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Ricerca e sviluppo, in Sicilia è molto scarsa la tendenza all'innovazione

Ricerca e sviluppo, in Sicilia è molto scarsa la tendenza all'innovazione

Ricerca e sviluppo, in Sicilia è molto scarsa la tendenza all’innovazione

Senza ricerca e innovazione non ci può essere sviluppo. Questa frase può sembrare a molti scontata, eppure non è altrettanto scontato che le imprese e le istituzioni pubbliche in Italia investano in tal senso. A dimostrarlo sono i numeri del Rapporto Bes dell’Istat, che dedica un approfondimento anche a questa tematica.

Secondo tale fonte, l’Italia presenta ritardi strutturali nell’attività di ricerca e, a partire dal 2007, ha registrato una contrazione degli investimenti nei prodotti della proprietà intellettuale (PRI), coi quali si intende sia la ricerca e sviluppo sia il software. Inoltre, si legge nel Rapporto Bes che “il nostro Paese resta agli ultimi posti tra i paesi europei anche per risorse umane impegnate nel campo della conoscenza. Sebbene in aumento nel 2015, la quota dei lavoratori italiani occupati in professioni scientifico-tecnologiche con formazione universitaria (15,7%) rimane distante sia dalla media Ue (21,6%) sia da quella della Francia (24,2%) e della Spagna (23%)”.

Il discorso vale anche per gli occupati nel settore high-tech, la cui incidenza rispetto al totale degli occupati in Italia è inferiore a quella dell’Unione europea. Questa si attesta infatti al 3,4%, contro il 4% dell’Ue.

A pesare, in particolare, sono le cattive performances delle regioni meridionali, dove la quota di occupati high-tech nel 2015 si è ridotta, in controtendenza alla crescita, seppur molto contenuta, che si è registrata nel resto del Paese. Inoltre, le regioni meridionali coprono solo il 17,5% della spesa nazionale e sono quelle con la quota più bassa di attività di ricerca sul Pil regionale. Poco più di un terzo delle imprese del Mezzogiorno, infine, tende a innovare contro il 46,6% del Centro-Nord.

Nel contesto meridionale la Sicilia non fa eccezione. Nella nostra Isola, infatti, le imprese che tendono all’innovazione sono solo il 33,5%. Non è un caso che proprio nelle regioni più attente all’innovazione ci sia anche una maggiore propensione alla brevettazione. Questa è pari al 125,7% nelle regioni del Nord, al 57% in quelle centrali e solo all’11,6% in quelle meridionali. La Sicilia si ferma addirittura al 5,9%, continuando ad alimentare un gap territoriale a dir poco allamante.

Alla luce di questi numeri non stupisce che anche l’incidenza dei lavoratori della conoscenza sul totale degli occupati in Sicilia è relativamente contenuta: si parla infatti del 14,9%, mentre al Nord e al Centro le percentuali sono più alte (15,6% e del 17,2%).

Unica nota positiva in questo quadro desolante è che, tra il 2013 e il 2014, la spesa per ricerca e sviluppo delle istituzioni pubbliche e delle Università del Mezzogiorno è cresciuta in maniera sensibile. Nel primo caso si parla di un +7,7% e nel secondo di un +18,9%. A ciò si aggiunga l’incremento della spesa delle istituzioni no profit, che si attesta al +8,8%. Speriamo che questa tendenza si confermi nel tempo e che sia l’inizio di un’attenzione crescente verso l’innovazione.

Oriana Sipala

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