionale, atte a garantire entro il 2050 l’obiettivo UE di edifici ad emissioni zero.

In base alla bozza di Direttiva Ue, ogni Paese dovrà definire standard minimi sull’efficienza energetica degli edifici entro il 2027, adottati entro il 2035.

Per le ristrutturazioni importanti, dal 2027 obbligo di classificazione energetica entro la E per affitti e vendite. Dal 2030 efficienza minima di classe energetica D e dal 2033 di classe C.

Per gli appartamenti in condominio, i tre step dovrebbero scattare più avanti nel tempo: classe minima E dal 2030, classe D dal 2033 e classe C dal 2040.

Deroghe per determinate categorie di edifici: immobili tutelati; abitatati per meno di 4 mesi l’anno; stabilimenti industriali; edifici agricoli; luoghi di culto; costruzioni autonome con meno di 50 metri quadrati di superficie. Il divieto può comunque essere superato se l’acquirente si impegna ad efficientare l’immobile entro tre anni dalla stipula dell’atto di vendita.

Dal 1° gennaio 2030, in base alla bozza di direttiva tutte le nuove costruzioni dovranno essere a zero emissioni, con eventuale ulteriore fabbisogno energetico soddisfatto tramite auto-produzione con rinnovabili. Il medesimo obbligo scatterebbe dal 2027 per gli edifici pubblici.

Per ridurre la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili, la direttiva prevede il divieto di concedere incentivi statali per le caldaie a condensazione.

In generale, tutti gli Stati Membri dovranno stabilire una roadmap con obiettivi stabiliti a livello nazionale al 2030, 2040 e 2050, con indicatori misurabili per quanto concerne i target relativi alla quota di edifici ristrutturati, al consumo energetico e alle emissioni prodotte dal parco immobiliare.

redazione

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